DOMANDE AMMESSE E VIETATE NELL'ESAME TESTIMONIALE

This thesis deals with the questions which can be considered to be either admitted or prohibited during the examination of the witnesses. First of all, it was thought proper to provide a general overview of the background in which the formulation of questions is a fundamental part, namely cross-examination which should be considered as the most useful method to take into account opposite points of view in order to gather more accurate, objective and reliable information. Against this background the main aim of the present thesis is to look for and identify a core set of ordered rules which may help those who will have to face this demanding and difficult as well as fascinating and intriguing comparison with the assumption of the testimony. The reference rule is art. 499 c.p.p, which, after starting in the first paragraph that the examination of the witnesses is based on specific facts, sets in the second paragraph a general rule, which prohibits those questions which may damage the sincerity of answers, and in the third paragraph a special rule, which precludes those questions aimed at suggesting answers. Thus, after trying to organize systematically this matter and identifying which questions may be defined as harmful or leading, the analysis focused on the possibility that the President asks questions during the examination of the witnesses and on the long doctrinal and jurisprudential discussion about the kind of questions the President is allowed to formulate. Moreover, the fundamental theme of those consequences resulting from the formulation of prohibited questions was explored, as, due to the fact that there was no regulatory framework, it was studied by doctrine and jurisprudence, which have adopted two opposing positions. However, despite the fact that our legislator did not arrange a relevant regulatory set, it seemed appropriate to pay attention on issues regarding the kind of questions which can be put to a particular class of witnesses, i.e. people being under age, as it frequently happens that children are called to witness during trials as victims of the offence itself. Finally, it was decided to deviate from the path chosen by the legislator to follow the theme of cross-examination, which has been investigated by the Italian and Anglo-American literature, by identifying different practical rules resulting from the professional experience of authors and experts as well as from current practice and custom. A vade mecum of prompted and suggested guidelines was provided for those people who will carry out the activity of formulation of the questions to the witness, so that the so-called procedural etiquette may be outlined.

Questo lavoro si svolge interamente intorno alle domande da ritenere ammissibili ovvero da vietare nell'esame testimoniale. Innanzitutto, si è ritenuto opportuno delineare il quadro entro il quale viene ad occupare una posizione di preminenza l'attività di formulazione delle domande, ovverosia l'esame incrociato, da considerarsi come il metodo che, più tra tutti, è in grado di valorizzare punti di vista contrapposti, al fine di carpire le informazioni più complete, più oggettive e più attendibili. È su questo sfondo che si innesta l'obiettivo principale del presente lavoro, ovverosia quello di ricercare e di individuare un nucleo di regole ordinate che aiutino chi debba cimentarsi in questo impegnativo, gravoso, ma altresì affascinante e intrigante confronto con l'assunzione della prova testimoniale. La norma di riferimento è l'art. 499 c.p.p., che dopo aver affermato al primo comma che l'esame testimoniale si svolge su fatti specifici, pone al comma secondo una regola di ordine generale, la quale vieta le domande che possono nuocere alla sincerità delle risposte, e al comma terzo una regola particolare che preclude i quesiti che mirino a suggerire le risposte. Dopo aver, quindi, tentato di dare un ordine sistematico alla materia e individuato quali domande, in concreto, possono definirsi nocive ovvero suggestive, l'analisi si è spostata sul potere presidenziale di porre domande nell'esame testimoniale e sul lungo dibattito dottrinale e giurisprudenziale in ordine alla tipologia dei quesiti che il Presidente stesso è legittimato a formulare. Inoltre, si è voluto affrontare il tema cruciale delle conseguenze che scaturiscono dalla formulazione di una domanda vietata, in ordine al quale, mancando un riferimento normativo, ancora una volta sono intervenute dottrina e giurisprudenza, delineando due orientamenti decisamente contrapposti. Nonostante, poi, il nostro legislatore non abbia predisposto alcun indicatore normativo, è parso, comunque, opportuno porre attenzione alla problematica concernente la tipologia di domande che possono essere rivolte a una particolare categoria di testimoni, vale a dire quella dei soggetti in età minorile, dal momento che accade non di rado che gli stessi bambini vengano chiamati a testimoniare in un processo, spesso in qualità di vittima del reato stesso. Da ultimo, si è voluto deviare dal cammino tracciato dal legislatore per immettersi nel percorso segnato da un'imponente letteratura italiana e angloamericana sul tema della cross-examination, individuando molteplici regole pratiche derivanti dall'esperienza professionale degli autori e di altri esperti nonché da prassi e consuetudini. Si è così tracciato un vademecum di linee comportamentali suggerite e consigliate a coloro che sono chiamati a svolgere l'attività di formulazione delle domande al teste, delineando, in tal modo, quello che potrebbe definirsi il galateo processuale.