The thesis is about the disciplinary dismissal in the publics administrations. First there is a focus on the nature of the disciplinary power of both the private and the public employer, with also a look to its historical and juridical sources. After that, it is analysed the disciplinary dismissal, its acknowledgment as sanction and the limitations that the law imposes to its use: it goes from the ¿special supremacy¿ theory in the public sector to the Statuto dei Lavoratori in the private one, from the privatization of the public work to the re-legislation phenomenon determined by the 2009 reform. The first two chapters cover the same historical period, from the beginning of the XX century to 2009. The third chapter steps ahead and it concerns the 2012 so-called ¿Fornero¿ reform and its historical modification of the art. 18 of the Statuto dei Lavoratori and the partial abrogation of the restoration. With the introduction of this new law it was born a huge problem for the public sector: some jurists said that the law was applicable also to the public employees, other jurists thought exactly the opposite. The reasons of both the groups are presented, with a particular attention to the most recent decisions in court. Similar debates were born also after the Jobs Act in 2015. But during the Renzi government there were also other reforms, concerning directly the work in the public administrations. The goal of the reform (but is too early to say if this is achieved or no) was of course to reach a good level of efficiency in the public administration, efficiency that was not achieved neither with the privatization of the public sector nor with the reforms of the last years.
La tesi si occupa del tema del licenziamento disciplinare presso le pubbliche amministrazioni. Nella prima parte si approfondisce la natura del potere disciplinare del datore di lavoro, privato e pubblico, con uno sguardo anche ai suoi fondamenti storici oltre che giuridici. Successivamente si analizza la nozione di licenziamento disciplinare, dal suo riconoscimento come sanzione vera e propria fino alle limitazioni che sono state introdotte per il suo esercizio: dalla c.d. tesi della supremazia speciale del datore di lavoro pubblico all'entrata in vigore, nel settore privato, dello Statuto dei Lavoratori, passando poi per l'estensione dello Statuto ai dipendenti pubblici privatizzati nei primi anni Novanta, per arrivare infine alla c.d. ri-legificazione dettata dalla riforma del settore pubblico nel 2009. I primi due capitoli sono cronologicamente paralleli: in entrambi si analizza un'evoluzione che ha caratterizzato il XX secolo fino a giungere alla riforma ¿Brunetta¿, l'uno con attenzione al potere disciplinare in senso ampio, l'altro rivolgendosi invece in maniera specifica al recesso datoriale per motivi concernenti la condotta del dipendente. Gli ultimi due capitoli trattano invece gli sviluppi più recenti della materia. Il terzo capitolo si occupa principalmente della riforma ¿Fornero¿ del 2012, con la storica rivisitazione dell'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori e la parziale cancellazione della tutela reintegratoria. L'entrata in vigore della riforma ha creato un enorme problema nel pubblico impiego contrattualizzato, ove si è registrata una vera e propria spaccatura tra chi sosteneva l'applicabilità del nuovo art. 18 e chi invece considerava opportuno continuare ad applicare il testo del 1970. Si dà conto dell'ampio dibattito dottrinale, con attenzione anche alle decisioni giurisprudenziali, per giungere alle più recenti (giugno 2016) determinazioni della Corte di cassazione. Problemi interpretativi si sono posti anche con riferimento alla più recente riforma del mercato del lavoro, il c.d. Jobs Act. Tuttavia la stagione del Governo Renzi è stata segnata anche da altre riforme che attengono direttamente all'utilizzo del potere disciplinare da parte delle pubbliche amministrazioni, alla caccia di una efficienza che ancora sfugge nonostante l'irrigidimento che era stato dettato dalla riforma ¿Brunetta¿: si parla quindi della c.d. legge ¿Madia¿ e dei successivi decreti legislativi di attuazione, con la consapevolezza che la materia non è ancora giunta ad un punto fermo e stabile.
Il licenziamento disciplinare nel pubblico impiego
FERRUA, ALESSIO
2015/2016
Abstract
La tesi si occupa del tema del licenziamento disciplinare presso le pubbliche amministrazioni. Nella prima parte si approfondisce la natura del potere disciplinare del datore di lavoro, privato e pubblico, con uno sguardo anche ai suoi fondamenti storici oltre che giuridici. Successivamente si analizza la nozione di licenziamento disciplinare, dal suo riconoscimento come sanzione vera e propria fino alle limitazioni che sono state introdotte per il suo esercizio: dalla c.d. tesi della supremazia speciale del datore di lavoro pubblico all'entrata in vigore, nel settore privato, dello Statuto dei Lavoratori, passando poi per l'estensione dello Statuto ai dipendenti pubblici privatizzati nei primi anni Novanta, per arrivare infine alla c.d. ri-legificazione dettata dalla riforma del settore pubblico nel 2009. I primi due capitoli sono cronologicamente paralleli: in entrambi si analizza un'evoluzione che ha caratterizzato il XX secolo fino a giungere alla riforma ¿Brunetta¿, l'uno con attenzione al potere disciplinare in senso ampio, l'altro rivolgendosi invece in maniera specifica al recesso datoriale per motivi concernenti la condotta del dipendente. Gli ultimi due capitoli trattano invece gli sviluppi più recenti della materia. Il terzo capitolo si occupa principalmente della riforma ¿Fornero¿ del 2012, con la storica rivisitazione dell'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori e la parziale cancellazione della tutela reintegratoria. L'entrata in vigore della riforma ha creato un enorme problema nel pubblico impiego contrattualizzato, ove si è registrata una vera e propria spaccatura tra chi sosteneva l'applicabilità del nuovo art. 18 e chi invece considerava opportuno continuare ad applicare il testo del 1970. Si dà conto dell'ampio dibattito dottrinale, con attenzione anche alle decisioni giurisprudenziali, per giungere alle più recenti (giugno 2016) determinazioni della Corte di cassazione. Problemi interpretativi si sono posti anche con riferimento alla più recente riforma del mercato del lavoro, il c.d. Jobs Act. Tuttavia la stagione del Governo Renzi è stata segnata anche da altre riforme che attengono direttamente all'utilizzo del potere disciplinare da parte delle pubbliche amministrazioni, alla caccia di una efficienza che ancora sfugge nonostante l'irrigidimento che era stato dettato dalla riforma ¿Brunetta¿: si parla quindi della c.d. legge ¿Madia¿ e dei successivi decreti legislativi di attuazione, con la consapevolezza che la materia non è ancora giunta ad un punto fermo e stabile.File | Dimensione | Formato | |
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