BACKGROUND Sexual assault and sexually transmitted infections are two major health problems. According to the WHO, women who were victims of abuse are 1.5 times more likely to contract a STI than the general population. The Rape Centre ¿Soccorso Violenza Sessuale¿ at Sant'Anna Hospital in Turin takes care of women who were victims of violence. OBJECTIVES The study analysed the population of victims of sexual abuse taken care of by the SVS Centre; the primary objective of the study was to investigate the presence of sexually transmitted infections whose acquisition was related to violence. The possible associations between infections and the characteristics of the sample and the type of violence experienced by the victims were then explored. METHODS The study examined data from the SVS patient's medical records for sexual violence episodes from 2003 to 2018. The study collected information on the patients' characteristics and vulnerability factors, on the episodes of violence, on the injuries sustained by patients, the results of serological tests for HIV, HBV, HCV and Treponema pallidum and cervical-vaginal swabs for Chlamydia trachomatis, Neisseria gonorrhoeae, Mycoplasma genitalium and Trichomonas vaginalis, for which the diagnoses from pap tests were also considered. Infections were considered related to sexual violence if time between the episode and the positive test was consistent with the incubation time of each microorganism. The rates of adherence to the proposed prophylaxis for STI and HIV and the rates of attendance at follow-up visits were recorded. RESULTS We included 1447 patients: 46.6% of them were Italian, 53.4% come from other countries, mainly Romania, Nigeria and Morocco. Median age was 25 years (19-34). 48.9% of women presented no vulnerability factor while the status of migrant (15.5%) and prostitution (7.5%) were recorded in a significant number of subjects. The number of STIs in the sample reflects that of the general population. The prevalence of violence-related infections was found to be 0.3% for HIV, 0.3% for HCV, 0.1% for HBV, 0.5% for Treponema, 2.7% for Chlamydia, 2.1% for Mycoplasma, 4.4% for Trichomonas, 0.3% for Neisseria. Migrants have a higher risk of contracting HIV, syphilis and Mycoplasma, while prostitutes of Chlamydia infections. 48.1% of patients arrived at SVS more than 2 days after violence, which makes the assumption of antibiotic and HIV prophylaxis useless, this is significantly associated with Chlamydia and Trichomonas infections. Post-exposure prophylaxis (PEP) is refused by 35.6% of patients; many patients interrupt PEP due to side effects. Only 45.9% return to T1, 26.4% to T3 and 18.7% to T6, migrants and prostitutes return less frequently. Assault perpetrated by multiple people is linked to the risk of contracting HIV, Chlamydia and Treponema. Most women reported physical symptoms (although injuries were rarely detected and were not linked to a higher risk of STIs), and psychological disorders. CONCLUSIONS The risk of contracting a STI as a result of sexual assault is low with migrants and prostitutes showing the greatest risk. It is important to promote the knowledge of the SVS Centre and post-exposure prophylaxis/follow-up adherence in the population at risk.

BACKGROUND Violenza e infezioni sessualmente trasmissibili sono due rilevanti problemi di salute. Secondo l'OMS le donne vittime di abusi avrebbero una probabilità di contrarre un'IST 1.5 volte superiore alla popolazione generale. Il Centro Soccorso Violenza Sessuale dell'Ospedale Sant'Anna di Torino si occupa della presa in carico delle donne vittime di violenza.OBIETTIVI Lo studio ha analizzato la popolazione delle vittime di violenza sessuale prese in carico dal Centro SVS; l'obiettivo primario era quello di indagare la presenza di infezioni sessualmente trasmissibili la cui acquisizione fosse correlabile alla violenza. Sono state poi studiate le possibili associazioni tra le infezioni e le caratteristiche del campione e del tipo di violenza.METODI Sono stati presi in esame i dati delle cartelle cliniche delle pazienti afferenti all'SVS per episodi di violenza sessuale dal 2003 al 2018. Sono state raccolte le informazioni sulle caratteristiche e i fattori di vulnerabilità delle pazienti, sulle dinamiche della violenza, sulle lesioni riportate dalle pazienti, gli esiti dei test sierologici per HIV, HBV, HCV e Treponema pallidum e dei tamponi cervico-vaginali per Chlamydia trachomatis, Neisseria gonorrhoeae, Mycoplasma genitalium e Trichomonas vaginalis, per cui sono state considerate anche le diagnosi da pap test. Le infezioni sono state ritenute correlabili alla violenza qualora il tempo intercorso tra l'episodio di violenza e il test positivo fosse congruo con il tempo di incubazione di ciascun microrganismo. Sono stati registrati i tassi di adesione alla profilassi per le IST e l'HIV e quelli di ripresentazione alle visite di follow-up. RISULTATI Abbiamo incluso 1447 pazienti: per il 46.6% Italiane, il 53.4% proviene da altri Paesi, principalmente Romania, Nigeria e Marocco. L'età mediana è risultata di 25 anni (19-34). Il 48.9% delle donne non presenta fattori di vulnerabilità mentre la condizione di migrante (15.5%) e la prostituzione (7.5%) sono state registrate in un numero elevato di soggetti. Il numero di IST nel campione rispecchia quello della popolazione generale. La prevalenza di infezioni correlabili alla violenza è risultata dello 0.3% per HIV, dello 0.3% per HCV, dello 0.1% per HBV, dello 0.5% per Treponema, del 2.7% per Chlamydia, del 2.1% per Mycoplasma, del 4.4% per Trichomonas, dello 0.3% per Neisseria. Le migranti hanno un rischio maggiore di contrarre l'HIV, la sifilide e il Mycoplasma, le prostitute la clamidia. Il 48.1% delle pazienti arriva in SVS dopo più di 2 giorni dalla violenza, non potendo così assumere la profilassi antibiotica e per HIV, ciò è correlato all'infezione da Chlamydia e Trichomonas. La PEP viene rifiutata dal 35.6% delle pazienti; molte la interrompono per gli effetti collaterali. Solo il 45.9% si ripresenta al T1, il 26.4% al T3 e il 18.7% al T6; migranti e prostitute si ripresentano meno. L'aggressione da parte di più persone è legata al rischio di contrarre HIV, Chlamydia e Treponema. La più parte delle donne ha riportato sintomi fisici (sebbene le lesioni siano state rilevate raramente e non siano risultate legate a un maggior rischio di contrarre IST) e disturbi psicologici.CONCLUSIONI Il rischio di contrarre un'IST a seguito di una violenza sessuale nella nostra casistica è risultato basso, le donne con maggior rischio sono migranti e prostitute. Risulta importante promuovere nella popolazione la conoscenza del Centro SVS e l'adesione al follow up e alla profilassi post-esposizione.

Infezioni sessualmente trasmissibili nelle vittime di violenza sessuale: uno studio retrospettivo presso il Centro "Soccorso Violenza Sessuale" di Torino.

CAMERLENGO, LIDIA
2018/2019

Abstract

BACKGROUND Violenza e infezioni sessualmente trasmissibili sono due rilevanti problemi di salute. Secondo l'OMS le donne vittime di abusi avrebbero una probabilità di contrarre un'IST 1.5 volte superiore alla popolazione generale. Il Centro Soccorso Violenza Sessuale dell'Ospedale Sant'Anna di Torino si occupa della presa in carico delle donne vittime di violenza.OBIETTIVI Lo studio ha analizzato la popolazione delle vittime di violenza sessuale prese in carico dal Centro SVS; l'obiettivo primario era quello di indagare la presenza di infezioni sessualmente trasmissibili la cui acquisizione fosse correlabile alla violenza. Sono state poi studiate le possibili associazioni tra le infezioni e le caratteristiche del campione e del tipo di violenza.METODI Sono stati presi in esame i dati delle cartelle cliniche delle pazienti afferenti all'SVS per episodi di violenza sessuale dal 2003 al 2018. Sono state raccolte le informazioni sulle caratteristiche e i fattori di vulnerabilità delle pazienti, sulle dinamiche della violenza, sulle lesioni riportate dalle pazienti, gli esiti dei test sierologici per HIV, HBV, HCV e Treponema pallidum e dei tamponi cervico-vaginali per Chlamydia trachomatis, Neisseria gonorrhoeae, Mycoplasma genitalium e Trichomonas vaginalis, per cui sono state considerate anche le diagnosi da pap test. Le infezioni sono state ritenute correlabili alla violenza qualora il tempo intercorso tra l'episodio di violenza e il test positivo fosse congruo con il tempo di incubazione di ciascun microrganismo. Sono stati registrati i tassi di adesione alla profilassi per le IST e l'HIV e quelli di ripresentazione alle visite di follow-up. RISULTATI Abbiamo incluso 1447 pazienti: per il 46.6% Italiane, il 53.4% proviene da altri Paesi, principalmente Romania, Nigeria e Marocco. L'età mediana è risultata di 25 anni (19-34). Il 48.9% delle donne non presenta fattori di vulnerabilità mentre la condizione di migrante (15.5%) e la prostituzione (7.5%) sono state registrate in un numero elevato di soggetti. Il numero di IST nel campione rispecchia quello della popolazione generale. La prevalenza di infezioni correlabili alla violenza è risultata dello 0.3% per HIV, dello 0.3% per HCV, dello 0.1% per HBV, dello 0.5% per Treponema, del 2.7% per Chlamydia, del 2.1% per Mycoplasma, del 4.4% per Trichomonas, dello 0.3% per Neisseria. Le migranti hanno un rischio maggiore di contrarre l'HIV, la sifilide e il Mycoplasma, le prostitute la clamidia. Il 48.1% delle pazienti arriva in SVS dopo più di 2 giorni dalla violenza, non potendo così assumere la profilassi antibiotica e per HIV, ciò è correlato all'infezione da Chlamydia e Trichomonas. La PEP viene rifiutata dal 35.6% delle pazienti; molte la interrompono per gli effetti collaterali. Solo il 45.9% si ripresenta al T1, il 26.4% al T3 e il 18.7% al T6; migranti e prostitute si ripresentano meno. L'aggressione da parte di più persone è legata al rischio di contrarre HIV, Chlamydia e Treponema. La più parte delle donne ha riportato sintomi fisici (sebbene le lesioni siano state rilevate raramente e non siano risultate legate a un maggior rischio di contrarre IST) e disturbi psicologici.CONCLUSIONI Il rischio di contrarre un'IST a seguito di una violenza sessuale nella nostra casistica è risultato basso, le donne con maggior rischio sono migranti e prostitute. Risulta importante promuovere nella popolazione la conoscenza del Centro SVS e l'adesione al follow up e alla profilassi post-esposizione.
ITA
BACKGROUND Sexual assault and sexually transmitted infections are two major health problems. According to the WHO, women who were victims of abuse are 1.5 times more likely to contract a STI than the general population. The Rape Centre ¿Soccorso Violenza Sessuale¿ at Sant'Anna Hospital in Turin takes care of women who were victims of violence. OBJECTIVES The study analysed the population of victims of sexual abuse taken care of by the SVS Centre; the primary objective of the study was to investigate the presence of sexually transmitted infections whose acquisition was related to violence. The possible associations between infections and the characteristics of the sample and the type of violence experienced by the victims were then explored. METHODS The study examined data from the SVS patient's medical records for sexual violence episodes from 2003 to 2018. The study collected information on the patients' characteristics and vulnerability factors, on the episodes of violence, on the injuries sustained by patients, the results of serological tests for HIV, HBV, HCV and Treponema pallidum and cervical-vaginal swabs for Chlamydia trachomatis, Neisseria gonorrhoeae, Mycoplasma genitalium and Trichomonas vaginalis, for which the diagnoses from pap tests were also considered. Infections were considered related to sexual violence if time between the episode and the positive test was consistent with the incubation time of each microorganism. The rates of adherence to the proposed prophylaxis for STI and HIV and the rates of attendance at follow-up visits were recorded. RESULTS We included 1447 patients: 46.6% of them were Italian, 53.4% come from other countries, mainly Romania, Nigeria and Morocco. Median age was 25 years (19-34). 48.9% of women presented no vulnerability factor while the status of migrant (15.5%) and prostitution (7.5%) were recorded in a significant number of subjects. The number of STIs in the sample reflects that of the general population. The prevalence of violence-related infections was found to be 0.3% for HIV, 0.3% for HCV, 0.1% for HBV, 0.5% for Treponema, 2.7% for Chlamydia, 2.1% for Mycoplasma, 4.4% for Trichomonas, 0.3% for Neisseria. Migrants have a higher risk of contracting HIV, syphilis and Mycoplasma, while prostitutes of Chlamydia infections. 48.1% of patients arrived at SVS more than 2 days after violence, which makes the assumption of antibiotic and HIV prophylaxis useless, this is significantly associated with Chlamydia and Trichomonas infections. Post-exposure prophylaxis (PEP) is refused by 35.6% of patients; many patients interrupt PEP due to side effects. Only 45.9% return to T1, 26.4% to T3 and 18.7% to T6, migrants and prostitutes return less frequently. Assault perpetrated by multiple people is linked to the risk of contracting HIV, Chlamydia and Treponema. Most women reported physical symptoms (although injuries were rarely detected and were not linked to a higher risk of STIs), and psychological disorders. CONCLUSIONS The risk of contracting a STI as a result of sexual assault is low with migrants and prostitutes showing the greatest risk. It is important to promote the knowledge of the SVS Centre and post-exposure prophylaxis/follow-up adherence in the population at risk.
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