Il presente studio,incentrato sulla tematica dell'eutanasia, muove da un approccio storicistico e giuridico e contempla un arco temporale che va dall'antichità sino ai primi decenni del Novecento: si è preferito dunque trattare una dimensione che è rimasta troppo poco indagata. Si è potuto così vedere,nel primo capitolo,come anche nell'antichità l'eventualità della morte pietosa nella quale la vittima era assistita o aiutata attivamente a morire,si sia posta dapprima come problema di etica medica,con il rifiuto intransigente della scuola ippocratica,per poi assumere la connotazione di morte dolce e desiderata nel modello suicidario romano augusteo e di "martello benedetto"con cui porre fine alla vita di vecchi e malati incurabili nel racconto di risalenti pratiche eutanasiche popolari,che non sembrano essere state interrotte dalla condanna dell'eutanasia da parte delle religioni monoteistiche,specie di quella cristiana,che ha informato gli orientamenti di medici,filosofi e giureconsulti nell'età moderna. Fra questi ultimi infatti,come emerge dal secondo capitolo,si sviluppò un acceso confronto circa il ruolo delle cure palliative,che porterà a ripensamenti e a prese di posizione più o meno possibiliste sull'ammissibilità e liceità di tali pratiche. Tale confronto,ripreso nel terzo capitolo,sollecitò l'adozione delle prime legislazioni dedicate al tema,fra cui quella del codice Zanardelli del 1889,in materia di partecipazione all'altrui suicidio e di omicidio del consenziente. Legislazioni che scaturirono da un confronto dottrinario aperto a livello europeo,che ebbe tra i protagonisti esponenti di spicco della scuola positiva come Enrico Ferri,della nascente antropologia criminale come Enrico Morselli e del diritto penale come Francesco Carrara e Antonio Visco. L'analisi di alcuni casi ratti dai repertori della giurisprudenza e dalle di quegli anni completa la visione della presenza e della diffusione del fenomeno eutanasico a livello sociale, nonchè degli orientamenti espressi dalle corti che giudicarono talvolta in modi sconcertantemente opposti circostanze e fattispecie medesime, sulla base della pressione esercitata dall'opinione pubblica. come approccio metodologico, si è ritenuto corretto affiancare casi italiani a casi europei, in particolare francesi, anche tenendo conto del fatto che, come per le legislazioni e la dottrina, anche per la giurisprudenza vi era grande attenzione per le situazioni e le esperienze di altri paesi. Il percorso tracciato nel presente elaborato pone in evidenza come nel dibattito che si svolse in Europa a cavallo dei secoli XIX e XX si possano rinvenire le radici dell'attuale dibattito che, a distanza di oltre un secolo, anima ancora la riflessione e pervade le coscienze ogni volta che si presenta un caso alla cronaca per il quale si è ben lungi dall'aver raggiunto, anche sul piano normativo oltre che su quello giurisprudenziale, soluzioni quantomeno di compromesso.
eutanasia: profili storico-giuridici di un nodo medico-filosofico
GHISLANDI, ELISA
2017/2018
Abstract
Il presente studio,incentrato sulla tematica dell'eutanasia, muove da un approccio storicistico e giuridico e contempla un arco temporale che va dall'antichità sino ai primi decenni del Novecento: si è preferito dunque trattare una dimensione che è rimasta troppo poco indagata. Si è potuto così vedere,nel primo capitolo,come anche nell'antichità l'eventualità della morte pietosa nella quale la vittima era assistita o aiutata attivamente a morire,si sia posta dapprima come problema di etica medica,con il rifiuto intransigente della scuola ippocratica,per poi assumere la connotazione di morte dolce e desiderata nel modello suicidario romano augusteo e di "martello benedetto"con cui porre fine alla vita di vecchi e malati incurabili nel racconto di risalenti pratiche eutanasiche popolari,che non sembrano essere state interrotte dalla condanna dell'eutanasia da parte delle religioni monoteistiche,specie di quella cristiana,che ha informato gli orientamenti di medici,filosofi e giureconsulti nell'età moderna. Fra questi ultimi infatti,come emerge dal secondo capitolo,si sviluppò un acceso confronto circa il ruolo delle cure palliative,che porterà a ripensamenti e a prese di posizione più o meno possibiliste sull'ammissibilità e liceità di tali pratiche. Tale confronto,ripreso nel terzo capitolo,sollecitò l'adozione delle prime legislazioni dedicate al tema,fra cui quella del codice Zanardelli del 1889,in materia di partecipazione all'altrui suicidio e di omicidio del consenziente. Legislazioni che scaturirono da un confronto dottrinario aperto a livello europeo,che ebbe tra i protagonisti esponenti di spicco della scuola positiva come Enrico Ferri,della nascente antropologia criminale come Enrico Morselli e del diritto penale come Francesco Carrara e Antonio Visco. L'analisi di alcuni casi ratti dai repertori della giurisprudenza e dalle di quegli anni completa la visione della presenza e della diffusione del fenomeno eutanasico a livello sociale, nonchè degli orientamenti espressi dalle corti che giudicarono talvolta in modi sconcertantemente opposti circostanze e fattispecie medesime, sulla base della pressione esercitata dall'opinione pubblica. come approccio metodologico, si è ritenuto corretto affiancare casi italiani a casi europei, in particolare francesi, anche tenendo conto del fatto che, come per le legislazioni e la dottrina, anche per la giurisprudenza vi era grande attenzione per le situazioni e le esperienze di altri paesi. Il percorso tracciato nel presente elaborato pone in evidenza come nel dibattito che si svolse in Europa a cavallo dei secoli XIX e XX si possano rinvenire le radici dell'attuale dibattito che, a distanza di oltre un secolo, anima ancora la riflessione e pervade le coscienze ogni volta che si presenta un caso alla cronaca per il quale si è ben lungi dall'aver raggiunto, anche sul piano normativo oltre che su quello giurisprudenziale, soluzioni quantomeno di compromesso.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/37997