Postural instability in Parkinson's disease patients is a critical clinical sign indicating progression to more advanced stages of the disease. Clinical management requires a holistic approach that may include targeted physiotherapy, lifestyle changes, and medication to enhance mobility and reduce fall risk. Accurate evaluation of postural instability, through tools like the pull-test, is crucial for early diagnosis and personalized treatment. This simple yet effective test assesses a patient's ability to maintain balance after a sudden backward pull, providing valuable insights into fall propensity and disease progression. Its clinical application yields important information on the integrity of the patient's postural reflexes and monitors postural stability impairment over time, offering an objective measure of motor symptom progression. Furthermore, the pull-test aids in customizing therapeutic plans and rehabilitation interventions, thereby improving patient management and potentially their quality of life. The study involved 203 Parkinson's disease patients from the Regional Expert Center for Parkinson's Disease and Movement Disorders at AOU Città della Salute e della Scienza of Turin between 2011 and 2023. To thoroughly study the patient cohort and their clinical course, various quantitative and qualitative variables were analyzed using descriptive statistics (calculation of mean, standard deviation, minimum and maximum value) and statistical methods such as the Kruskal-Wallis test, binary logistic regression, and Pearson's chi-square test. This study employed a multidisciplinary approach, combining neurological, physiatric, and neurophysiological expertise to analyze the pull-test response in relation to patient clinical improvement and selection for advanced therapies like DBS and continuous intestinal infusion of Duodopa. It was observed that patients responding pharmacologically to the pull-test showed significant improvements in reducing axial symptoms post-dopaminergic therapy, yet they presented a worse clinical picture compared to non-responders. Another interesting insight demonstrated in this thesis is that pull-test responders more frequently undergo advanced therapies compared to non-responders, suggesting the potential of the pull-test and its corresponding levodopa response as a predictive tool in managing advanced-stage disease. Subsequently, it was shown that the presence of PIGD phenotype (postural instability and gait disorder) is progressively higher in both pull-test responders and non-responders, evidencing that the pharmacological response to the pull-test is also closely related to the disease phenotype. The encouraging and innovative results obtained so far, extending the field of diagnosis, therapy, clinical method, and pathophysiological research, justify and support the continuation of these studies, verifying their applicability on other patient cohorts, with the aim of a scientific and clinical approach based on precision medicine.
L'instabilità posturale nei pazienti con malattia di Parkinson è un segno clinico critico che indica una progressione verso stadi più avanzati della malattia. La gestione clinica richiede un approccio olistico che può includere fisioterapia mirata, cambiamenti nello stile di vita, e l'uso di farmaci per migliorare la mobilità e ridurre il rischio di cadute. La valutazione accurata dell'instabilità posturale, attraverso strumenti come il pull-test, è fondamentale per la diagnosi precoce e la personalizzazione del trattamento. Questo test semplice ma efficace misura la capacità di un paziente di mantenere l'equilibrio dopo una trazione improvvisa all'indietro, offrendo informazioni preziose sulla propensione alle cadute e sulla progressione della malattia. La sua applicazione clinica fornisce informazioni preziose sull'integrità dei riflessi posturali del paziente e monitora la compromissione della stabilità posturale nel tempo, offrendo una misura oggettiva della progressione dei sintomi motori. Inoltre, la manovra del pull-test aiuta a personalizzare piani terapeutici e interventi riabilitativi, migliorando così la gestione dei pazienti e potenzialmente la loro qualità di vita. Lo studio ha coinvolto 203 pazienti con malattia di Parkinson afferenti al Centro Regionale Esperto per la Malattia di Parkinson e i Disturbi del Movimento dell’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino tra il 2011 e il 2023. Al fine di poter studiare dettagliatamente la coorte di pazienti e il loro andamento clinico, sono state analizzate diverse variabili quantitative e qualitative mediante l’utilizzo di statistiche descrittive (calcolo della media, deviazione standard, valore minimo e valore massimo assoluto) e l’impiego di metodi statistici come il Test di Krurskal-Wallis, una regressione logistica binaria e il test del Chi-quadrato di Pearson. In questo studio si è utilizzato un approccio multidisciplinare, che ha messo insieme le competenze neurologiche, fisiatriche e neurofisiologiche al fine di ottenere un’analisi della risposta al pull-test in relazione al miglioramento clinico dei pazienti e alla selezione per terapie di fase avanzata come la DBS e l’infusione intestinale continua di Duodopa. È stato osservato che, sebbene i pazienti che rispondono farmacologicamente al pull-test presentino dei miglioramenti significativi nella riduzione dei sintomi assiali post terapia dopaminergica, sono loro ad avere una clinica peggiore rispetto ai pazienti pull-test non-responders. Un altro spunto di riflessione interessante che abbiamo dimostrato con questa tesi è che i pazienti pull-test responders vanno più frequentemente incontro a terapie di fase avanzata rispetto ai pull-test non-responders, suggerendo il potenziale della manovra del pull-test e della sua corrispettiva risposta alla levodopa come strumento predittivo nella gestione della malattia in fase avanzata. Successivamente, è stato dimostrato come la presenza di fenotipo PIGD (postural instability and gait disorder) sia progressivamente più alta nei pazienti pull-test responders e pull-test non-responders, a testimonianza del fatto che la risposta farmacologica al pull-test è strettamente correlata anche al fenotipo di malattia. I risultati incoraggianti ed innovativi fin qui ottenuti, che si estendono sul campo della diagnosi, della terapia, del metodo clinico e della ricerca fisiopatologica, giustificano e sostengono il proseguimento di questi studi, verificandone l’applicabilità su altre coorti di pazienti, nell’ottica di un approccio scientifico e clinico improntato sulla medicina di precisione.
Il pull-test nella Malattia di Parkinson: risposta alla terapia dopaminergica, correlati fisiopatologici e valore prognostico
BERGADANO, FEDERICO
2023/2024
Abstract
L'instabilità posturale nei pazienti con malattia di Parkinson è un segno clinico critico che indica una progressione verso stadi più avanzati della malattia. La gestione clinica richiede un approccio olistico che può includere fisioterapia mirata, cambiamenti nello stile di vita, e l'uso di farmaci per migliorare la mobilità e ridurre il rischio di cadute. La valutazione accurata dell'instabilità posturale, attraverso strumenti come il pull-test, è fondamentale per la diagnosi precoce e la personalizzazione del trattamento. Questo test semplice ma efficace misura la capacità di un paziente di mantenere l'equilibrio dopo una trazione improvvisa all'indietro, offrendo informazioni preziose sulla propensione alle cadute e sulla progressione della malattia. La sua applicazione clinica fornisce informazioni preziose sull'integrità dei riflessi posturali del paziente e monitora la compromissione della stabilità posturale nel tempo, offrendo una misura oggettiva della progressione dei sintomi motori. Inoltre, la manovra del pull-test aiuta a personalizzare piani terapeutici e interventi riabilitativi, migliorando così la gestione dei pazienti e potenzialmente la loro qualità di vita. Lo studio ha coinvolto 203 pazienti con malattia di Parkinson afferenti al Centro Regionale Esperto per la Malattia di Parkinson e i Disturbi del Movimento dell’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino tra il 2011 e il 2023. Al fine di poter studiare dettagliatamente la coorte di pazienti e il loro andamento clinico, sono state analizzate diverse variabili quantitative e qualitative mediante l’utilizzo di statistiche descrittive (calcolo della media, deviazione standard, valore minimo e valore massimo assoluto) e l’impiego di metodi statistici come il Test di Krurskal-Wallis, una regressione logistica binaria e il test del Chi-quadrato di Pearson. In questo studio si è utilizzato un approccio multidisciplinare, che ha messo insieme le competenze neurologiche, fisiatriche e neurofisiologiche al fine di ottenere un’analisi della risposta al pull-test in relazione al miglioramento clinico dei pazienti e alla selezione per terapie di fase avanzata come la DBS e l’infusione intestinale continua di Duodopa. È stato osservato che, sebbene i pazienti che rispondono farmacologicamente al pull-test presentino dei miglioramenti significativi nella riduzione dei sintomi assiali post terapia dopaminergica, sono loro ad avere una clinica peggiore rispetto ai pazienti pull-test non-responders. Un altro spunto di riflessione interessante che abbiamo dimostrato con questa tesi è che i pazienti pull-test responders vanno più frequentemente incontro a terapie di fase avanzata rispetto ai pull-test non-responders, suggerendo il potenziale della manovra del pull-test e della sua corrispettiva risposta alla levodopa come strumento predittivo nella gestione della malattia in fase avanzata. Successivamente, è stato dimostrato come la presenza di fenotipo PIGD (postural instability and gait disorder) sia progressivamente più alta nei pazienti pull-test responders e pull-test non-responders, a testimonianza del fatto che la risposta farmacologica al pull-test è strettamente correlata anche al fenotipo di malattia. I risultati incoraggianti ed innovativi fin qui ottenuti, che si estendono sul campo della diagnosi, della terapia, del metodo clinico e della ricerca fisiopatologica, giustificano e sostengono il proseguimento di questi studi, verificandone l’applicabilità su altre coorti di pazienti, nell’ottica di un approccio scientifico e clinico improntato sulla medicina di precisione.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/3756