"Our youth love luxury, are rude, disregard authority and have no respect for elders. Today’s kids are tyrants. They do not stand up when the old man enters a room, they respond badly to their parents. In a word, they are bad." This is a sentence of profound criticism of youth that we might find written in a newspaper covering yet another crime story with a juvenile as the defendant; it was actually written by Socrates in 470 b. c. This invective of mine is meant to sarcastically ironize the daily narrative that newspapers make about young people, exploiting the emotional wave produced by some serious crimes, actually committed by minors, in order to justify punitive regulatory interventions such as the Caivano decree containing "urgent measures to combat juvenile distress and juvenile crime," according to the typical populist and securitarian policy of our country, which is used to intervene with emergency decrees in the aftermath of particularly dramatic events, tightening criminal regulations. But is there really no prospect of recovery for the juvenile turned offender? Is intervention with an "iron fist" really the only solution? Are there alternatives to prison sentences that are capable of reintegrating and re-educating the juvenile? My dissertation aims to answer these very topical questions, starting from a reconstruction of the origin and historical evolution of the juvenile penal system, up to the latest reforms, with the intention of understanding what are the most relevant re-educational perspectives offered to the juvenile who finds himself involved, as a defendant, in a criminal trial. Therefore, my research work began with the historical reconstruction of the juvenile criminal justice system and how it has, laboriously and progressively, detached itself from the adult criminal justice system. This detachment was made possible thanks to the increasing sensitivity shown by civil society, which was then transfused into normative texts that made prison sentences more and more of an extrema ratio and at the same time introduced alternative paths to detention that guaranteed the juvenile's re-education and reintegration into civil society. Following the historical reconstruction, I conducted a rapid examination of the personal conditions of the juvenile offender, such as imputability and social dangerousness, and then move on to the central part of my research, that is the analysis of the main juvenile divestion institutions, created with the primary intent of ensuring the juvenile's rapid exit from the penal circuit in order to protect him or her from the stigmatizing and criminogenic effects it produces, and at the same time creating individualized paths that guarantee him or her proper social reintegration. The order in which I decided to examine the diversion institutions is one of decreasing favorability towards the path of the juvenile offender, therefore I analyzed: the irrelevance of the fact, article 27 of Presidential Decree No. 448 of 1988; judicial pardon, article 169 of the Criminal Code.; probation, article 28 of Presidential Decree 448 of 1988; and finally, the path of re-education, introduced in our system in 2023 by Caivano Decree No. 123, now regulated by article 27-bis of Presidential Decree 448 of 1988, a sort of editio minor of probation. Finally, I wanted to conclude my thesis by enhancing my early practice path that allowed me to deepen some of the institutions analyzed.
“La nostra gioventù ama il lusso, è maleducata, se ne infischia dell’autorità e non ha nessun rispetto degli anziani. I ragazzi d’oggi sono tiranni. Non si alzano quando il vecchio entra in una stanza, rispondono male ai genitori. In una parola sono cattivi”. Questa è una frase di profonda critica della gioventù che potremmo ritrovare scritta su di un giornale che tratta l’ennesimo fatto di cronaca nera e che vede quale imputato un minorenne, in realtà è stata scritta da Socrate nel 470 a. c. Questa mia invettiva vuole ironizzare sarcasticamente sulla quotidiana narrazione che i giornali fanno dei giovani, sfruttando l’ondata emotiva prodotta da alcuni gravi reati, effettivamente commessi da questi, al fine di giustificare interventi normativi punitivi quali il decreto Caivano che contiene “misure urgenti di contrasto al disagio giovanile e alla criminalità minorile”, secondo la tipica politica populista e securitaria del nostro Paese che è solito intervenire con decretazione d’urgenza all’indomani di eventi particolarmente drammatici, inasprendo le norme penali. Ma davvero non ci sono prospettive di recupero per il minore resosi autore di reato? Davvero l’unica soluzione è l’intervento con il “pugno di ferro”? Esistono alternative alla pena detentiva che siano in grado di reinserire e rieducare il minore? La mia tesi vuole rispondere a tali quesiti molto attuali, partendo da una ricostruzione dell’origine e dell’evoluzione storica del sistema penale minorile, giungendo fino alle ultime riforme, con l’intento di comprendere quali siano le più rilevanti prospettive rieducative offerte al minore che si ritrovi coinvolto, come persona imputata, in un processo penale. Pertanto il mio lavoro di ricerca è iniziato dalla ricostruzione storica del sistema penale minorile e di come questo, faticosamente e progressivamente, si sia distaccato dal sistema penale degli adulti. Questo distacco è stato possibile grazie alla sempre maggiore sensibilità mostrata dalla società civile, poi trasfusa in testi normativi che resero la pena detentiva sempre di più extrema ratio ed allo stesso tempo introdussero percorsi alternativi alla detenzione che garantissero la rieducazione e il reinserimento del minore nella società civile. Successivamente alla ricostruzione storica, ho condotto una rapida disamina delle condizioni personali del reo minore, quali l’imputabilità e la pericolosità sociale, per passare alla parte centrale della mia ricerca ovvero all’analisi dei principali istituti di diversion minorile, creati con l’intento primario di garantire la rapida fuoriuscita del minore dal circuito penale per proteggerlo dagli effetti stigmatizzazione e criminogeni che questo produce, allo stesso tempo creando percorsi individualizzati che gli garantiscano il corretto reinserimento sociale. L’ordine con cui ho deciso di esaminare gli istituti di diversion è quello di decrescente favore nei confronti del percorso del giovano reo, ho analizzato pertanto: l’irrilevanza del fatto, articolo 27 del D.P.R. 448 del 1988; il perdono giudiziale, articolo 169 c.p.; la messa alla prova, articolo 28 del D.P.R. 448 del 1988 ed infine il percorso di rieducazione, introdotto nel nostro ordinamento nel 2023 dal decreto Caivano n. 123, oggi disciplinato dall’articolo 27-bis del D.P.R. 448 del 1988, una sorta di editio minor della messa alla prova. Infine ho voluto concludere la mia tesi valorizzando il mio percorso di pratica anticipata che mi ha permesso di approfondire, appunto dal lato pratico, alcuni degli istituti analizzati.
Il sistema sanzionatorio penale e minori. Tecniche di deflazione.
SANTORO, SARA
2023/2024
Abstract
“La nostra gioventù ama il lusso, è maleducata, se ne infischia dell’autorità e non ha nessun rispetto degli anziani. I ragazzi d’oggi sono tiranni. Non si alzano quando il vecchio entra in una stanza, rispondono male ai genitori. In una parola sono cattivi”. Questa è una frase di profonda critica della gioventù che potremmo ritrovare scritta su di un giornale che tratta l’ennesimo fatto di cronaca nera e che vede quale imputato un minorenne, in realtà è stata scritta da Socrate nel 470 a. c. Questa mia invettiva vuole ironizzare sarcasticamente sulla quotidiana narrazione che i giornali fanno dei giovani, sfruttando l’ondata emotiva prodotta da alcuni gravi reati, effettivamente commessi da questi, al fine di giustificare interventi normativi punitivi quali il decreto Caivano che contiene “misure urgenti di contrasto al disagio giovanile e alla criminalità minorile”, secondo la tipica politica populista e securitaria del nostro Paese che è solito intervenire con decretazione d’urgenza all’indomani di eventi particolarmente drammatici, inasprendo le norme penali. Ma davvero non ci sono prospettive di recupero per il minore resosi autore di reato? Davvero l’unica soluzione è l’intervento con il “pugno di ferro”? Esistono alternative alla pena detentiva che siano in grado di reinserire e rieducare il minore? La mia tesi vuole rispondere a tali quesiti molto attuali, partendo da una ricostruzione dell’origine e dell’evoluzione storica del sistema penale minorile, giungendo fino alle ultime riforme, con l’intento di comprendere quali siano le più rilevanti prospettive rieducative offerte al minore che si ritrovi coinvolto, come persona imputata, in un processo penale. Pertanto il mio lavoro di ricerca è iniziato dalla ricostruzione storica del sistema penale minorile e di come questo, faticosamente e progressivamente, si sia distaccato dal sistema penale degli adulti. Questo distacco è stato possibile grazie alla sempre maggiore sensibilità mostrata dalla società civile, poi trasfusa in testi normativi che resero la pena detentiva sempre di più extrema ratio ed allo stesso tempo introdussero percorsi alternativi alla detenzione che garantissero la rieducazione e il reinserimento del minore nella società civile. Successivamente alla ricostruzione storica, ho condotto una rapida disamina delle condizioni personali del reo minore, quali l’imputabilità e la pericolosità sociale, per passare alla parte centrale della mia ricerca ovvero all’analisi dei principali istituti di diversion minorile, creati con l’intento primario di garantire la rapida fuoriuscita del minore dal circuito penale per proteggerlo dagli effetti stigmatizzazione e criminogeni che questo produce, allo stesso tempo creando percorsi individualizzati che gli garantiscano il corretto reinserimento sociale. L’ordine con cui ho deciso di esaminare gli istituti di diversion è quello di decrescente favore nei confronti del percorso del giovano reo, ho analizzato pertanto: l’irrilevanza del fatto, articolo 27 del D.P.R. 448 del 1988; il perdono giudiziale, articolo 169 c.p.; la messa alla prova, articolo 28 del D.P.R. 448 del 1988 ed infine il percorso di rieducazione, introdotto nel nostro ordinamento nel 2023 dal decreto Caivano n. 123, oggi disciplinato dall’articolo 27-bis del D.P.R. 448 del 1988, una sorta di editio minor della messa alla prova. Infine ho voluto concludere la mia tesi valorizzando il mio percorso di pratica anticipata che mi ha permesso di approfondire, appunto dal lato pratico, alcuni degli istituti analizzati.File | Dimensione | Formato | |
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