La seguente tesi affronta il tema del giudizio direttissimo codicistico, procedimento speciale disciplinato nel titolo III del libro VI del codice di procedura penale. Si tratta di un giudizio speciale che si discosta dal rito ordinario per una significativa semplificazione e contrazione delle fasi procedurali. Questo modello rituale, qualora azionato, può rispondere almeno a tre diverse funzioni. In primo luogo, il giudizio direttissimo può assolvere alla funzione di immediato ripristino della legalità violata, fornendo una risposta esemplare dell'ordinamento anche al prezzo di un arretramento significativo del sistema di garanzie per l'imputato; questo scopo, generalmente alla base della scelta effettuata nelle legislazioni di impronta autoritaria, ha contraddistinto l'introduzione nel nostro sistema di ipotesi di rito direttissimo ¿atipico¿ durante l'emergenza terrorismo e, più di recente, tramite i cd. pacchetti sicurezza che si sono succeduti negli ultimi quindici anni. In secondo luogo può assolvere ad una funzione semplificatoria e deflattiva, caratterizzandosi per l'introduzione di una procedura semplificata a fronte di situazioni di evidenza probatoria qualificata; questo scopo è alla base della scelta effettuata nel nostro codice di procedura penale, che, infatti, ha circoscritto il giudizio direttissimo ad ipotesi tipiche di evidenza probatoria, come l'arresto in flagranza, la confessione dell'imputato o l'allontanamento d'urgenza dalla casa familiare, anch'esso collegato a situazioni di flagranza. In terzo luogo può assolvere ad una funzione di alleggerimento della tensione nelle carceri dovuta al sovraffollamento; in questa logica si collocano le modifiche al giudizio direttissimo tipico introdotte dal d.l. 22 dicembre 2011, n. 211 ¿Interventi urgenti per il contrasto della tensione detentiva determinata dal sovraffollamento delle carceri¿ conv. in l. 17 febbraio 2012, n. 9.

Il giudizio direttissimo

MACALUSO, ANDREA
2018/2019

Abstract

La seguente tesi affronta il tema del giudizio direttissimo codicistico, procedimento speciale disciplinato nel titolo III del libro VI del codice di procedura penale. Si tratta di un giudizio speciale che si discosta dal rito ordinario per una significativa semplificazione e contrazione delle fasi procedurali. Questo modello rituale, qualora azionato, può rispondere almeno a tre diverse funzioni. In primo luogo, il giudizio direttissimo può assolvere alla funzione di immediato ripristino della legalità violata, fornendo una risposta esemplare dell'ordinamento anche al prezzo di un arretramento significativo del sistema di garanzie per l'imputato; questo scopo, generalmente alla base della scelta effettuata nelle legislazioni di impronta autoritaria, ha contraddistinto l'introduzione nel nostro sistema di ipotesi di rito direttissimo ¿atipico¿ durante l'emergenza terrorismo e, più di recente, tramite i cd. pacchetti sicurezza che si sono succeduti negli ultimi quindici anni. In secondo luogo può assolvere ad una funzione semplificatoria e deflattiva, caratterizzandosi per l'introduzione di una procedura semplificata a fronte di situazioni di evidenza probatoria qualificata; questo scopo è alla base della scelta effettuata nel nostro codice di procedura penale, che, infatti, ha circoscritto il giudizio direttissimo ad ipotesi tipiche di evidenza probatoria, come l'arresto in flagranza, la confessione dell'imputato o l'allontanamento d'urgenza dalla casa familiare, anch'esso collegato a situazioni di flagranza. In terzo luogo può assolvere ad una funzione di alleggerimento della tensione nelle carceri dovuta al sovraffollamento; in questa logica si collocano le modifiche al giudizio direttissimo tipico introdotte dal d.l. 22 dicembre 2011, n. 211 ¿Interventi urgenti per il contrasto della tensione detentiva determinata dal sovraffollamento delle carceri¿ conv. in l. 17 febbraio 2012, n. 9.
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