In the Penitentiary System, labour is one of the most important variations of the re-educational function of the sentence, interpreted in the sense of social reintegration. Indeed, this resource is an essential element in the treatment of every prisoner and it constitutes not only the foundation of the Republic, but also the tool through which the inmate can acquire the ability to self-determine economically and socially, in preparation for his return to the free world. Therefore the need for security in prison , as a total institution, should not limitate the implementation of this opportunity, but rather it must help to create a favourable environment to its promotion. In addition, prison labour isn't an obligation for the convict anymore. Now it's recognized as a prisoner's right. This corresponds to the convict's demand for employment opportunities that the penitentiary administration is obliged to find. Either way, the inmate, according to his freedom of conscience, can choose to join the re-educational path through the acceptance of this opportunity. However it's essential to observe how far the labour content of the Law n.354 of 1975 has been applied in the prison reality. Unfortunately, it is undeniable that the normative is unable to achieve the prison's dynamics. All too often, in fact, the current norms are disregarded, while the necessary ones remain in the ideal scenario. Of course this bitter remark acquires even more concreteness thanks to the examination of the discipline of the two genera in which the prison labour is articulated. They are respectively: the labour within the walls (that can be in the employ of the penitentiary administration or third parties), and the labour outside the walls. However, despite the different placement along the path, these types still have to travel a long road before they reach a complete similarity to the free labour and an implementation able to considerably influence the lack of prison labour. Consequently, in the light of this bleak situation, prisoners' trade union rights and prisoners' representation appear as abstract issues that we still need to approach in order to give them a concrete dimension. At the same time a critical approach to the changes made by d.lgs. nn.123 and 124/2018 is needed, especially due to the introduction of public utility work, which purpose is divided between being a new educational resource and the aspiration to become an instrument of restorative justice. And lastly, the results of a research conducted with the aim to understand what is the real gap between the prison's discipline and the concrete dynamics that animate the penitentiary are of pivotal importance. It is an activity based on the analysis of the material collected by submitting a semi-structured interview to some experts with specific professional skills and a wide direct experience. Unfortunately the conclusion is the same: the prison reality is determined by its own rules that not always correspond to a precise normative dictate, even if in some cases the law is evolving to regulate the reality or, finally, to improve it.

Il lavoro è una delle più significative declinazioni nell'Ordinamento penitenziario della funzione rieducativa della pena interpretata nel senso di “reinserimento sociale”. Infatti, questa risorsa è un elemento essenziale dell'offerta trattamentale di ogni detenuto che costituisce, non solo il fondamento della Repubblica, ma anche lo strumento attraverso cui il recluso può acquisire la capacità di autodeterminarsi economicamente e socialmente in vista del ritorno nel mondo libero. Pertanto la necessità di sicurezza del carcere, in quanto istituzione totale, non deve soffocare l'attuazione di questa opportunità, ma, al contrario, deve contribuire a creare un ambiente favorevole alla sua promozione. Inoltre il lavoro penitenziario, non essendo più un obbligo per il condannato, è riconosciuto come un diritto del detenuto a cui corrisponde la pretesa dello stesso che l'amministrazione si adoperi per reperire opportunità d'impiego. Al contrario il recluso, in virtù della propria inderogabile libertà di coscienza, può scegliere se aderire al percorso rieducativo tramite l'accettazione di questa opportunità. Tuttavia, passando dal generale al particolare, risulta fondamentale osservare fino a che punto i contenuti lavoristici della legge n.354/1975 sono stati declinati nella realtà penitenziaria. Purtroppo è innegabile che il dettato normativo rincorre senza raggiungere le dinamiche del carcere poiché spesso le norme presenti sono disattese, mentre, al contrario, quelle necessarie rimangono confinate sul piano ideale senza vedere mai la luce. Naturalmente questa amara considerazione acquista ancora più concretezza alla luce di un esame della disciplina dei due generi in cui si articola il lavoro penitenziario: intramurario, le cui specie, a sua volta, sono l'impiego alle dipendenze dell'amministrazione e quello alle dipendenze di terzi, ed extramurario. Tuttavia è evidente che queste tipologie, seppur collocate su un punto del percorso differente, devono percorrere ancora una lunga strada prima di giungere a un'assimilazione completa al lavoro del mondo libero e a un'attuazione degna di influire realmente sulla fame di lavoro presente in carcere. Pertanto, alla luce di questo desolante quadro, i temi dei diritti sindacali e della rappresentanza dei detenuti lavoratori appaiono come problemi astratti ma che occorre avere il coraggio di porsi affinché essi possano acquistare una dimensione concreta. Allo stesso tempo è necessario un approccio critico alle modifiche ad opera dei dd.lgs. nn.123 e 124/2018, soprattutto in merito all'introduzione del lavoro di pubblica utilità, diviso tra l'essere una nuova risorsa rieducativa e l'aspirazione a divenire uno strumento di giustizia riparativa. Infine sono centrali i risultati di una ricerca condotta sempre con il fine di comprendere direttamente quale è il divario reale tra la disciplina penitenziaria lavoristica e le dinamiche concrete che animano il carcere. Si tratta di un'attività basata sull'analisi del materiale raccolto sottoponendo un'intervista semi-strutturata ad alcuni esperti dotati di specifiche competenze professionali e, soprattutto, di una vasta esperienza diretta. Purtroppo la conclusione è la stessa: la realtà carceraria è determinata da regole proprie che non sempre corrispondono a un preciso dettato normativo anche se, in alcuni casi, il diritto sta evolvendo per regolare l'esistente o, finalmente, per migliorarlo.

Il lavoro penitenziario tra norma e realtà

BOSSOTTI, ELISA ANNAMARIA
2019/2020

Abstract

Il lavoro è una delle più significative declinazioni nell'Ordinamento penitenziario della funzione rieducativa della pena interpretata nel senso di “reinserimento sociale”. Infatti, questa risorsa è un elemento essenziale dell'offerta trattamentale di ogni detenuto che costituisce, non solo il fondamento della Repubblica, ma anche lo strumento attraverso cui il recluso può acquisire la capacità di autodeterminarsi economicamente e socialmente in vista del ritorno nel mondo libero. Pertanto la necessità di sicurezza del carcere, in quanto istituzione totale, non deve soffocare l'attuazione di questa opportunità, ma, al contrario, deve contribuire a creare un ambiente favorevole alla sua promozione. Inoltre il lavoro penitenziario, non essendo più un obbligo per il condannato, è riconosciuto come un diritto del detenuto a cui corrisponde la pretesa dello stesso che l'amministrazione si adoperi per reperire opportunità d'impiego. Al contrario il recluso, in virtù della propria inderogabile libertà di coscienza, può scegliere se aderire al percorso rieducativo tramite l'accettazione di questa opportunità. Tuttavia, passando dal generale al particolare, risulta fondamentale osservare fino a che punto i contenuti lavoristici della legge n.354/1975 sono stati declinati nella realtà penitenziaria. Purtroppo è innegabile che il dettato normativo rincorre senza raggiungere le dinamiche del carcere poiché spesso le norme presenti sono disattese, mentre, al contrario, quelle necessarie rimangono confinate sul piano ideale senza vedere mai la luce. Naturalmente questa amara considerazione acquista ancora più concretezza alla luce di un esame della disciplina dei due generi in cui si articola il lavoro penitenziario: intramurario, le cui specie, a sua volta, sono l'impiego alle dipendenze dell'amministrazione e quello alle dipendenze di terzi, ed extramurario. Tuttavia è evidente che queste tipologie, seppur collocate su un punto del percorso differente, devono percorrere ancora una lunga strada prima di giungere a un'assimilazione completa al lavoro del mondo libero e a un'attuazione degna di influire realmente sulla fame di lavoro presente in carcere. Pertanto, alla luce di questo desolante quadro, i temi dei diritti sindacali e della rappresentanza dei detenuti lavoratori appaiono come problemi astratti ma che occorre avere il coraggio di porsi affinché essi possano acquistare una dimensione concreta. Allo stesso tempo è necessario un approccio critico alle modifiche ad opera dei dd.lgs. nn.123 e 124/2018, soprattutto in merito all'introduzione del lavoro di pubblica utilità, diviso tra l'essere una nuova risorsa rieducativa e l'aspirazione a divenire uno strumento di giustizia riparativa. Infine sono centrali i risultati di una ricerca condotta sempre con il fine di comprendere direttamente quale è il divario reale tra la disciplina penitenziaria lavoristica e le dinamiche concrete che animano il carcere. Si tratta di un'attività basata sull'analisi del materiale raccolto sottoponendo un'intervista semi-strutturata ad alcuni esperti dotati di specifiche competenze professionali e, soprattutto, di una vasta esperienza diretta. Purtroppo la conclusione è la stessa: la realtà carceraria è determinata da regole proprie che non sempre corrispondono a un preciso dettato normativo anche se, in alcuni casi, il diritto sta evolvendo per regolare l'esistente o, finalmente, per migliorarlo.
ITA
In the Penitentiary System, labour is one of the most important variations of the re-educational function of the sentence, interpreted in the sense of social reintegration. Indeed, this resource is an essential element in the treatment of every prisoner and it constitutes not only the foundation of the Republic, but also the tool through which the inmate can acquire the ability to self-determine economically and socially, in preparation for his return to the free world. Therefore the need for security in prison , as a total institution, should not limitate the implementation of this opportunity, but rather it must help to create a favourable environment to its promotion. In addition, prison labour isn't an obligation for the convict anymore. Now it's recognized as a prisoner's right. This corresponds to the convict's demand for employment opportunities that the penitentiary administration is obliged to find. Either way, the inmate, according to his freedom of conscience, can choose to join the re-educational path through the acceptance of this opportunity. However it's essential to observe how far the labour content of the Law n.354 of 1975 has been applied in the prison reality. Unfortunately, it is undeniable that the normative is unable to achieve the prison's dynamics. All too often, in fact, the current norms are disregarded, while the necessary ones remain in the ideal scenario. Of course this bitter remark acquires even more concreteness thanks to the examination of the discipline of the two genera in which the prison labour is articulated. They are respectively: the labour within the walls (that can be in the employ of the penitentiary administration or third parties), and the labour outside the walls. However, despite the different placement along the path, these types still have to travel a long road before they reach a complete similarity to the free labour and an implementation able to considerably influence the lack of prison labour. Consequently, in the light of this bleak situation, prisoners' trade union rights and prisoners' representation appear as abstract issues that we still need to approach in order to give them a concrete dimension. At the same time a critical approach to the changes made by d.lgs. nn.123 and 124/2018 is needed, especially due to the introduction of public utility work, which purpose is divided between being a new educational resource and the aspiration to become an instrument of restorative justice. And lastly, the results of a research conducted with the aim to understand what is the real gap between the prison's discipline and the concrete dynamics that animate the penitentiary are of pivotal importance. It is an activity based on the analysis of the material collected by submitting a semi-structured interview to some experts with specific professional skills and a wide direct experience. Unfortunately the conclusion is the same: the prison reality is determined by its own rules that not always correspond to a precise normative dictate, even if in some cases the law is evolving to regulate the reality or, finally, to improve it.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/37216