La tesi ha ad oggetto l'evoluzione della nozione di "giurisdizione", contenuta nell'articolo 1 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, nella giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo. Nel primo capitolo vengono ripercorsi i lavori preparatori che portarono all'adozione dell'articolo 1. Il capitolo II, insieme al capitolo III, costituisce la sezione più importante e complessa della tesi: quella dedicata all’analisi delle sentenze più emblematiche della Corte EDU. Come si vedrà, i giudici di Strasburgo, pronunciandosi sui differenti casi che le venivano presentati, hanno elaborato diversi orientamenti riguardo all’interpretazione della nozione di «giurisdizione», raggruppabili in due modelli principali: uno «spaziale» e uno «personale». Il secondo capitolo è dedicato al primo dei due modelli, secondo cui è possibile contemplare l’applicazione della Convenzione anche al di fuori del territorio dell’Alta Parte contraente nell’ipotesi in cui quest’ultima eserciti un controllo globale ed effettivo sul territorio in cui si presume siano avvenute le violazioni lamentate. I casi oggetto dell’esame hanno come scenario la Repubblica Turca di Cipro del Nord, entità territoriale separatista auto-proclamatasi indipendente il 15 novembre 1983, la Repubblica Moldava di Transnistria, Stato dichiaratosi indipendente il 2 settembre 1990 ma formalmente non riconosciuto dai Paesi membri delle Nazioni Unite, e la Repubblica Federale di Jugoslavia. Il capitolo III approfondisce il secondo modello, che può definirsi «personale» poiché ammette la possibilità di applicare la CEDU al di fuori dei confini nazionali nel momento in cui si accerta che lo Stato, chiamato in causa per la responsabilità delle violazioni, abbia esercitato un potere e un’autorità direttamente sulla persona delle vittime. L’Iraq, l’aeroporto internazionale di Nairobi e le acque al largo di Capo Verde e al largo della Libia, fanno da sfondo a cinque casi emblematici. Il quarto capitolo, a differenza dei precedenti, non si concentra solo sulla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, ma pone l’attenzione anche su altri trattati di diritti umani. Questa scelta è da ricondursi al fatto che la definizione della nozione di «giurisdizione» è risultata essere essenziale anche per comprendere l’ambito di applicabilità di altre convenzioni, come il Patto sui diritti civili e politici del 1966 e la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia del 1990. Per questo motivo vengono messe a confronto una pronuncia del Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite adottata nei confronti dell’Italia i cui fatti sono ambientati nel Mar Mediterraneo, una del Comitato ONU sui diritti dell’infanzia, riguardante il rimpatrio di bambini francesi detenuti in campi di prigionia in Medio Oriente (in particolare in Iraq), e la decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo sempre inerente al rimpatrio di cittadini francesi detenuti in campi nella Siria nord-orientale.

Evoluzione della nozione di "giurisdizione" nella giurisprudenza EDU

GIORDANO, LAURA
2023/2024

Abstract

La tesi ha ad oggetto l'evoluzione della nozione di "giurisdizione", contenuta nell'articolo 1 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, nella giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo. Nel primo capitolo vengono ripercorsi i lavori preparatori che portarono all'adozione dell'articolo 1. Il capitolo II, insieme al capitolo III, costituisce la sezione più importante e complessa della tesi: quella dedicata all’analisi delle sentenze più emblematiche della Corte EDU. Come si vedrà, i giudici di Strasburgo, pronunciandosi sui differenti casi che le venivano presentati, hanno elaborato diversi orientamenti riguardo all’interpretazione della nozione di «giurisdizione», raggruppabili in due modelli principali: uno «spaziale» e uno «personale». Il secondo capitolo è dedicato al primo dei due modelli, secondo cui è possibile contemplare l’applicazione della Convenzione anche al di fuori del territorio dell’Alta Parte contraente nell’ipotesi in cui quest’ultima eserciti un controllo globale ed effettivo sul territorio in cui si presume siano avvenute le violazioni lamentate. I casi oggetto dell’esame hanno come scenario la Repubblica Turca di Cipro del Nord, entità territoriale separatista auto-proclamatasi indipendente il 15 novembre 1983, la Repubblica Moldava di Transnistria, Stato dichiaratosi indipendente il 2 settembre 1990 ma formalmente non riconosciuto dai Paesi membri delle Nazioni Unite, e la Repubblica Federale di Jugoslavia. Il capitolo III approfondisce il secondo modello, che può definirsi «personale» poiché ammette la possibilità di applicare la CEDU al di fuori dei confini nazionali nel momento in cui si accerta che lo Stato, chiamato in causa per la responsabilità delle violazioni, abbia esercitato un potere e un’autorità direttamente sulla persona delle vittime. L’Iraq, l’aeroporto internazionale di Nairobi e le acque al largo di Capo Verde e al largo della Libia, fanno da sfondo a cinque casi emblematici. Il quarto capitolo, a differenza dei precedenti, non si concentra solo sulla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, ma pone l’attenzione anche su altri trattati di diritti umani. Questa scelta è da ricondursi al fatto che la definizione della nozione di «giurisdizione» è risultata essere essenziale anche per comprendere l’ambito di applicabilità di altre convenzioni, come il Patto sui diritti civili e politici del 1966 e la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia del 1990. Per questo motivo vengono messe a confronto una pronuncia del Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite adottata nei confronti dell’Italia i cui fatti sono ambientati nel Mar Mediterraneo, una del Comitato ONU sui diritti dell’infanzia, riguardante il rimpatrio di bambini francesi detenuti in campi di prigionia in Medio Oriente (in particolare in Iraq), e la decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo sempre inerente al rimpatrio di cittadini francesi detenuti in campi nella Siria nord-orientale.
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