Ad oggi la determinazione dell’origine botanica o geografica di un miele è eseguita attraverso la melissopalinologia, ovvero il riconoscimento dei granuli pollinici all’interno del miele. Questa tecnica necessita di personale esperto e specializzato e quindi risulta essere molto lenta e poco riproducibile. La ricerca bibliografica di questa tesi è stata indirizzata sulla componente inorganica, come possibile marker caratteristico della “matrice miele” legato da un lato alle condizioni dell’ambiente (valore di fondo naturale e/o stato di inquinamento dell’area) e dall’altro alla tipologia di specie vegetale utilizzata per la produzione. I risultati hanno messo in evidenza come alcuni mieli presentano concentrazioni di metalli nettamente superiori ad altri, come ad esempio il miele di castagno rispetto a quello di acacia o di rododendro, e come alcuni elementi siano maggiormente presenti in un miele rispetto ad un altro. I valori trovati sono stati, inoltre, analizzati attraverso la chemiometria, in particolare con l’Analisi delle Componenti Principali, per valutare se effettivamente ci fosse una correlazione tra i vari elementi e le piante o gli Stati dal quale provenivano i campioni. I risultati hanno permesso di constatare che c’è una buona correlazione tra l’origine botanica del miele ed i vari elementi, permettendone dunque una distinzione che ne garantisca il riconoscimento, mentre per quanto riguarda l’origine geografica essa non è stata così netta, probabilmente dovuta ai campioni tutti differenti che, oltre a portare le proprie variabili intrinseche a seconda dell’origine botanica, hanno anche aggiunto quelle geografiche. L’approccio strumentale affiancato ad un’analisi chemiometrica sono una valida alternativa all’analisi melissopalinologica, almeno come tecnica di screening per ridurre le tempistiche, dal momento che questo permette di ottenere risultati affidabili, riproducili in tempi più rapidi.

La componente inorganica come impronta digitale del miele

GARZINO, MATTEO
2021/2022

Abstract

Ad oggi la determinazione dell’origine botanica o geografica di un miele è eseguita attraverso la melissopalinologia, ovvero il riconoscimento dei granuli pollinici all’interno del miele. Questa tecnica necessita di personale esperto e specializzato e quindi risulta essere molto lenta e poco riproducibile. La ricerca bibliografica di questa tesi è stata indirizzata sulla componente inorganica, come possibile marker caratteristico della “matrice miele” legato da un lato alle condizioni dell’ambiente (valore di fondo naturale e/o stato di inquinamento dell’area) e dall’altro alla tipologia di specie vegetale utilizzata per la produzione. I risultati hanno messo in evidenza come alcuni mieli presentano concentrazioni di metalli nettamente superiori ad altri, come ad esempio il miele di castagno rispetto a quello di acacia o di rododendro, e come alcuni elementi siano maggiormente presenti in un miele rispetto ad un altro. I valori trovati sono stati, inoltre, analizzati attraverso la chemiometria, in particolare con l’Analisi delle Componenti Principali, per valutare se effettivamente ci fosse una correlazione tra i vari elementi e le piante o gli Stati dal quale provenivano i campioni. I risultati hanno permesso di constatare che c’è una buona correlazione tra l’origine botanica del miele ed i vari elementi, permettendone dunque una distinzione che ne garantisca il riconoscimento, mentre per quanto riguarda l’origine geografica essa non è stata così netta, probabilmente dovuta ai campioni tutti differenti che, oltre a portare le proprie variabili intrinseche a seconda dell’origine botanica, hanno anche aggiunto quelle geografiche. L’approccio strumentale affiancato ad un’analisi chemiometrica sono una valida alternativa all’analisi melissopalinologica, almeno come tecnica di screening per ridurre le tempistiche, dal momento che questo permette di ottenere risultati affidabili, riproducili in tempi più rapidi.
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