I parassiti del genere Leishmania sono agenti responsabili di antropozoonosi diffuse in tutto il mondo. Nei focolai endemici del bacino del Mediterraneo la specie più diffusa è Leishmania infantum, trasmessa da diverse specie di flebotomi. In questo contesto, il cane rappresenta il principale serbatoio del parassita, mostrando valori di sieroprevalenza anche superiori al 30%. Diversamente, il gatto per lungo tempo è stato considerato un ospite accidentale, meno suscettibile o addirittura resistente all’infezione, ed il suo ruolo nell’epidemiologia della malattia trascurabile. Tuttavia, recenti studi suggeriscono che nelle aree endemiche per la leishmaniosi canina, i gatti possano presentare livelli di rischio di esposizione e di prevalenza simili a quelli registrati nei cani. Il fine ultimo di questo studio è quello di valutare la prevalenza e l’incidenza di infezione da Leishmania infantum in una popolazione di cani e gatti residenti nell’area endemica del Ponente ligure, durante un periodo di studio di 4 anni, al fine di indagare la diffusione spaziale e temporale e la presenza di eventuali fattori di rischio di infezione. Con tale intento, sono stati sottoposti ad indagine molecolare mediante metodica di PCR end-point 423 campioni di sangue prelevati da pazienti afferenti ad una Clinica Veterinaria presente sul territorio. È stato stabilito lo stato sanitario a T0 e si è proceduto a valutare lo stato di infezione nei periodi successivi, calcolando prevalenza ed incidenza di infezione e tasso di negativizzazione. I dati ottenuti sono stati confrontati con le informazioni disponibili sulle schede anamnestiche di ciascun soggetto ed utilizzati per eseguire l’analisi statistica, prendendo in considerazione le variabili relative all’individuo, al suo stato di salute e alle abitudini di vita. I risultati ottenuti dal calcolo della prevalenza di infezione confermano che circa un terzo della popolazione canina risulta infetto da L. infantum. L’incidenza registrata (in media 23,85%) è rimasta costante, andamento tipico delle malattie a carattere endemico che si mantengono in forma cronica in una popolazione, con un numero di casi tendenzialmente costante nel tempo. La presente indagine ha permesso inoltre di confermare quanto ipotizzato da studi precedenti: i gatti, al pari dei cani, possono albergare il parassita; la maggior parte di essi, però, dopo una stagione di trasmissione, è in grado di risolvere spontaneamente l’infezione, probabilmente a causa di una più efficiente risposta immunitaria di tipo TH1 (cellulo-mediata). Inoltre, i fattori di rischio d’infezione per i quali entrambe le specie risultano vulnerabili sono rappresentati dallo stile di vita condotto all’esterno (maggiore possibilità di essere esposti al vettore) e dalla mancata adozione di presidi di profilassi antiparassitaria. In conclusione, il presente studio ha permesso di rilevare la presenza diffusa del parassita nella popolazione canina e felina del Ponente ligure, confermando il ruolo di ospite serbatoio nel cane e aprendo nuovi scenari epidemiologici sulla leishmaniosi nel cane e nel gatto. L’evidenza della capacità del protozoo di infettare altri ospiti rende il quadro epidemiologico sempre più interessante e al contempo complicato, giustificando probabilmente il fallimento delle misure di controllo, quando orientate esclusivamente alla protezione dell’infezione nel cane.

Prevalenza ed incidenza di infezione da Leishmania infantum in cani e gatti nell’area endemica del Ponente Ligure.

CHIOTTI, ALICE
2021/2022

Abstract

I parassiti del genere Leishmania sono agenti responsabili di antropozoonosi diffuse in tutto il mondo. Nei focolai endemici del bacino del Mediterraneo la specie più diffusa è Leishmania infantum, trasmessa da diverse specie di flebotomi. In questo contesto, il cane rappresenta il principale serbatoio del parassita, mostrando valori di sieroprevalenza anche superiori al 30%. Diversamente, il gatto per lungo tempo è stato considerato un ospite accidentale, meno suscettibile o addirittura resistente all’infezione, ed il suo ruolo nell’epidemiologia della malattia trascurabile. Tuttavia, recenti studi suggeriscono che nelle aree endemiche per la leishmaniosi canina, i gatti possano presentare livelli di rischio di esposizione e di prevalenza simili a quelli registrati nei cani. Il fine ultimo di questo studio è quello di valutare la prevalenza e l’incidenza di infezione da Leishmania infantum in una popolazione di cani e gatti residenti nell’area endemica del Ponente ligure, durante un periodo di studio di 4 anni, al fine di indagare la diffusione spaziale e temporale e la presenza di eventuali fattori di rischio di infezione. Con tale intento, sono stati sottoposti ad indagine molecolare mediante metodica di PCR end-point 423 campioni di sangue prelevati da pazienti afferenti ad una Clinica Veterinaria presente sul territorio. È stato stabilito lo stato sanitario a T0 e si è proceduto a valutare lo stato di infezione nei periodi successivi, calcolando prevalenza ed incidenza di infezione e tasso di negativizzazione. I dati ottenuti sono stati confrontati con le informazioni disponibili sulle schede anamnestiche di ciascun soggetto ed utilizzati per eseguire l’analisi statistica, prendendo in considerazione le variabili relative all’individuo, al suo stato di salute e alle abitudini di vita. I risultati ottenuti dal calcolo della prevalenza di infezione confermano che circa un terzo della popolazione canina risulta infetto da L. infantum. L’incidenza registrata (in media 23,85%) è rimasta costante, andamento tipico delle malattie a carattere endemico che si mantengono in forma cronica in una popolazione, con un numero di casi tendenzialmente costante nel tempo. La presente indagine ha permesso inoltre di confermare quanto ipotizzato da studi precedenti: i gatti, al pari dei cani, possono albergare il parassita; la maggior parte di essi, però, dopo una stagione di trasmissione, è in grado di risolvere spontaneamente l’infezione, probabilmente a causa di una più efficiente risposta immunitaria di tipo TH1 (cellulo-mediata). Inoltre, i fattori di rischio d’infezione per i quali entrambe le specie risultano vulnerabili sono rappresentati dallo stile di vita condotto all’esterno (maggiore possibilità di essere esposti al vettore) e dalla mancata adozione di presidi di profilassi antiparassitaria. In conclusione, il presente studio ha permesso di rilevare la presenza diffusa del parassita nella popolazione canina e felina del Ponente ligure, confermando il ruolo di ospite serbatoio nel cane e aprendo nuovi scenari epidemiologici sulla leishmaniosi nel cane e nel gatto. L’evidenza della capacità del protozoo di infettare altri ospiti rende il quadro epidemiologico sempre più interessante e al contempo complicato, giustificando probabilmente il fallimento delle misure di controllo, quando orientate esclusivamente alla protezione dell’infezione nel cane.
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