La violenza di genere è una violazione dei diritti umani riscontrabile trasversalmente in tutte le culture, le classi sociali e ad ogni livello di istruzione, reddito o fascia d’età. Nell’ambito della violenza di genere ritroviamo la violenza domestica: un tipo di violenza, agita da un componente della famiglia, nei confronti di un altro membro della stessa. Essa ha molte manifestazioni: violenza fisica, violenza economica, violenza psicologica, violenza sessuale, stalking e violenza assistita. Quasi il 30% delle donne che hanno avuto una relazione riferisce di aver subito una qualche forma di violenza da parte del compagno e il 38% degli omicidi a livello globale, nei confronti di donne, sono commessi dal partner. Le donne che subiscono violenze da un partner intimo nel 42% dei casi riportano un infortunio e hanno 1,5 volte più probabilità di contrarre un'infezione sessuale, sono più soggette ad ansia e attacchi di panico, disturbi del sonno e dell’alimentazione, depressione, difficoltà di concentrazione oltre a mal di testa, mal di schiena, dolori addominali, disturbi gastrointestinali, autolesionismo, idee di suicidio e maggior rischio di abuso di droghe, fumo o alcool. Fino al 90% delle violenze domestiche iniziano o continuano anche in caso di gravidanza della vittima con numerosi rischi per la donna e per il nascituro. La farmacia è un luogo sanitario sicuro, di facile accesso e può essere un punto in cui la figura del farmacista può riconoscere, sostenere e guidare le vittime di violenza. Obiettivo dei questionari, è valutarne l’efficacia per prestare assistenza alle vittime di violenza domestica. Il questionario, in tre lingue, è stato somministrato agli utenti e ai farmacisti di 10 farmacie della città di Torino. La popolazione che ha aderito maggiormente è stata quella femminile e la maggior parte degli intervistati sono sposati o conviventi con figli. Il 41% della popolazione intervistata è a conoscenza di violenze di genere e/o domestiche subite da conoscenti e il 52% degli intervistati ritiene che una vittima possa recarsi in farmacia per trovare aiuto. La percentuale di persone che non sono a conoscenza dell’esistenza di alcun centro di assistenza nel torinese è alta: il 32%. I risultati dei questionari per i farmacisti rivelano che il 45% degli intervistati ha assistito a una qualche forma di violenza. Il 79% dei farmacisti monitora l’acquisto di farmaci ma il 55% degli intervistati non è convinto di saper riconoscere una vittima di violenza domestica dai suoi acquisti e/o dai suoi comportamenti a fronte di un 40% che invece ritiene di riuscire a comprenderlo; tuttavia il 30% degli intervistati non saprebbe dove indirizzare una vittima di violenza e il 55% non conosce nessun centro antiviolenza nella sua zona da consigliare. I principali utenti delle farmacie sono donne sposate e con figli e sono anche la popolazione più soggetta a questo tipo di violenza. La farmacia è dunque un luogo sanitario sicuro dove offrire un servizio contro la violenza domestica. Vista la grande fiducia verso la figura professionale del farmacista quest’ultimo dovrà essere formato per essere in grado di comprendere le possibili cause dei sintomi che gli vengono riferiti e, sempre nel pieno rispetto del segreto professionale, porre domande “di screening” per far emergere la violenza ed effettuando poi un’eventuale valutazione del rischio al fine di indirizzarli ad un’assistenza specializzata.
Il ruolo del farmacista di comunità nel contrasto alla violenza contro le donne
BOLLO, VICTORIA
2021/2022
Abstract
La violenza di genere è una violazione dei diritti umani riscontrabile trasversalmente in tutte le culture, le classi sociali e ad ogni livello di istruzione, reddito o fascia d’età. Nell’ambito della violenza di genere ritroviamo la violenza domestica: un tipo di violenza, agita da un componente della famiglia, nei confronti di un altro membro della stessa. Essa ha molte manifestazioni: violenza fisica, violenza economica, violenza psicologica, violenza sessuale, stalking e violenza assistita. Quasi il 30% delle donne che hanno avuto una relazione riferisce di aver subito una qualche forma di violenza da parte del compagno e il 38% degli omicidi a livello globale, nei confronti di donne, sono commessi dal partner. Le donne che subiscono violenze da un partner intimo nel 42% dei casi riportano un infortunio e hanno 1,5 volte più probabilità di contrarre un'infezione sessuale, sono più soggette ad ansia e attacchi di panico, disturbi del sonno e dell’alimentazione, depressione, difficoltà di concentrazione oltre a mal di testa, mal di schiena, dolori addominali, disturbi gastrointestinali, autolesionismo, idee di suicidio e maggior rischio di abuso di droghe, fumo o alcool. Fino al 90% delle violenze domestiche iniziano o continuano anche in caso di gravidanza della vittima con numerosi rischi per la donna e per il nascituro. La farmacia è un luogo sanitario sicuro, di facile accesso e può essere un punto in cui la figura del farmacista può riconoscere, sostenere e guidare le vittime di violenza. Obiettivo dei questionari, è valutarne l’efficacia per prestare assistenza alle vittime di violenza domestica. Il questionario, in tre lingue, è stato somministrato agli utenti e ai farmacisti di 10 farmacie della città di Torino. La popolazione che ha aderito maggiormente è stata quella femminile e la maggior parte degli intervistati sono sposati o conviventi con figli. Il 41% della popolazione intervistata è a conoscenza di violenze di genere e/o domestiche subite da conoscenti e il 52% degli intervistati ritiene che una vittima possa recarsi in farmacia per trovare aiuto. La percentuale di persone che non sono a conoscenza dell’esistenza di alcun centro di assistenza nel torinese è alta: il 32%. I risultati dei questionari per i farmacisti rivelano che il 45% degli intervistati ha assistito a una qualche forma di violenza. Il 79% dei farmacisti monitora l’acquisto di farmaci ma il 55% degli intervistati non è convinto di saper riconoscere una vittima di violenza domestica dai suoi acquisti e/o dai suoi comportamenti a fronte di un 40% che invece ritiene di riuscire a comprenderlo; tuttavia il 30% degli intervistati non saprebbe dove indirizzare una vittima di violenza e il 55% non conosce nessun centro antiviolenza nella sua zona da consigliare. I principali utenti delle farmacie sono donne sposate e con figli e sono anche la popolazione più soggetta a questo tipo di violenza. La farmacia è dunque un luogo sanitario sicuro dove offrire un servizio contro la violenza domestica. Vista la grande fiducia verso la figura professionale del farmacista quest’ultimo dovrà essere formato per essere in grado di comprendere le possibili cause dei sintomi che gli vengono riferiti e, sempre nel pieno rispetto del segreto professionale, porre domande “di screening” per far emergere la violenza ed effettuando poi un’eventuale valutazione del rischio al fine di indirizzarli ad un’assistenza specializzata.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/37396