For a long time occidental medicine has considered man and woman as substantially equal beings apart from some evident anatomical differences in the reproductive system (gender blindness). So the vast majority of research aimed to understanding the onset and progression of diseases as well as the safety and efficacy of therapies, until the nineties of the last century, were conducted mainly on a young, white, male subject of 70 Kg of body weight. Drugs trend not to be tested in the female population for biological, economic, sociocultural and ethical reasons, but woman is not a small man and consequently has overdose problems, less therapeutic appropriateness and more frequent and more serious adverse reactions because of pharmacokinetic and pharmacodynamic differences. Women, however, take 20-30% more drugs than men and are more prone to polypharmacy with the possibility of drug interactions because they get sick more and benefit more from health services despite a longer life expectancy (paradox woman) and they are more afflicted by painful conditions such as migraine. In order to reduce treatment inequalities it is born gender medicine that, in conjunction with gender pharmacology, studies the impact of biological, sociocultural and psychological differences on the incidence, progression and symptomatology of numerous diseases as well as on efficacy and safety of therapies. It is not women's medicine because it is necessary to know gender differences to ensure a better therapeutic appropriateness as much to women as men until arriving at diversified treatments according to gender with maximum efficacy and minimal side effects with a consequent economic saving for the National Health Service (NHS). Attention to gender differences is essential in migraine, a chronic neurological disease of considerable social and economic impact that affects women with a prevalence three times greater than men. Migraine negatively influences the quality of life of patients compromising their daily domestic, school, work and social activities and in Italy requires an expenditure of approximately 20 billion euros/year divided into direct costs ( drugs, medical visits, diagnostic tests, hospital admissions) and indirect (loss of productivity resulting from days of absence and lower performance at work). It is the female population that has a worse quality of life because of more frequent migraine attacks, of greater intensity and duration that justify more sustained direct costs and the loss of a higher number of days dedicated to work, social activities or family care. Since women have the right to be treated as well as men, it is essential to promote health policies and programs aimed at considering at all ages the numerous gender differences in research, diagnosis, prevention and treatment of diseases to guarantee to each individual, despite the low resources available, equity and appropriateness in assistance respecting both the right to health and the economic sustainability of the NHS. Italy is at the forefront in Europe in the field of gender medicine so that on 15 February 2018 it has come into effect the Law 3/2018 containing article 3 ¿Application and diffusion of gender medicine in the National Health Service¿.
Per lungo tempo la medicina occidentale ha considerato l'uomo e la donna come esseri sostanzialmente uguali a parte alcune evidenti differenze anatomiche nell'apparato riproduttivo (cecità di genere). Quindi la grande maggioranza delle ricerche destinate a comprendere l'insorgenza e la progressione delle malattie così come la sicurezza e l'efficacia delle terapie, fino agli anni Novanta del secolo scorso, sono state condotte prevalentemente su un soggetto giovane, bianco, maschio di 70 Kg di peso corporeo. I farmaci tendono a non essere sperimentati nella popolazione femminile per motivazioni biologiche, economiche, socioculturali ed etiche, ma la donna non è un piccolo uomo e di conseguenza presenta problemi di sovradosaggio, minore appropriatezza terapeutica e reazioni avverse più frequenti e più gravi a causa di differenze farmacocinetiche e farmacodinamiche. Le donne, però, assumono una quantità di farmaci superiore del 20-30% rispetto agli uomini e sono più soggette a politerapia con possibilità di interazioni farmacologiche perché si ammalano di più e usufruiscono maggiormente dei servizi sanitari nonostante una più lunga aspettativa di vita (paradosso donna) e sono maggiormente afflitte da patologie dolorose come l'emicrania. Al fine di ridurre le disuguaglianze di trattamento nasce la medicina di genere che, in concerto con la farmacologia di genere, studia l'impatto delle differenze biologiche, socio-culturali e psicologiche sull'incidenza, progressione e sintomatologia di numerose malattie, nonché sull'efficacia e sicurezza delle terapie. Non è la medicina delle donne in quanto è necessario conoscere le differenze di genere per garantire una migliore appropriatezza terapeutica tanto alle donne quanto agli uomini fino ad arrivare a cure diversificate in funzione del genere dotate di massima efficacia e minimi effetti collaterali con un conseguente risparmio economico per il Servizio Sanitario Nazionale (SSN). L'attenzione alle differenze di genere è essenziale nell'emicrania, una malattia neurologica cronica di notevole impatto sociale ed economico che colpisce le donne con una prevalenza tre volte maggiore rispetto agli uomini. L'emicrania influenza negativamente la qualità della vita dei pazienti compromettendone le attività quotidiane domestiche, scolastiche, lavorative, sociali e in Italia richiede una spesa pari a circa 20 miliardi di euro/anno suddivisa in costi diretti (farmaci, visite mediche, test diagnostici, ricoveri ospedalieri) e indiretti (perdite di produttività conseguenti ai giorni di assenza e al minore rendimento sul lavoro). È la popolazione femminile ad avere una qualità di vita peggiore a causa di attacchi emicranici più frequenti, di maggiore intensità e durata che giustificano costi diretti più sostenuti e la perdita di un numero più elevato di giornate dedicate al lavoro, ad attività sociali o alla cura della famiglia. Dal momento che le donne hanno il diritto ad essere curate così come gli uomini, è indispensabile promuovere politiche e programmi sanitari volti a considerare a tutte le età le numerose differenze di genere nella ricerca, diagnosi, prevenzione e cura delle malattie per garantire ad ogni individuo, nonostante le scarse risorse a disposizione, equità e appropriatezza nell'assistenza rispettando sia il diritto alla salute che la sostenibilità economica del SSN. L'Italia è all'avanguardia in Europa nel campo della medicina di genere tanto che il 15 febbraio 2018 è entrata in vigore la Legge 3/2018 contenente l'articolo 3 ¿Applicazione e diffusione della medicina di genere nel Servizio Sanitario Nazionale¿.
LA MEDICINA DI GENERE: UN INVESTIMENTO PER IL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE
CAGLIO, SILVIA
2018/2019
Abstract
Per lungo tempo la medicina occidentale ha considerato l'uomo e la donna come esseri sostanzialmente uguali a parte alcune evidenti differenze anatomiche nell'apparato riproduttivo (cecità di genere). Quindi la grande maggioranza delle ricerche destinate a comprendere l'insorgenza e la progressione delle malattie così come la sicurezza e l'efficacia delle terapie, fino agli anni Novanta del secolo scorso, sono state condotte prevalentemente su un soggetto giovane, bianco, maschio di 70 Kg di peso corporeo. I farmaci tendono a non essere sperimentati nella popolazione femminile per motivazioni biologiche, economiche, socioculturali ed etiche, ma la donna non è un piccolo uomo e di conseguenza presenta problemi di sovradosaggio, minore appropriatezza terapeutica e reazioni avverse più frequenti e più gravi a causa di differenze farmacocinetiche e farmacodinamiche. Le donne, però, assumono una quantità di farmaci superiore del 20-30% rispetto agli uomini e sono più soggette a politerapia con possibilità di interazioni farmacologiche perché si ammalano di più e usufruiscono maggiormente dei servizi sanitari nonostante una più lunga aspettativa di vita (paradosso donna) e sono maggiormente afflitte da patologie dolorose come l'emicrania. Al fine di ridurre le disuguaglianze di trattamento nasce la medicina di genere che, in concerto con la farmacologia di genere, studia l'impatto delle differenze biologiche, socio-culturali e psicologiche sull'incidenza, progressione e sintomatologia di numerose malattie, nonché sull'efficacia e sicurezza delle terapie. Non è la medicina delle donne in quanto è necessario conoscere le differenze di genere per garantire una migliore appropriatezza terapeutica tanto alle donne quanto agli uomini fino ad arrivare a cure diversificate in funzione del genere dotate di massima efficacia e minimi effetti collaterali con un conseguente risparmio economico per il Servizio Sanitario Nazionale (SSN). L'attenzione alle differenze di genere è essenziale nell'emicrania, una malattia neurologica cronica di notevole impatto sociale ed economico che colpisce le donne con una prevalenza tre volte maggiore rispetto agli uomini. L'emicrania influenza negativamente la qualità della vita dei pazienti compromettendone le attività quotidiane domestiche, scolastiche, lavorative, sociali e in Italia richiede una spesa pari a circa 20 miliardi di euro/anno suddivisa in costi diretti (farmaci, visite mediche, test diagnostici, ricoveri ospedalieri) e indiretti (perdite di produttività conseguenti ai giorni di assenza e al minore rendimento sul lavoro). È la popolazione femminile ad avere una qualità di vita peggiore a causa di attacchi emicranici più frequenti, di maggiore intensità e durata che giustificano costi diretti più sostenuti e la perdita di un numero più elevato di giornate dedicate al lavoro, ad attività sociali o alla cura della famiglia. Dal momento che le donne hanno il diritto ad essere curate così come gli uomini, è indispensabile promuovere politiche e programmi sanitari volti a considerare a tutte le età le numerose differenze di genere nella ricerca, diagnosi, prevenzione e cura delle malattie per garantire ad ogni individuo, nonostante le scarse risorse a disposizione, equità e appropriatezza nell'assistenza rispettando sia il diritto alla salute che la sostenibilità economica del SSN. L'Italia è all'avanguardia in Europa nel campo della medicina di genere tanto che il 15 febbraio 2018 è entrata in vigore la Legge 3/2018 contenente l'articolo 3 ¿Applicazione e diffusione della medicina di genere nel Servizio Sanitario Nazionale¿.File | Dimensione | Formato | |
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