Nella prima sezione della trattazione, principiando dalla definizione della nozione di invalidità, si seguita a profilare i lineamenti delle categorie di invalidità, onde delineare tratti di regime e ambito di applicazione della nullità, con specifico riguardo al provvedimento amministrativo. Allo stesso tempo, si procede all'esame dei profili di giurisdizione e delle relative questioni problematiche, con l'istituto della nullità indefettibilmente connesse. L'elaborato procede con l'analisi della fattispecie provvedimentale, dando conto dei differenti approcci ricostruttivi, la cui dialettica si risolve nella esaltazione della dimensione funzionale dell'atto, con inevitabili ricadute sul regime di invalidità. Sino alla codificazione dell'art. 21-septies, infatti, la nullità per mancanza degli elementi essenziali ha trovato perlopiù menzione in qualche obiter dicta; in questo senso, si procede, infine, all'esame del disposto legislativo, nel tentativo di delineare una elencazione dei requisiti costitutivi del provvedimento amministrativo, focalizzandone gli aspetti problematici. Il terzo capitolo sviluppa la tematica delle singole previsioni di nullità testuale che, nell'economia dell'istituto, hanno costituito un fondamentale punto di svolta, congiuntamente alle c.d. riforme amministrative, nell'evoluzione della giurisprudenza del Consiglio di Stato. Invero, in assenza di una compiuta regolamentazione, se n'era negata la valenza tecnica, assimilandole a ipotesi di invalidità-illegittimità a regime aggravato, ma la fondamentale esigenza di contenimento della spesa pubblica, in particolare, connessa a tali previsioni, la cui tutela non poteva essere adeguatamente realizzarsi con riferimento al regime della annullabilità, hanno indotto il giudice amministrativo a dare ingresso al regime di nullità civilistica. Si conclude con l'analisi delle fattispecie più significative. Il quarto capitolo è incentrato sulla figura civilistica più discussa nella possibilità di trasposizione in ambito amministrativo, ovverosia la nullità per violazione di norme imperative. La dottrina maggioritaria, come la giurisprudenza, nel periodo ante riforma negava ingresso alla fattispecie della nullità tout court, adducendo l'incompatibilità del relativo regime con riguardo alle peculiarità sostanziali del provvedimento amministrativo, nonché processuali. Attualmente, invero, il legislatore ha provveduto a profilare espressamente un regime di invalidità, per cui le ipotesi di nullità sono tassative e la violazione di norme imperative sarebbe da ricondursi alla violazione di legge, secondo la comune osservazione per cui le norme di diritto pubblico sono da considerarsi tutte imperative, tutelando preminenti interessi generali. Si è ritenuto, tuttavia, di dare ampio spazio ad una lettura ermeneutica minoritaria, che adotta suggestivamente lo schema dell'imperativo categorico kantiano, nel tentativo di dare ingresso alla nullità virtuale, componendo le problematiche connesse a istituti di origine giurisprudenziale quali la carenza di potere e a tutela del principio di legalità. L'ultimo capitolo dell'elaborato è dedicato ad una ricognizione delle norme tese ad individuare il regime dell'atto nullo, dovendosi certo constatare una certa reticenza legislativa, da colmarsi facendo ricorso ai principi generali, tanto con riguardo al regime processuale, quanto con riferimento al regime sostanziale.
Fattispecie civilistiche di nullità applicate al provvedimento amministrativo
CERONI, FRANCESCO
2017/2018
Abstract
Nella prima sezione della trattazione, principiando dalla definizione della nozione di invalidità, si seguita a profilare i lineamenti delle categorie di invalidità, onde delineare tratti di regime e ambito di applicazione della nullità, con specifico riguardo al provvedimento amministrativo. Allo stesso tempo, si procede all'esame dei profili di giurisdizione e delle relative questioni problematiche, con l'istituto della nullità indefettibilmente connesse. L'elaborato procede con l'analisi della fattispecie provvedimentale, dando conto dei differenti approcci ricostruttivi, la cui dialettica si risolve nella esaltazione della dimensione funzionale dell'atto, con inevitabili ricadute sul regime di invalidità. Sino alla codificazione dell'art. 21-septies, infatti, la nullità per mancanza degli elementi essenziali ha trovato perlopiù menzione in qualche obiter dicta; in questo senso, si procede, infine, all'esame del disposto legislativo, nel tentativo di delineare una elencazione dei requisiti costitutivi del provvedimento amministrativo, focalizzandone gli aspetti problematici. Il terzo capitolo sviluppa la tematica delle singole previsioni di nullità testuale che, nell'economia dell'istituto, hanno costituito un fondamentale punto di svolta, congiuntamente alle c.d. riforme amministrative, nell'evoluzione della giurisprudenza del Consiglio di Stato. Invero, in assenza di una compiuta regolamentazione, se n'era negata la valenza tecnica, assimilandole a ipotesi di invalidità-illegittimità a regime aggravato, ma la fondamentale esigenza di contenimento della spesa pubblica, in particolare, connessa a tali previsioni, la cui tutela non poteva essere adeguatamente realizzarsi con riferimento al regime della annullabilità, hanno indotto il giudice amministrativo a dare ingresso al regime di nullità civilistica. Si conclude con l'analisi delle fattispecie più significative. Il quarto capitolo è incentrato sulla figura civilistica più discussa nella possibilità di trasposizione in ambito amministrativo, ovverosia la nullità per violazione di norme imperative. La dottrina maggioritaria, come la giurisprudenza, nel periodo ante riforma negava ingresso alla fattispecie della nullità tout court, adducendo l'incompatibilità del relativo regime con riguardo alle peculiarità sostanziali del provvedimento amministrativo, nonché processuali. Attualmente, invero, il legislatore ha provveduto a profilare espressamente un regime di invalidità, per cui le ipotesi di nullità sono tassative e la violazione di norme imperative sarebbe da ricondursi alla violazione di legge, secondo la comune osservazione per cui le norme di diritto pubblico sono da considerarsi tutte imperative, tutelando preminenti interessi generali. Si è ritenuto, tuttavia, di dare ampio spazio ad una lettura ermeneutica minoritaria, che adotta suggestivamente lo schema dell'imperativo categorico kantiano, nel tentativo di dare ingresso alla nullità virtuale, componendo le problematiche connesse a istituti di origine giurisprudenziale quali la carenza di potere e a tutela del principio di legalità. L'ultimo capitolo dell'elaborato è dedicato ad una ricognizione delle norme tese ad individuare il regime dell'atto nullo, dovendosi certo constatare una certa reticenza legislativa, da colmarsi facendo ricorso ai principi generali, tanto con riguardo al regime processuale, quanto con riferimento al regime sostanziale.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/38375