Quello della ¿vita¿ è un tema che, nonostante l'immensa trattazione letteraria, giuridica, scientifica, religiosa e filosofica di cui possiamo disporre, non ha mai trovato, soprattutto dal punto di vista concettuale ed etico, una condivisione pacifica. Questo conflitto interpretativo aumenta notevolmente la sua portata quando ad essere trattata è la sua cessazione, vale a dire il ¿fine vita¿. Il presente lavoro si propone di analizzare alcune delle tematiche inerenti alla materia del fine vita, tutto ciò partendo dal presupposto che nemmeno la più autorevole dottrina ha la pretesa di esaurire tutti gli aspetti che possono venire in considerazione quando si affrontano problemi così eticamente emblematici e giuridicamente complessi. Una delle principali finalità del presente elaborato sarà dunque quella di riportare alcune tra le diverse accezioni del termine ¿vita¿, in particolar modo facendo riferimento alla posizione cattolica, sostenitrice del principio di ¿sacralità della vita¿, e a quella laica il cui principio cardine è quello di ¿qualità della vita¿. La riflessione etica che verrà adottata sarà concentrata nel primo capitolo interamente sul versante cattolico, intendendosi come tale quella forma di bioetica professata pubblicamente dalla chiesa di Roma e dagli studiosi che ne condividono le posizioni di fondo, con l'esposizione dei punti salienti su cui tale dottrina fonda il suo pensiero, tra cui la concezione di assoluta ¿indisponibilità della vita¿. Difatti, secondo tale dottrina, la persona umana è creatura di Dio e parte integrante della sua essenza che va salvaguardata, protetta e mai danneggiata; da questa relazione con il Creatore si deduce che ogni vita è sacra e degna di essere vissuta, e proprio questa sacralità comporta che la vita dell'uomo non sia di dominio dell'individuo ma quest'ultimo viene considerato un mero amministratore di un qualcosa in possesso del Creatore. La bioetica cattolica trova nell'Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II una sorta di manifesto volto a stabilire i capisaldi, ma soprattutto la posizione assunta dai seguaci di tale paradigma. Quest'ultima si fonda su una dottrina basata sulla necessaria conformità della legge civile con la legge morale e di conseguenza afferma la totale carenza di valore giuridico di tutte quelle leggi civili che autorizzano o comunque favoriscono l'aborto, l'eutanasia o in linea generale, che attentino alla vita umana e alla sua dignità. Ci troviamo di fronte ad una presa di posizione impregnata di presupposti teologici frutto di un lavoro interno alla Chiesa cattolica, che pretende di possedere un fondamento assoluto ma che in realtà può averlo solo per coloro che si riconoscano a priori vincolati dalle posizioni del Magistero ecclesiastico. La teoria della sacralità della vita si radica innanzitutto sulla concezione della vita come ¿splendido dono di Dio¿, si tratta quindi di una sacralità ¿partecipata¿ che postula la relazionalità a un Essere creante, il quale conferisce all'uomo l'essenza e l'esistenza. Si tratta di un'etica che non contempla minimamente il pluralismo delle società odierne e quindi il carattere relazionale, non solo con la divinità ma anche con gli altri individui, anteponendo il principio cattolico come assoluto che ha come diretta conseguenza quella di impedire qualsiasi margine di discrezionalità o mediazione con principi terzi. Questa posizione ermeneutica risulta amplificata quando ad essere trattato è il tema del ¿fine vita¿.

"FINE VITA" E FILOSOFIA PROFANA

FORNARO, CHIARA FRANCESCA
2017/2018

Abstract

Quello della ¿vita¿ è un tema che, nonostante l'immensa trattazione letteraria, giuridica, scientifica, religiosa e filosofica di cui possiamo disporre, non ha mai trovato, soprattutto dal punto di vista concettuale ed etico, una condivisione pacifica. Questo conflitto interpretativo aumenta notevolmente la sua portata quando ad essere trattata è la sua cessazione, vale a dire il ¿fine vita¿. Il presente lavoro si propone di analizzare alcune delle tematiche inerenti alla materia del fine vita, tutto ciò partendo dal presupposto che nemmeno la più autorevole dottrina ha la pretesa di esaurire tutti gli aspetti che possono venire in considerazione quando si affrontano problemi così eticamente emblematici e giuridicamente complessi. Una delle principali finalità del presente elaborato sarà dunque quella di riportare alcune tra le diverse accezioni del termine ¿vita¿, in particolar modo facendo riferimento alla posizione cattolica, sostenitrice del principio di ¿sacralità della vita¿, e a quella laica il cui principio cardine è quello di ¿qualità della vita¿. La riflessione etica che verrà adottata sarà concentrata nel primo capitolo interamente sul versante cattolico, intendendosi come tale quella forma di bioetica professata pubblicamente dalla chiesa di Roma e dagli studiosi che ne condividono le posizioni di fondo, con l'esposizione dei punti salienti su cui tale dottrina fonda il suo pensiero, tra cui la concezione di assoluta ¿indisponibilità della vita¿. Difatti, secondo tale dottrina, la persona umana è creatura di Dio e parte integrante della sua essenza che va salvaguardata, protetta e mai danneggiata; da questa relazione con il Creatore si deduce che ogni vita è sacra e degna di essere vissuta, e proprio questa sacralità comporta che la vita dell'uomo non sia di dominio dell'individuo ma quest'ultimo viene considerato un mero amministratore di un qualcosa in possesso del Creatore. La bioetica cattolica trova nell'Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II una sorta di manifesto volto a stabilire i capisaldi, ma soprattutto la posizione assunta dai seguaci di tale paradigma. Quest'ultima si fonda su una dottrina basata sulla necessaria conformità della legge civile con la legge morale e di conseguenza afferma la totale carenza di valore giuridico di tutte quelle leggi civili che autorizzano o comunque favoriscono l'aborto, l'eutanasia o in linea generale, che attentino alla vita umana e alla sua dignità. Ci troviamo di fronte ad una presa di posizione impregnata di presupposti teologici frutto di un lavoro interno alla Chiesa cattolica, che pretende di possedere un fondamento assoluto ma che in realtà può averlo solo per coloro che si riconoscano a priori vincolati dalle posizioni del Magistero ecclesiastico. La teoria della sacralità della vita si radica innanzitutto sulla concezione della vita come ¿splendido dono di Dio¿, si tratta quindi di una sacralità ¿partecipata¿ che postula la relazionalità a un Essere creante, il quale conferisce all'uomo l'essenza e l'esistenza. Si tratta di un'etica che non contempla minimamente il pluralismo delle società odierne e quindi il carattere relazionale, non solo con la divinità ma anche con gli altri individui, anteponendo il principio cattolico come assoluto che ha come diretta conseguenza quella di impedire qualsiasi margine di discrezionalità o mediazione con principi terzi. Questa posizione ermeneutica risulta amplificata quando ad essere trattato è il tema del ¿fine vita¿.
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