The present treatment deals with deepening the institute of the criminal prosecution, that is the the power of the prosecutor to give impetus to the criminal process, with particular regard to the relationship of that institution with the principle of mandatory prosecution and with the criteria of priority in the exercise of the criminal prosecution itself. The criminal prosecution, as configured in the constitutional structure, is governed by the principle of mandatory prosecution, for which “the public prosecutor is obliged to prosecute”: however, the laconicity of the constitutional article enshrining this principle, the art. 112 Cost., the complexity of a judicial reality in increasing difficulty pose delicate theoretical and practical questions relating to the effective applicability of this principle. The obligation to take action pursues an objective of protecting the constitutional principle of the independence of that body and the protection of constitutional principles of legality and equality of citizens before the law as well. Despite the fact that it has been placed as a presidium of these principles, the precept of mandatory prosecution faces today a crisis determined by the concrete impossibility of making a response in an equal manner to all reports of crime that reach the offices of the public prosecutor. Still, a further criticality relative to the obligation of the criminal action is found in the margins of discretion inevitably present in the required activity. Faced with these and other problems, the doctrine has developed several proposals for solutions: the most controversial proposal is the one concerning the priority criteria, for which a subject has the power of establish criteria wich must be adhered by the public prosecutor in the purpose of criminal prosecution, criteria for which priority is given to certain offences rather than to others. The priority criteria theoretically presents incompatibility profiles with the principle of mandatory prosecution, for which in the exercise of criminal prosecution the opportunities for discretion should be strictly limited, and least of all legitimized by a priori selections. Still, the priority criteria involve considerable problems with regard to the competence in their establishment. The present discussion traces therefore the conceptual and normative evolution of the priority criteria in the purpose of criminal prosecution, instruments that are the subject of an ongoing debate and that for decades have been present in the practice of the prosecutor’s offices, and that on several occasions have been legitimized by the Superior Council of the Judiciary, but that only recently have been faced openly by the legislator in the provisions of the law 27 september 2021, n. 134, the Cartabia reform.
La presente trattazione si occupa di approfondire l’istituto dell’azione penale, ovvero il potere in capo al pubblico ministero di dare impulso al processo penale, con particolare riguardo al rapporto di tale istituto con il principio di obbligatorietà dell’azione penale e con i criteri di priorità nell’esercizio della stessa. Il potere di azione, così come configurato nell’impianto costituzionale, è retto dal principio di obbligatorietà, per il quale “il pubblico ministero ha l’obbligo di esercitare l’azione penale”: tuttavia, la laconicità dell’articolo costituzionale sancente tale principio, l’art. 112 Cost., e la complessità di una realtà giudiziaria in crescente difficoltà pongono delicate questioni teoriche e pratiche relative all’effettiva applicabilità di tale principio. L’obbligo di azione persegue un obiettivo di tutela del principio costituzionale di indipendenza di tale organo, nonché di tutela dei principi costituzionali di legalità e di eguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge. Nonostante sia stato posto quale presidio di detti principi, il precetto di obbligatorietà conosce al giorno d’oggi una crisi determinata dall’impossibilità concreta di far fronte in modo eguale a tutte le notizie di reato che pervengono negli uffici delle procure, il cui carico giudiziario si aggrava sempre più. Ancora, un’ulteriore criticità relativa all’obbligatorietà dell’azione penale si rinviene nei margini di discrezionalità inevitabilmente presenti nell’attività requirente. Dinanzi a queste ed altre problematiche la dottrina ha elaborato diverse proposte di soluzioni: la proposta più controversa è quella riguardante i criteri di priorità, per i quali ad un soggetto compete stabilire dei criteri cui l’organo requirente deve attenersi nell’esercizio dell’azione penale, criteri per i quali viene attribuita la priorità a talune fattispecie di reato piuttosto che ad altre. I criteri di priorità presentano sul piano teorico profili di incompatibilità con il principio di obbligatorietà, per il quale nell’esercizio dell’azione penale le occasioni di discrezionalità dovrebbero essere strettamente limitate, e men che meno legittimate da selezioni a priori. Ancora, i criteri comportano problematiche non indifferenti in merito alla competenza nella loro fissazione, stante la particolare natura di tali strumenti. La presente trattazione ripercorre dunque l’evoluzione concettuale e normativa dei criteri di priorità nell’esercizio dell’azione penale, strumenti che sono oggetto di perdurante dibattito e che da decenni sono presenti nelle prassi delle procure, nonché in più occasioni legittimati dal Consiglio Superiore della Magistratura, ma che solo recentemente sono stati affrontati a viso aperto dal legislatore nelle previsioni della legge 27 settembre 2021, n. 134, la riforma Cartabia.
AZIONE PENALE E CRITERI DI PRIORITA'
PERIA, SONIA
2021/2022
Abstract
La presente trattazione si occupa di approfondire l’istituto dell’azione penale, ovvero il potere in capo al pubblico ministero di dare impulso al processo penale, con particolare riguardo al rapporto di tale istituto con il principio di obbligatorietà dell’azione penale e con i criteri di priorità nell’esercizio della stessa. Il potere di azione, così come configurato nell’impianto costituzionale, è retto dal principio di obbligatorietà, per il quale “il pubblico ministero ha l’obbligo di esercitare l’azione penale”: tuttavia, la laconicità dell’articolo costituzionale sancente tale principio, l’art. 112 Cost., e la complessità di una realtà giudiziaria in crescente difficoltà pongono delicate questioni teoriche e pratiche relative all’effettiva applicabilità di tale principio. L’obbligo di azione persegue un obiettivo di tutela del principio costituzionale di indipendenza di tale organo, nonché di tutela dei principi costituzionali di legalità e di eguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge. Nonostante sia stato posto quale presidio di detti principi, il precetto di obbligatorietà conosce al giorno d’oggi una crisi determinata dall’impossibilità concreta di far fronte in modo eguale a tutte le notizie di reato che pervengono negli uffici delle procure, il cui carico giudiziario si aggrava sempre più. Ancora, un’ulteriore criticità relativa all’obbligatorietà dell’azione penale si rinviene nei margini di discrezionalità inevitabilmente presenti nell’attività requirente. Dinanzi a queste ed altre problematiche la dottrina ha elaborato diverse proposte di soluzioni: la proposta più controversa è quella riguardante i criteri di priorità, per i quali ad un soggetto compete stabilire dei criteri cui l’organo requirente deve attenersi nell’esercizio dell’azione penale, criteri per i quali viene attribuita la priorità a talune fattispecie di reato piuttosto che ad altre. I criteri di priorità presentano sul piano teorico profili di incompatibilità con il principio di obbligatorietà, per il quale nell’esercizio dell’azione penale le occasioni di discrezionalità dovrebbero essere strettamente limitate, e men che meno legittimate da selezioni a priori. Ancora, i criteri comportano problematiche non indifferenti in merito alla competenza nella loro fissazione, stante la particolare natura di tali strumenti. La presente trattazione ripercorre dunque l’evoluzione concettuale e normativa dei criteri di priorità nell’esercizio dell’azione penale, strumenti che sono oggetto di perdurante dibattito e che da decenni sono presenti nelle prassi delle procure, nonché in più occasioni legittimati dal Consiglio Superiore della Magistratura, ma che solo recentemente sono stati affrontati a viso aperto dal legislatore nelle previsioni della legge 27 settembre 2021, n. 134, la riforma Cartabia.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
855731_tesiperiasonia.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
1.4 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.4 MB | Adobe PDF |
Se sei interessato/a a consultare l'elaborato, vai nella sezione Home in alto a destra, dove troverai le informazioni su come richiederlo. I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/37113