This is a second cycle of university studies for me, as in 2005 I received my first degree in speech therapy, with the discussion of the thesis: "Language skills in children with prelingual deafness: critical comparison with the bilingual experience of the Cossato School." My first thesis paper closed with a chapter regarding the challenges that, in the near future, the phenomenon of multiculturalism will impose on us, speech therapists and therefore language rehabilitators. Today, in light of my professional and academic growth, developing this new thesis idea, in the wake of the scenario of deaf children from migratory backgrounds (that in the early 2000s had barely presented on the rehabilitation scene, but which now represents the new educational and didactic challenge), I choose to bring out how my two professional skills, both dealing through complementary perspectives with the delicate topic of hearing disability and multilingualism. The goal of this paper is therefore to provide through existing literature, evidence-based knowledge and tools already in use, a model for a literacy for deaf non-Italian-speaking pupils (in first grade). This approach forces us professionals to question ourselves about our methods, timing and tools. I have tried to detail how their two conditions of fragility strongly impact both on the language skills and on the literacy areas (with a greater impact on the latter). The aim of this paper is therefore to show how there is not an exclusive teaching method for this very special school population. My work will also show operational indications, born from the encounter of accredited evidence-based scientific theories, linguistic theories, pedagogical theories, language pedagogy theories and personal speech-language skills. Finally, I will share the result of my work experience, gained in the role of special needs teacher, over the past seven years. Moreover, I discuss how such methodologies can also be useful, from an inclusive perspective, to hear Italian-speaking pupils with neuropsychological profiles negatively impacting the start of reading-writing. Despite the lack of specific teaching materials and practices, I have tried to show how working within special language pedagogy and beyond, it is possible, in fact necessary, to structure a personalized teaching plan as complete as possible and adapted to the pupils’ individual learning style. After trying to delve into the traits that distinguish teaching action in physiology, deafness and bilingualism situations (in which oral Italian represents an L2) thus also all linguistic facets, characteristics and needs of the deaf non-Italian speaking pupil, I tried to consider the linguistic/scientific environment available to the teacher; I continued evaluating the context and professionals involved and tried, in conclusion, to lay assumptions in an attempt to move towards an applicative perspective. An operational proposal closes the paper, supported at each step by theoretical justifications and practical exemplifications.

Questo è per me un secondo ciclo di studi universitari, in quanto nel 2005 ho conseguito la mia prima Laurea in Logopedia, con la discussione della Tesi: “Competenze linguistiche in bambini con sordità prelinguale: confronto critico con l’esperienza bilingue della Scuola di Cossato”. Il mio primo elaborato di tesi si chiudeva con un capitolo dedicato alle sfide che sicuramente negli anni a venire il fenomeno della multiculturalità, ci avrebbe imposto come logopedisti e quindi riabilitatori del linguaggio. Oggi alla luce delle mie nuove conoscenze sviluppare questa nuova idea di tesi, sulla scia dello scenario dei bambini sordi provenienti da contesti migratori, che agli inizi degli anni 2000, emergevano solo timidamente nel panorama riabilitativo, ma che ormai oggi rappresentano la nuova sfida educativo-didattica in ambito scolastico, mi è sembrato stimolante e anche interessante per far emergere come le mie due competenze professionali, abbiano moltissime convergenze, trattando entrambe, solo da prospettive diverse, ma necessariamente complementari, il delicato tema della disabilità uditiva e del multilinguismo. L’obiettivo di questo lavoro è quindi quello di fornire attraverso la letteratura esistente, le conoscenze evidence based e gli strumenti già in uso, una modellizzazione per una didattica di avviamento alla letto-scrittura in classe prima, per alunni sordi non italofoni, che ci obbligano a porci come professionisti, grandi interrogativi di metodo, di tempi e di strumenti. Ho provato a dettagliare come le loro due condizioni di fragilità impattino fortemente sia sul versante delle competenze linguistiche, ma soprattutto su quello dell’alfabetizzazione. L’obiettivo di questo lavoro vuole dunque mostrare come non solo esista un possibile metodo di insegnamento per questa particolarissima popolazione scolastica, al quale sono al fondo allegate anche delle indicazioni operative, nate dall’incontro di accreditate teorie scientifiche evidence based, teorie linguistiche, teorie pedagogiche, teorie glottodidattiche, personali competenze logopediche e frutto infine di esperienze lavorative maturate come docente di sostegno negli ultimi sette anni, ma anche come tali metodologie possano essere utili, in un’ottica inclusiva, anche agli alunni udenti italofoni con profili neuropsicologici negativamente impattanti sull’avviamento della letto-scrittura. Malgrado la carenza di materiali e prassi didattiche specifiche, ho provato a mostrare, come muovendosi all’interno della glottodidattica speciale e non solo, sia possibile, anzi doveroso, strutturare un piano didattico personalizzato il più possibile completo e adeguato al loro particolare modo di apprendere. Dopo aver cercato di approfondire i tratti che contraddistinguono l’azione didattica in situazione di fisiologia, di sordità e di bilinguismo in cui l'italiano orale rappresenta una L2, quindi anche tutte le sfaccettature linguistiche, le caratteristiche e bisogni dell’alunno sordo non italofono, ho cercato di considerare il panorama linguistico/scientifico a disposizione del docente, valutato ambiente e professionisti coinvolti e provato in conclusione a porre dei presupposti per muoversi in un’ottica applicativa. La proposta operativa chiude il lavoro, supportata ad ogni passaggio, da motivazioni teoriche e esemplificazioni pratiche.

Nuove sfide pedagogico-didattiche: il sordo proveniente da un contesto migratorio. Proposta per un percorso di avviamento alla letto-scrittura in classe prima.

FORNASIERO, FRANCESCA
2023/2024

Abstract

Questo è per me un secondo ciclo di studi universitari, in quanto nel 2005 ho conseguito la mia prima Laurea in Logopedia, con la discussione della Tesi: “Competenze linguistiche in bambini con sordità prelinguale: confronto critico con l’esperienza bilingue della Scuola di Cossato”. Il mio primo elaborato di tesi si chiudeva con un capitolo dedicato alle sfide che sicuramente negli anni a venire il fenomeno della multiculturalità, ci avrebbe imposto come logopedisti e quindi riabilitatori del linguaggio. Oggi alla luce delle mie nuove conoscenze sviluppare questa nuova idea di tesi, sulla scia dello scenario dei bambini sordi provenienti da contesti migratori, che agli inizi degli anni 2000, emergevano solo timidamente nel panorama riabilitativo, ma che ormai oggi rappresentano la nuova sfida educativo-didattica in ambito scolastico, mi è sembrato stimolante e anche interessante per far emergere come le mie due competenze professionali, abbiano moltissime convergenze, trattando entrambe, solo da prospettive diverse, ma necessariamente complementari, il delicato tema della disabilità uditiva e del multilinguismo. L’obiettivo di questo lavoro è quindi quello di fornire attraverso la letteratura esistente, le conoscenze evidence based e gli strumenti già in uso, una modellizzazione per una didattica di avviamento alla letto-scrittura in classe prima, per alunni sordi non italofoni, che ci obbligano a porci come professionisti, grandi interrogativi di metodo, di tempi e di strumenti. Ho provato a dettagliare come le loro due condizioni di fragilità impattino fortemente sia sul versante delle competenze linguistiche, ma soprattutto su quello dell’alfabetizzazione. L’obiettivo di questo lavoro vuole dunque mostrare come non solo esista un possibile metodo di insegnamento per questa particolarissima popolazione scolastica, al quale sono al fondo allegate anche delle indicazioni operative, nate dall’incontro di accreditate teorie scientifiche evidence based, teorie linguistiche, teorie pedagogiche, teorie glottodidattiche, personali competenze logopediche e frutto infine di esperienze lavorative maturate come docente di sostegno negli ultimi sette anni, ma anche come tali metodologie possano essere utili, in un’ottica inclusiva, anche agli alunni udenti italofoni con profili neuropsicologici negativamente impattanti sull’avviamento della letto-scrittura. Malgrado la carenza di materiali e prassi didattiche specifiche, ho provato a mostrare, come muovendosi all’interno della glottodidattica speciale e non solo, sia possibile, anzi doveroso, strutturare un piano didattico personalizzato il più possibile completo e adeguato al loro particolare modo di apprendere. Dopo aver cercato di approfondire i tratti che contraddistinguono l’azione didattica in situazione di fisiologia, di sordità e di bilinguismo in cui l'italiano orale rappresenta una L2, quindi anche tutte le sfaccettature linguistiche, le caratteristiche e bisogni dell’alunno sordo non italofono, ho cercato di considerare il panorama linguistico/scientifico a disposizione del docente, valutato ambiente e professionisti coinvolti e provato in conclusione a porre dei presupposti per muoversi in un’ottica applicativa. La proposta operativa chiude il lavoro, supportata ad ogni passaggio, da motivazioni teoriche e esemplificazioni pratiche.
ITA
This is a second cycle of university studies for me, as in 2005 I received my first degree in speech therapy, with the discussion of the thesis: "Language skills in children with prelingual deafness: critical comparison with the bilingual experience of the Cossato School." My first thesis paper closed with a chapter regarding the challenges that, in the near future, the phenomenon of multiculturalism will impose on us, speech therapists and therefore language rehabilitators. Today, in light of my professional and academic growth, developing this new thesis idea, in the wake of the scenario of deaf children from migratory backgrounds (that in the early 2000s had barely presented on the rehabilitation scene, but which now represents the new educational and didactic challenge), I choose to bring out how my two professional skills, both dealing through complementary perspectives with the delicate topic of hearing disability and multilingualism. The goal of this paper is therefore to provide through existing literature, evidence-based knowledge and tools already in use, a model for a literacy for deaf non-Italian-speaking pupils (in first grade). This approach forces us professionals to question ourselves about our methods, timing and tools. I have tried to detail how their two conditions of fragility strongly impact both on the language skills and on the literacy areas (with a greater impact on the latter). The aim of this paper is therefore to show how there is not an exclusive teaching method for this very special school population. My work will also show operational indications, born from the encounter of accredited evidence-based scientific theories, linguistic theories, pedagogical theories, language pedagogy theories and personal speech-language skills. Finally, I will share the result of my work experience, gained in the role of special needs teacher, over the past seven years. Moreover, I discuss how such methodologies can also be useful, from an inclusive perspective, to hear Italian-speaking pupils with neuropsychological profiles negatively impacting the start of reading-writing. Despite the lack of specific teaching materials and practices, I have tried to show how working within special language pedagogy and beyond, it is possible, in fact necessary, to structure a personalized teaching plan as complete as possible and adapted to the pupils’ individual learning style. After trying to delve into the traits that distinguish teaching action in physiology, deafness and bilingualism situations (in which oral Italian represents an L2) thus also all linguistic facets, characteristics and needs of the deaf non-Italian speaking pupil, I tried to consider the linguistic/scientific environment available to the teacher; I continued evaluating the context and professionals involved and tried, in conclusion, to lay assumptions in an attempt to move towards an applicative perspective. An operational proposal closes the paper, supported at each step by theoretical justifications and practical exemplifications.
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