Nei secoli uomini e donne hanno dovuto combattere per ottenere le proprie libertà: fisica, di parola, di voto, di lettura, di scelta e di opinione. L'educazione e l'istruzione sono sempre stati i canali predisposti a fornire a uomini e donne l'attrezzatura necessaria per conoscere il mondo, per informarsi, e in tal modo costruirsi un pensiero critico. Lo Stato, la Chiesa e la Scuola sono gli enti che maggiormente hanno veicolato gli ideali culturali del nostro Paese favorendo, e a volte anche ostacolando, la libertà di scelta individuale. Questo è vero soprattutto per le donne, le bambine e i bambini che da sempre hanno dovuto combattere per vedere riconosciuti i propri diritti: istruzione per tutti, riconoscimento dell'importanza dell'età infantile e abolizione del lavoro minorile. Oggi Scuola e Stato concordano nell'affermare l'importanza della parità di diritti tra uomini e donne. Questo principio sta alla base del riconoscimento dell'individuo come “persona” avente caratteristiche peculiari proprie, che non dovrebbero essere influenzate dal sesso di appartenenza, bensì dalla specificità di ciascuno in quanto essere umano. La storia dell'umanità sembra non aver condiviso questo principio e ha ingabbiato le donne e gli uomini in rigidi stereotipi di genere e l'educazione e la letteratura per l'infanzia hanno veicolato la formazione di alcuni dei principali stereotipi che vedono la donna nel ruolo di moglie e madre e l'uomo impegnato nel lavoro, non permettendo alla prima di svolgere mansioni lavorative e al secondo di essere un padre presente. L'educazione di genere si muove tra educazione informale e formale, ossia tra le credenze e i modi di agire tipici di una determinata società e la scienza dell'educazione a carico degli enti formalmente preposti ad attuarla, tra cui la scuola. Quest'ultima, a partire dall'Ottocento fino ad oggi, ha contribuito a rafforzare quelli che erano i principali ideali della società in merito all'educazione degli alunni attraverso la scelta dei libri di testo e dei racconti da proporre agli allievi. Dall'analisi dei libri di testo dagli anni Cinquanta al Duemila emerge quanto la figura femminile, sia essa adulta che bambina, compaia in maniera minore all'interno dei racconti e, quando presente, sia relegata in casa a svolgere mansioni domestiche. Inoltre l'analisi di alcune protagoniste femminili nei racconti per l'infanzia, Wendy, Heidi, Pollyanna, Anna dai Capelli Rossi, fino alla più recente Matilde di Roal Dahl, ha portato alla luce quanto esse si siano dovute muovere tra la necessità di affermarsi e l'adesione ai valori della società in cui operavano. Tutto ciò influenza la visione dei bambini, che saranno portati ad immaginarsi nei ruoli in cui sono solitamente rappresentati gli uomini e le donne nei libri, così come è emerso dall'attività didattica svolta in una scuola primaria: la maggior parte degli alunni ha rappresentato la mamma intenta a cucinare e il papà impegnato a lavorare ma, grazie ad alcune letture loro proposte e agli esempi di donne e uomini dediti ad altre attività, si sono pensati proiettati nel futuro in maniera differente da quello che è stato lo stereotipo comune per anni. Ciascuno ha potuto pertanto immedesimarsi nel personaggio preferito in maniera consapevole e critica, facendosi guidare dalla propria individualità. L'educazione di genere entra a far parte del mondo della scuola nel momento in cui propone la revisione dei curricula.
Educazione di genere e stereotipo femminile nella letteratura per l'infanzia: uno sguardo tra passato e presente
MORASSUTTI, GIORGIA
2019/2020
Abstract
Nei secoli uomini e donne hanno dovuto combattere per ottenere le proprie libertà: fisica, di parola, di voto, di lettura, di scelta e di opinione. L'educazione e l'istruzione sono sempre stati i canali predisposti a fornire a uomini e donne l'attrezzatura necessaria per conoscere il mondo, per informarsi, e in tal modo costruirsi un pensiero critico. Lo Stato, la Chiesa e la Scuola sono gli enti che maggiormente hanno veicolato gli ideali culturali del nostro Paese favorendo, e a volte anche ostacolando, la libertà di scelta individuale. Questo è vero soprattutto per le donne, le bambine e i bambini che da sempre hanno dovuto combattere per vedere riconosciuti i propri diritti: istruzione per tutti, riconoscimento dell'importanza dell'età infantile e abolizione del lavoro minorile. Oggi Scuola e Stato concordano nell'affermare l'importanza della parità di diritti tra uomini e donne. Questo principio sta alla base del riconoscimento dell'individuo come “persona” avente caratteristiche peculiari proprie, che non dovrebbero essere influenzate dal sesso di appartenenza, bensì dalla specificità di ciascuno in quanto essere umano. La storia dell'umanità sembra non aver condiviso questo principio e ha ingabbiato le donne e gli uomini in rigidi stereotipi di genere e l'educazione e la letteratura per l'infanzia hanno veicolato la formazione di alcuni dei principali stereotipi che vedono la donna nel ruolo di moglie e madre e l'uomo impegnato nel lavoro, non permettendo alla prima di svolgere mansioni lavorative e al secondo di essere un padre presente. L'educazione di genere si muove tra educazione informale e formale, ossia tra le credenze e i modi di agire tipici di una determinata società e la scienza dell'educazione a carico degli enti formalmente preposti ad attuarla, tra cui la scuola. Quest'ultima, a partire dall'Ottocento fino ad oggi, ha contribuito a rafforzare quelli che erano i principali ideali della società in merito all'educazione degli alunni attraverso la scelta dei libri di testo e dei racconti da proporre agli allievi. Dall'analisi dei libri di testo dagli anni Cinquanta al Duemila emerge quanto la figura femminile, sia essa adulta che bambina, compaia in maniera minore all'interno dei racconti e, quando presente, sia relegata in casa a svolgere mansioni domestiche. Inoltre l'analisi di alcune protagoniste femminili nei racconti per l'infanzia, Wendy, Heidi, Pollyanna, Anna dai Capelli Rossi, fino alla più recente Matilde di Roal Dahl, ha portato alla luce quanto esse si siano dovute muovere tra la necessità di affermarsi e l'adesione ai valori della società in cui operavano. Tutto ciò influenza la visione dei bambini, che saranno portati ad immaginarsi nei ruoli in cui sono solitamente rappresentati gli uomini e le donne nei libri, così come è emerso dall'attività didattica svolta in una scuola primaria: la maggior parte degli alunni ha rappresentato la mamma intenta a cucinare e il papà impegnato a lavorare ma, grazie ad alcune letture loro proposte e agli esempi di donne e uomini dediti ad altre attività, si sono pensati proiettati nel futuro in maniera differente da quello che è stato lo stereotipo comune per anni. Ciascuno ha potuto pertanto immedesimarsi nel personaggio preferito in maniera consapevole e critica, facendosi guidare dalla propria individualità. L'educazione di genere entra a far parte del mondo della scuola nel momento in cui propone la revisione dei curricula.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/37251