Le crisi convulsive sono una patologia neurologica frequente negli animali domestici. Sebbene in letteratura siano riportate più spesso nei cani che nei gatti, rimangono uno dei più comuni disordini neurologici nella specie felina, con una prevalenza del 2,1%. Esse sono la manifestazione di un'attività parossistica transitoria, di solito autolimitante, ed originano nel prosencefalo. La diagnosi ed il trattamento di questa patologia possono rivelarsi complicate per il clinico: sono infatti varie le cause sottostanti, inoltre spesso solo il proprietario assiste alle crisi. La letteratura a disposizione per il gatto è inferiore rispetto a quella disponibile per il cane, e sono dunque necessari ulteriori studi per definire con più precisione la presentazione delle crisi feline, la distribuzione nella popolazione ed i protocolli, sia diagnostici sia terapeutici, migliori da seguire. Tuttavia, è stato comunque possibile stabilire delle linee guida che permettono di giungere in molti casi ad una diagnosi e ad impostare una terapia. Poiché sia le cause che le manifestazioni delle crisi convulsive sono molteplici, ogni paziente va gestito in maniera specifica. La prognosi dipende principalmente dalla causa sottostante le crisi convulsive: la terapia si dimostra più efficace nei casi di epilessia idiopatica, una forma di epilessia che veniva considerata, fino a pochi anni fa, estremamente rara nel gatto, ma che oggi è invece ampiamente riconosciuta e continuo oggetto di studi. Nel gatto una delle criticità maggiori riguarda la somministrazione orale di una terapia a lungo termine: le difficoltà che possono insorgere, specialmente nei soggetti poco collaborativi, possono arrivare a determinare l'insuccesso del trattamento. L'utilizzo dell'EEG renderebbe più agevole differenziare le crisi convulsive da eventi di altra natura, perciò potrebbero rivelarsi utili ulteriori approfondimenti al riguardo.
Crisi convulsive nel gatto
VERRONE, ALESSANDRA
2018/2019
Abstract
Le crisi convulsive sono una patologia neurologica frequente negli animali domestici. Sebbene in letteratura siano riportate più spesso nei cani che nei gatti, rimangono uno dei più comuni disordini neurologici nella specie felina, con una prevalenza del 2,1%. Esse sono la manifestazione di un'attività parossistica transitoria, di solito autolimitante, ed originano nel prosencefalo. La diagnosi ed il trattamento di questa patologia possono rivelarsi complicate per il clinico: sono infatti varie le cause sottostanti, inoltre spesso solo il proprietario assiste alle crisi. La letteratura a disposizione per il gatto è inferiore rispetto a quella disponibile per il cane, e sono dunque necessari ulteriori studi per definire con più precisione la presentazione delle crisi feline, la distribuzione nella popolazione ed i protocolli, sia diagnostici sia terapeutici, migliori da seguire. Tuttavia, è stato comunque possibile stabilire delle linee guida che permettono di giungere in molti casi ad una diagnosi e ad impostare una terapia. Poiché sia le cause che le manifestazioni delle crisi convulsive sono molteplici, ogni paziente va gestito in maniera specifica. La prognosi dipende principalmente dalla causa sottostante le crisi convulsive: la terapia si dimostra più efficace nei casi di epilessia idiopatica, una forma di epilessia che veniva considerata, fino a pochi anni fa, estremamente rara nel gatto, ma che oggi è invece ampiamente riconosciuta e continuo oggetto di studi. Nel gatto una delle criticità maggiori riguarda la somministrazione orale di una terapia a lungo termine: le difficoltà che possono insorgere, specialmente nei soggetti poco collaborativi, possono arrivare a determinare l'insuccesso del trattamento. L'utilizzo dell'EEG renderebbe più agevole differenziare le crisi convulsive da eventi di altra natura, perciò potrebbero rivelarsi utili ulteriori approfondimenti al riguardo.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/38235