Nella mia tesi dal titolo “Il concorso morale nel reato” mi sono occupata di quell’ipotesi di partecipazione morale al delitto nell’ambito dell’istituto concorsuale. La suddetta dissertazione si sviluppa su tre capitoli, ove si andrà a sviscerare la natura della compartecipazione morale nel reato. Nel primo capitolo verranno esposte le molteplici teorie sul concorso di persone, con tutte le criticità ad esse connesse, elaborate dalla più autorevole dottrina nostrana e tedesca, che si sono succedute nel corso degli anni, accumunate dall’obbiettivo di indentificare un criterio utile al conferimento di una rilevanza penale delle condotte cd. atipiche. Si procederà poi nella trattazione del secondo capitolo, il quale presenta una struttura bifasica: ivi, in prima battuta, verranno enucleate le diverse forme attraverso la quale può manifestarsi la partecipazione morale (si pensi, per esempio, a tal proposito alla condotta istigatoria o a quella determinatoria). In seconda battuta verrà analizzata la complessa tematica della cd. causalità psichica, figura dai dubbi contorni e dalle tante ambiguità, strumentale all’accertamento causale delle interazioni psichiche; ivi verranno esposte le numerose posizioni assunte in merito dalla dottrina e dalla giurisprudenza. Ed infine verranno vagliate due ipotesi particolarmente problematiche, le quali per il loro difficile inquadramento nell’universo della compartecipazione morale al reato sono state oggetto di accese diatribe dottrinali e giurisprudenziali: trattasi, rispettivamente, delle figure dell’agente provocatore e dell’infiltrato e della contorta questione relativa alla mera presenza sul luogo del reato, rectius della connivenza. Nel terzo ed ultimo capitolo si procederà poi ad esaminare la partecipazione morale calata nel contesto dei reati associativi; in questa ottica si ripercorrerà il mai sopito orientamento giurisprudenziale che sovente ha reputato corretto attribuire una responsabilità penale a titolo di concorso morale nel reato a fronte di comportamenti meramente omissivi posti in essere dai soggetti al vertice del sodalizio, ritenuti al pari di una condotta istigatoria. Successivamente tale questione verrà trattata con riferimento alle associazioni di matrice mafiosa, più specificatamente nell’ambito di quel sodalizio denominato “Cosa nostra”, in relazione alla responsabilità dei capi per i delitti cd. eccellenti. Si proseguirà esponendo l’importantissimo “teorema Buscetta”, che compendia diverse massime di esperienza alle quali la giurisprudenza ha fatto ampio ricorso negli anni ’80 e ’90, specialmente nell’ambito del primo maxi-processo ai danni di “Cosa nostra”, al fine di ricostruire il ruolo dei soggetti al vertice delle associazioni di tipo mafioso in ordine alla commissione dei delitti “eccellenti” e per attribuire ai capi una responsabilità penale a titolo concorsuale. Infine, sempre nell’ambito del “teorema di Buscetta” verrà presa in considerazione la regola del tacito consenso: una delle massime di esperienza che ha generato più diatribe in ambito dottrinale, in quanto ritenuta da una parte degli studiosi del diritto penale un mero escamotage di matrice giurisprudenziale finalizzato a giustificare l’attribuzione di una responsabilità penale a titolo di concorso morale in capo ai vertici dell’organizzazione, per la commissione dei cd. delitti “eccellenti”, anche in mancanza di una prova effettiva di partecipazione al reato da parte degli stessi.
Il concorso morale nel reato
SUPERTINO, SARA
2022/2023
Abstract
Nella mia tesi dal titolo “Il concorso morale nel reato” mi sono occupata di quell’ipotesi di partecipazione morale al delitto nell’ambito dell’istituto concorsuale. La suddetta dissertazione si sviluppa su tre capitoli, ove si andrà a sviscerare la natura della compartecipazione morale nel reato. Nel primo capitolo verranno esposte le molteplici teorie sul concorso di persone, con tutte le criticità ad esse connesse, elaborate dalla più autorevole dottrina nostrana e tedesca, che si sono succedute nel corso degli anni, accumunate dall’obbiettivo di indentificare un criterio utile al conferimento di una rilevanza penale delle condotte cd. atipiche. Si procederà poi nella trattazione del secondo capitolo, il quale presenta una struttura bifasica: ivi, in prima battuta, verranno enucleate le diverse forme attraverso la quale può manifestarsi la partecipazione morale (si pensi, per esempio, a tal proposito alla condotta istigatoria o a quella determinatoria). In seconda battuta verrà analizzata la complessa tematica della cd. causalità psichica, figura dai dubbi contorni e dalle tante ambiguità, strumentale all’accertamento causale delle interazioni psichiche; ivi verranno esposte le numerose posizioni assunte in merito dalla dottrina e dalla giurisprudenza. Ed infine verranno vagliate due ipotesi particolarmente problematiche, le quali per il loro difficile inquadramento nell’universo della compartecipazione morale al reato sono state oggetto di accese diatribe dottrinali e giurisprudenziali: trattasi, rispettivamente, delle figure dell’agente provocatore e dell’infiltrato e della contorta questione relativa alla mera presenza sul luogo del reato, rectius della connivenza. Nel terzo ed ultimo capitolo si procederà poi ad esaminare la partecipazione morale calata nel contesto dei reati associativi; in questa ottica si ripercorrerà il mai sopito orientamento giurisprudenziale che sovente ha reputato corretto attribuire una responsabilità penale a titolo di concorso morale nel reato a fronte di comportamenti meramente omissivi posti in essere dai soggetti al vertice del sodalizio, ritenuti al pari di una condotta istigatoria. Successivamente tale questione verrà trattata con riferimento alle associazioni di matrice mafiosa, più specificatamente nell’ambito di quel sodalizio denominato “Cosa nostra”, in relazione alla responsabilità dei capi per i delitti cd. eccellenti. Si proseguirà esponendo l’importantissimo “teorema Buscetta”, che compendia diverse massime di esperienza alle quali la giurisprudenza ha fatto ampio ricorso negli anni ’80 e ’90, specialmente nell’ambito del primo maxi-processo ai danni di “Cosa nostra”, al fine di ricostruire il ruolo dei soggetti al vertice delle associazioni di tipo mafioso in ordine alla commissione dei delitti “eccellenti” e per attribuire ai capi una responsabilità penale a titolo concorsuale. Infine, sempre nell’ambito del “teorema di Buscetta” verrà presa in considerazione la regola del tacito consenso: una delle massime di esperienza che ha generato più diatribe in ambito dottrinale, in quanto ritenuta da una parte degli studiosi del diritto penale un mero escamotage di matrice giurisprudenziale finalizzato a giustificare l’attribuzione di una responsabilità penale a titolo di concorso morale in capo ai vertici dell’organizzazione, per la commissione dei cd. delitti “eccellenti”, anche in mancanza di una prova effettiva di partecipazione al reato da parte degli stessi.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/38251