La presente dissertazione si propone di offrire un'analisi del complesso fenomeno della collaborazione con la giustizia da un punto di vista strettamente processuale. Nel primo capitolo è stato delineato il contesto storico, nonché sociale, nel quale si è sviluppato il fenomeno della collaborazione con la giustizia. In particolare, è stata analizzata l'evoluzione della normativa premiale speciale a partire dai primi interventi legislativi in materia di terrorismo, senza tralasciare le preziose intuizioni di Giovanni Falcone, che hanno contribuito, in modo determinante, alla decisione di estendere la normativa premiale ai reati di stampo mafioso. Ampio spazio è stato dedicato alla disamina della disciplina dettata dal d.l. 15 gennaio 1991, n. 8, conv. il l. 15 marzo, 1991, n. 82, in particolare mettendo in risalto le novità e le modifiche apportate dalla l. 13 febbraio 2001, n. 45. Nell'ultima parte del primo capitolo è stata analizzata la figura del testimone di giustizia. Il secondo capitolo è dedicato agli aspetti prettamente processuali legati al contributo probatorio del collaboratore di giustizia. Iniziando dalle varie vesti processuali che questi può assumere all'interno del procedimento penale, è stato analizzato l'istituto della chiamata in correità come strumento di collaborazione processuale. Nei paragrafi successivi l'attenzione è stata spostata sulla disciplina del verbale illustrativo dei contenuti della collaborazione ex art. 16-quater d.l. n. 8 del 1991. Nel terzo capitolo è stato analizzato il sistema del c.d. ¿doppio binario¿ previsto per i processi di criminalità organizzata, mettendo principalmente in evidenza le principali deroghe che il legislatore ha introdotto al fine di incentivare la collaborazione con la giustizia. Nello specifico sono stati esaminati gli istituti dell'esame e della partecipazione a distanza, rispettivamente disciplinati dagli artt. 146 bis e 147 bis disp. att. c.p.p., strumenti sicuramente utili ad evitare che le organizzazioni criminali possano condizionare le normali dinamiche processuali, o influire sulla serenità dei soggetti chiamati a parteciparvi. Ampio spazio è stato dedicato, inoltre, al trattamento premiale differenziato, e favorevole, predisposto dal legislatore nei confronti di chi decide di collaborare con la giustizia, con particolare riguardo al profilo sanzionatorio, tutorio e penitenziario. Successivamente è stato analizzato l'istituto, particolarmente anomalo, della revisione in peius.
I collaboratori di giustizia: profili processuali
CERVETTI, GIULIA
2018/2019
Abstract
La presente dissertazione si propone di offrire un'analisi del complesso fenomeno della collaborazione con la giustizia da un punto di vista strettamente processuale. Nel primo capitolo è stato delineato il contesto storico, nonché sociale, nel quale si è sviluppato il fenomeno della collaborazione con la giustizia. In particolare, è stata analizzata l'evoluzione della normativa premiale speciale a partire dai primi interventi legislativi in materia di terrorismo, senza tralasciare le preziose intuizioni di Giovanni Falcone, che hanno contribuito, in modo determinante, alla decisione di estendere la normativa premiale ai reati di stampo mafioso. Ampio spazio è stato dedicato alla disamina della disciplina dettata dal d.l. 15 gennaio 1991, n. 8, conv. il l. 15 marzo, 1991, n. 82, in particolare mettendo in risalto le novità e le modifiche apportate dalla l. 13 febbraio 2001, n. 45. Nell'ultima parte del primo capitolo è stata analizzata la figura del testimone di giustizia. Il secondo capitolo è dedicato agli aspetti prettamente processuali legati al contributo probatorio del collaboratore di giustizia. Iniziando dalle varie vesti processuali che questi può assumere all'interno del procedimento penale, è stato analizzato l'istituto della chiamata in correità come strumento di collaborazione processuale. Nei paragrafi successivi l'attenzione è stata spostata sulla disciplina del verbale illustrativo dei contenuti della collaborazione ex art. 16-quater d.l. n. 8 del 1991. Nel terzo capitolo è stato analizzato il sistema del c.d. ¿doppio binario¿ previsto per i processi di criminalità organizzata, mettendo principalmente in evidenza le principali deroghe che il legislatore ha introdotto al fine di incentivare la collaborazione con la giustizia. Nello specifico sono stati esaminati gli istituti dell'esame e della partecipazione a distanza, rispettivamente disciplinati dagli artt. 146 bis e 147 bis disp. att. c.p.p., strumenti sicuramente utili ad evitare che le organizzazioni criminali possano condizionare le normali dinamiche processuali, o influire sulla serenità dei soggetti chiamati a parteciparvi. Ampio spazio è stato dedicato, inoltre, al trattamento premiale differenziato, e favorevole, predisposto dal legislatore nei confronti di chi decide di collaborare con la giustizia, con particolare riguardo al profilo sanzionatorio, tutorio e penitenziario. Successivamente è stato analizzato l'istituto, particolarmente anomalo, della revisione in peius.File | Dimensione | Formato | |
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