L'elaborato verte sul tema dei criteri di priorità nell'esercizio dell'azione penale. Nel primo capitolo si analizzano, anche in relazione al dettato costituzionale, i principi alternativi di obbligatorietà e discrezionalità e il ruolo del pubblico ministero dal periodo fascista ad oggi. A questa analisi del contesto costituzionale e ordinamentale segue, nel secondo capitolo, la definizione dei concetti di azione penale e di notizia di reato, riponendo una certa attenzione alla suddivisione delle notizie di reato tra qualificate e non qualificate, alla figura del p.m. ricercatore delle notizie di reato e, per finire, alla discrezionalità di fatto. Il fulcro della tesi è nel capitolo terzo con la definizione dei criteri di priorità nell'esercizio dell'azione penale, un'analisi delle posizioni dottrinarie riguardo alla loro introduzione e al loro uso nel sistema, la possibile individuazione di soggetti diversi dai magistrati inquirenti come soggetti promotori. Si analizzano anche alcuni provvedimenti effettivamente emanati, nei loro diversi contesti temporali di riferimento, con particolare attenzione alla circolare Pieri Conti, alla circolare Zagrebelsky e alla circolare Maddalena, ma non solo. Si fa debito riferimento, ovviamente, anche all'azione del C.S.M. in materia, con le sue risoluzioni, e alle proposte e agli interventi legislativi che si sono susseguiti negli anni. Nel quarto capitolo si analizzano le riforme più recenti che hanno inciso sul tema, per individuare i loro possibili effetti riequilibrativi nello squilibrato rapporto fra la domanda di giustizia e l'effettiva capacità di smaltimento degli uffici giudiziari e si individuano ulteriori prospettive per il futuro, per l'attenuazione della discrezionalità di fatto che vige nel nostro sistema.

I criteri di priorità nell'esercizio dell'azione penale: contesto, evoluzione e prospettive

BAGNASCO, GIULIA
2016/2017

Abstract

L'elaborato verte sul tema dei criteri di priorità nell'esercizio dell'azione penale. Nel primo capitolo si analizzano, anche in relazione al dettato costituzionale, i principi alternativi di obbligatorietà e discrezionalità e il ruolo del pubblico ministero dal periodo fascista ad oggi. A questa analisi del contesto costituzionale e ordinamentale segue, nel secondo capitolo, la definizione dei concetti di azione penale e di notizia di reato, riponendo una certa attenzione alla suddivisione delle notizie di reato tra qualificate e non qualificate, alla figura del p.m. ricercatore delle notizie di reato e, per finire, alla discrezionalità di fatto. Il fulcro della tesi è nel capitolo terzo con la definizione dei criteri di priorità nell'esercizio dell'azione penale, un'analisi delle posizioni dottrinarie riguardo alla loro introduzione e al loro uso nel sistema, la possibile individuazione di soggetti diversi dai magistrati inquirenti come soggetti promotori. Si analizzano anche alcuni provvedimenti effettivamente emanati, nei loro diversi contesti temporali di riferimento, con particolare attenzione alla circolare Pieri Conti, alla circolare Zagrebelsky e alla circolare Maddalena, ma non solo. Si fa debito riferimento, ovviamente, anche all'azione del C.S.M. in materia, con le sue risoluzioni, e alle proposte e agli interventi legislativi che si sono susseguiti negli anni. Nel quarto capitolo si analizzano le riforme più recenti che hanno inciso sul tema, per individuare i loro possibili effetti riequilibrativi nello squilibrato rapporto fra la domanda di giustizia e l'effettiva capacità di smaltimento degli uffici giudiziari e si individuano ulteriori prospettive per il futuro, per l'attenuazione della discrezionalità di fatto che vige nel nostro sistema.
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