Ho scelto di trattare questo argomento perché lo ritengo ancora attuale, nonostante spesso non se ne parli molto. Ho analizzato il tema partendo dal passato, facendo un'analisi sociologica per vedere in cosa può essere cambiata la realtà attuale, quali sono i fattori che incidono sulla scelta dei minori di intraprendere lavori in giovane età. Successivamente ho descritto la normativa, in maniera cronologica, analizzando la disciplina a livello internazionale, comunitario e nazionale. A livello internazionale è ricca di Convenzioni tra cui le più importanti sono la Convenzione ILO n.138 del 1973 e la n.182 del 1999, che si sono occupate di imporre limiti per quanto riguarda l'età minima di accesso al lavoro, le ore lavorative, la tutela dei minori nei confronti di lavori pericolosi per la salute e lo sviluppo e il divieto delle peggiori forme di lavoro e sfruttamento. L'Italia ha dato una risposta concreta al fenomeno molto più lenta rispetto ad altri Stati. In particolare un importante svolta è stata data sicuramente con l'art.37 della Costituzione, che ha creato una tutela forte nei confronti di quelli che sono considerati soggetti ¿deboli¿, donne e minori, anche grazie alla specialità prevista al secondo e al terzo comma dello stesso articolo. Sempre a livello nazionale le modifiche attuate alla normativa sono state notevoli. Partendo dalle prime leggi (la n.977/1967, la n.285/1977), si è cercato sempre più di garantire un corretto sviluppo al minore, adeguandosi alle direttive internazionali riguardanti l'età minima di ammissione e il divieto di alcune forme di lavoro, ma soprattutto assicurando al minore stesso una corretta formazione nel rapporto scuola-lavoro. In particolare su questo tema, il nostro paese ha disposto la possibilità di assunzione affiancando la formazione al lavoro, prima tramite il contratto di formazione e lavoro previsto dalla legge n.285 del 1977, poi tramite la legge sull'apprendistato attualmente ancora in vigore. In ultimo il Testo Unico 81 del 2008 si è occupato di fare alcune precisazioni sulla materia, stabilendo nel dettaglio la normativa attuale, regolando orario di lavoro, retribuzione, età minima di accesso al lavoro e visite mediche. Ho scelto poi di analizzare nello specifico le esperienze lavorative attuali nel nostro paese, individuando i casi delle città del Nord, del Centro e del Sud Italia, cercando di capire quelle che potevano essere le diverse scelte operate dagli stessi minori. E' emerso come in tutte e tre le zone sono presenti esperienze di lavoro minorile, per alcuni aspetti molto simili, ma allo stesso tempo con caratteristiche molto differenti. In ultimo ho scelto di parlare di quella che inizialmente era solo un'eccezione, ma che poi ad oggi ha finito per ricomprendere una buona parte dei casi di occupazione minorile, ovvero il lavoro nel mondo dello spettacolo. In particolare mi sono occupata di capire quali sono i soggetti tenuti a dare l'autorizzazione allo svolgimento del lavoro, chi è competente a fare i dovuti controlli, quali sono gli obblighi che le aziende televisive o cinematografiche devono rispettare durante le riprese e le sanzioni in cui potrebbero incorrere in caso di violazione dei divieti stabiliti.
Il lavoro minorile
GOBBATO, GIULIA
2016/2017
Abstract
Ho scelto di trattare questo argomento perché lo ritengo ancora attuale, nonostante spesso non se ne parli molto. Ho analizzato il tema partendo dal passato, facendo un'analisi sociologica per vedere in cosa può essere cambiata la realtà attuale, quali sono i fattori che incidono sulla scelta dei minori di intraprendere lavori in giovane età. Successivamente ho descritto la normativa, in maniera cronologica, analizzando la disciplina a livello internazionale, comunitario e nazionale. A livello internazionale è ricca di Convenzioni tra cui le più importanti sono la Convenzione ILO n.138 del 1973 e la n.182 del 1999, che si sono occupate di imporre limiti per quanto riguarda l'età minima di accesso al lavoro, le ore lavorative, la tutela dei minori nei confronti di lavori pericolosi per la salute e lo sviluppo e il divieto delle peggiori forme di lavoro e sfruttamento. L'Italia ha dato una risposta concreta al fenomeno molto più lenta rispetto ad altri Stati. In particolare un importante svolta è stata data sicuramente con l'art.37 della Costituzione, che ha creato una tutela forte nei confronti di quelli che sono considerati soggetti ¿deboli¿, donne e minori, anche grazie alla specialità prevista al secondo e al terzo comma dello stesso articolo. Sempre a livello nazionale le modifiche attuate alla normativa sono state notevoli. Partendo dalle prime leggi (la n.977/1967, la n.285/1977), si è cercato sempre più di garantire un corretto sviluppo al minore, adeguandosi alle direttive internazionali riguardanti l'età minima di ammissione e il divieto di alcune forme di lavoro, ma soprattutto assicurando al minore stesso una corretta formazione nel rapporto scuola-lavoro. In particolare su questo tema, il nostro paese ha disposto la possibilità di assunzione affiancando la formazione al lavoro, prima tramite il contratto di formazione e lavoro previsto dalla legge n.285 del 1977, poi tramite la legge sull'apprendistato attualmente ancora in vigore. In ultimo il Testo Unico 81 del 2008 si è occupato di fare alcune precisazioni sulla materia, stabilendo nel dettaglio la normativa attuale, regolando orario di lavoro, retribuzione, età minima di accesso al lavoro e visite mediche. Ho scelto poi di analizzare nello specifico le esperienze lavorative attuali nel nostro paese, individuando i casi delle città del Nord, del Centro e del Sud Italia, cercando di capire quelle che potevano essere le diverse scelte operate dagli stessi minori. E' emerso come in tutte e tre le zone sono presenti esperienze di lavoro minorile, per alcuni aspetti molto simili, ma allo stesso tempo con caratteristiche molto differenti. In ultimo ho scelto di parlare di quella che inizialmente era solo un'eccezione, ma che poi ad oggi ha finito per ricomprendere una buona parte dei casi di occupazione minorile, ovvero il lavoro nel mondo dello spettacolo. In particolare mi sono occupata di capire quali sono i soggetti tenuti a dare l'autorizzazione allo svolgimento del lavoro, chi è competente a fare i dovuti controlli, quali sono gli obblighi che le aziende televisive o cinematografiche devono rispettare durante le riprese e le sanzioni in cui potrebbero incorrere in caso di violazione dei divieti stabiliti.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
723925_tesifinale.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
891.16 kB
Formato
Adobe PDF
|
891.16 kB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/37953