Many dairy cattle farms, while attention continue to be paid in the calves management, keep struggling with high rates of enteritis during the first month of life of the animals causing poor growths leading to poor productive and reproductive performances in the adult life of the animal. This study investigated the potential causes starting with the immunological quality of the colostrum but above all its bacterial contamination and then move on to checking the proper absorption of the adequate antibody titers by the calves. In addition from the symptomatologic ones rectal swabs were performed with bacterial isolations of potentially pathogenic and responsible for the enteritis microorganisms, all to prove that colostrum represent the first carrier of either pathogenic microrganisms or not for the calves during the most sensitive stage of their life. The research took place from March to June in a dairy cattle farm in Cuneo where 110 calves were enrolled in the scheduled analyzes. Each and every colostrum has been tested with digital refractometer and for all of them has been measured the bacterial contamination and the detection of Enterobacteriaceae contamination. A blood sample from each calf within the 48h of life has been collected for the determination of serum IgG, in the symptomatologic ones (resulted in the first month of life) as soon as possible a rectal swab has been collected for bacterial isolation (the same test has been performed in 21 clinically healthy calves as a control group) with an addictional blood sample for the total and differential white blood cells count. Even with a 27% mean of the brix scale for the colostrum and a mean of 22,4 g/L for the serum IgG in the entire group, a bacterial contamination at or above 105 CFU/mL has been detected in 40,9% of the colostrum and 11 animals with a good passive immunity absorption but in most of them with a bacterial contamination of the colostrum over the 104 CFU/mL cut-off have showed diarrhea signs. Therefore the colostrum given to the calves even if not excellent is of a good quality and the animals, according to the common used cut-of of 10 g/L in the scientific literature, had a proper absorption of the passive immunity despite almost half of the colostrum had a bacterial contamination over the 104 CFU/mL cut-off. The bacterial isolations from the rectal swabs for the pathological group showed the presence of Citrobacter, Klebsiella, Yersinia enterocolitica, Escherichia coli and Proteus in 36.36%, 27.27%, 27.27%, 18.18% and 9.1% of the samples respectively, on the control group of animals it was reported the isolation of Citrobacter, Proteus, Salmonella and Yersinia enterocolitica in 47.62%, 33.33%, 14.29% and 9.52% of the samples respectively. The farm’s protocol including a first administration of 2.5 L of colostrum with an esophageal tube as soon as possible for each calf could be the reason why despite the quality of the colostrum the animals did not show a failure of passive immune transfer but still an important bacterial contamination persists and it’s carried by the colostrum to the calf. As it is already of common use with the beef calves if we could use an higher cut-off for the serum IgG probably more calves in the research would have been considered at risk for the neonatal enteric infections and besides we must consider that the IgG could not be the only group of Ig that needs to be evaluated to establish if the calf has the proper antibody set.

Molte aziende di bovine lattifere nonostante l’attenzione posta nella gestione della vitellaia continuano a riscontrare alti tassi di affezioni enteriche nei vitelli con conseguenti scarsi accrescimenti e ridotte performances produttive e riproduttive nell’animale adulto. L’obiettivo della ricerca è quello di indagare le cause partendo dalla qualità immunologica ma soprattutto di contaminazione batterica del colostro per poi passare alla verifica del corretto assorbimento da parte degli stessi dell’adeguata concentrazione di anticorpi e infine isolando dagli animali con sintomatologia diarroica microrganismi patogeni e responsabili dell’infezione enterica, il tutto per testimoniare come il colostro sia il primo vettore di microrganismi patogeni o meno con cui l’animale nella fase più delicata di vita viene a contatto. Lo studio è stato svolto fra marzo e giugno nella vitellaia di un’azienda di bovine da latte dove 110 vitelli sono stati sottoposti alle analisi previste. Per quanto riguarda i colostri questi sono stati tutti testati con rifrattometro digitale e su di essi è stata rilevata la contaminazione batterica totale e la presenza di contaminazione da parte di microrganismi appartenenti alla famiglia delle Enterobacteriaceae. Su tutti gli animali entro le 48h di vita è stato eseguito un prelievo di sangue per la determinazione di IgG sieriche, nei vitelli individuati come patologici entro il mese di vita è stato eseguito un tampone rettale per l’isolamento batterico (eseguito anche in 21 animali sani come gruppo di controllo) e un ulteriore prelievo di sangue per la conta totale e differenziale dei globuli bianchi. Nonostante una media del 26,75% gradi brix dei colostri e una media di 22,45 g/L di IgG sieriche del gruppo di animali, si riporta una contaminazione batterica pari o superiore alle 105 CFU/mL nel 40.9% dei colostri e 11 animali patologici con un buon assorbimento di immunità passiva ma una contaminazione batterica dei colostri assunti superiore al cut off di 104 CFU/mL nella maggior parte di questi. I vitelli quindi vengono alimentati con un colostro non eccellente ma di buona qualità e dimostrano secondo il cut-off di 10 g/L di aver acquisito l’adeguata concentrazione anticorpale nonostante quasi la metà dei colostri riporti una contaminazione batterica oltre il cut-off di 104 CFU/mL. Dai tamponi eseguiti si riporta una percentuale di isolamenti del 36,36% di Citrobacter, del 27,27% di Klebsiella e Yersinia enterocolitica, del 18,18% di Escherichia coli e del 9,1% di Proteus per i vitelli patologici e del 47,62% di Citrobacter, del 33,33% di Proteus, del 14,29% di Salmonella e del 9,52% di Yersinia enterocolitica nel gruppo di controllo. Il protocollo aziendale prevedendo 2 litri e mezzo di colostro in prima somministrazione all’animale potrebbe garantire il corretto assorbimento delle Ig nonostante la qualità non eccellente del colostro ma rimane di fatto una contaminazione importante dello stesso che continua ad essere un mezzo di trasmissione di microrganismi patogeni o meno all’animale. Ipotizzando di aver utilizzato un cut-off superiore per la concentrazione di Ig sieriche, come già di comune uso per i vitelli da carne, un numero maggiore di vitelli compresi nello studio sarebbero stati considerati a rischio di affezioni neonatali senza prendere in considerazione il fatto che le IgG potrebbero non essere l’unica famiglia di Ig a dover essere rilevata per determinare l’adeguata copertura anticorpale dell’animale.

Effetti della carica batterica totale e di enterobatteri colostrali nelle patologie neonatali dei vitelli.

STRADAIOLI, CHIARA
2022/2023

Abstract

Molte aziende di bovine lattifere nonostante l’attenzione posta nella gestione della vitellaia continuano a riscontrare alti tassi di affezioni enteriche nei vitelli con conseguenti scarsi accrescimenti e ridotte performances produttive e riproduttive nell’animale adulto. L’obiettivo della ricerca è quello di indagare le cause partendo dalla qualità immunologica ma soprattutto di contaminazione batterica del colostro per poi passare alla verifica del corretto assorbimento da parte degli stessi dell’adeguata concentrazione di anticorpi e infine isolando dagli animali con sintomatologia diarroica microrganismi patogeni e responsabili dell’infezione enterica, il tutto per testimoniare come il colostro sia il primo vettore di microrganismi patogeni o meno con cui l’animale nella fase più delicata di vita viene a contatto. Lo studio è stato svolto fra marzo e giugno nella vitellaia di un’azienda di bovine da latte dove 110 vitelli sono stati sottoposti alle analisi previste. Per quanto riguarda i colostri questi sono stati tutti testati con rifrattometro digitale e su di essi è stata rilevata la contaminazione batterica totale e la presenza di contaminazione da parte di microrganismi appartenenti alla famiglia delle Enterobacteriaceae. Su tutti gli animali entro le 48h di vita è stato eseguito un prelievo di sangue per la determinazione di IgG sieriche, nei vitelli individuati come patologici entro il mese di vita è stato eseguito un tampone rettale per l’isolamento batterico (eseguito anche in 21 animali sani come gruppo di controllo) e un ulteriore prelievo di sangue per la conta totale e differenziale dei globuli bianchi. Nonostante una media del 26,75% gradi brix dei colostri e una media di 22,45 g/L di IgG sieriche del gruppo di animali, si riporta una contaminazione batterica pari o superiore alle 105 CFU/mL nel 40.9% dei colostri e 11 animali patologici con un buon assorbimento di immunità passiva ma una contaminazione batterica dei colostri assunti superiore al cut off di 104 CFU/mL nella maggior parte di questi. I vitelli quindi vengono alimentati con un colostro non eccellente ma di buona qualità e dimostrano secondo il cut-off di 10 g/L di aver acquisito l’adeguata concentrazione anticorpale nonostante quasi la metà dei colostri riporti una contaminazione batterica oltre il cut-off di 104 CFU/mL. Dai tamponi eseguiti si riporta una percentuale di isolamenti del 36,36% di Citrobacter, del 27,27% di Klebsiella e Yersinia enterocolitica, del 18,18% di Escherichia coli e del 9,1% di Proteus per i vitelli patologici e del 47,62% di Citrobacter, del 33,33% di Proteus, del 14,29% di Salmonella e del 9,52% di Yersinia enterocolitica nel gruppo di controllo. Il protocollo aziendale prevedendo 2 litri e mezzo di colostro in prima somministrazione all’animale potrebbe garantire il corretto assorbimento delle Ig nonostante la qualità non eccellente del colostro ma rimane di fatto una contaminazione importante dello stesso che continua ad essere un mezzo di trasmissione di microrganismi patogeni o meno all’animale. Ipotizzando di aver utilizzato un cut-off superiore per la concentrazione di Ig sieriche, come già di comune uso per i vitelli da carne, un numero maggiore di vitelli compresi nello studio sarebbero stati considerati a rischio di affezioni neonatali senza prendere in considerazione il fatto che le IgG potrebbero non essere l’unica famiglia di Ig a dover essere rilevata per determinare l’adeguata copertura anticorpale dell’animale.
ITA
Many dairy cattle farms, while attention continue to be paid in the calves management, keep struggling with high rates of enteritis during the first month of life of the animals causing poor growths leading to poor productive and reproductive performances in the adult life of the animal. This study investigated the potential causes starting with the immunological quality of the colostrum but above all its bacterial contamination and then move on to checking the proper absorption of the adequate antibody titers by the calves. In addition from the symptomatologic ones rectal swabs were performed with bacterial isolations of potentially pathogenic and responsible for the enteritis microorganisms, all to prove that colostrum represent the first carrier of either pathogenic microrganisms or not for the calves during the most sensitive stage of their life. The research took place from March to June in a dairy cattle farm in Cuneo where 110 calves were enrolled in the scheduled analyzes. Each and every colostrum has been tested with digital refractometer and for all of them has been measured the bacterial contamination and the detection of Enterobacteriaceae contamination. A blood sample from each calf within the 48h of life has been collected for the determination of serum IgG, in the symptomatologic ones (resulted in the first month of life) as soon as possible a rectal swab has been collected for bacterial isolation (the same test has been performed in 21 clinically healthy calves as a control group) with an addictional blood sample for the total and differential white blood cells count. Even with a 27% mean of the brix scale for the colostrum and a mean of 22,4 g/L for the serum IgG in the entire group, a bacterial contamination at or above 105 CFU/mL has been detected in 40,9% of the colostrum and 11 animals with a good passive immunity absorption but in most of them with a bacterial contamination of the colostrum over the 104 CFU/mL cut-off have showed diarrhea signs. Therefore the colostrum given to the calves even if not excellent is of a good quality and the animals, according to the common used cut-of of 10 g/L in the scientific literature, had a proper absorption of the passive immunity despite almost half of the colostrum had a bacterial contamination over the 104 CFU/mL cut-off. The bacterial isolations from the rectal swabs for the pathological group showed the presence of Citrobacter, Klebsiella, Yersinia enterocolitica, Escherichia coli and Proteus in 36.36%, 27.27%, 27.27%, 18.18% and 9.1% of the samples respectively, on the control group of animals it was reported the isolation of Citrobacter, Proteus, Salmonella and Yersinia enterocolitica in 47.62%, 33.33%, 14.29% and 9.52% of the samples respectively. The farm’s protocol including a first administration of 2.5 L of colostrum with an esophageal tube as soon as possible for each calf could be the reason why despite the quality of the colostrum the animals did not show a failure of passive immune transfer but still an important bacterial contamination persists and it’s carried by the colostrum to the calf. As it is already of common use with the beef calves if we could use an higher cut-off for the serum IgG probably more calves in the research would have been considered at risk for the neonatal enteric infections and besides we must consider that the IgG could not be the only group of Ig that needs to be evaluated to establish if the calf has the proper antibody set.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/38980