Questo lavoro vuole analizzare la situazione inerente agli avvelenamenti dolosi della fauna selvatica in tre grandi Regioni occidentali dell’Italia Settentrionale, confrontandola con i dati bibliografici che emergono dal resto del territorio italiano e, più in generale, dal panorama europeo nel corso dell’ultimo ventennio. Ci si propone di indagare sulla frequenza con cui il campo conferisce campioni biologici appartenenti alle differenti classi, ordini e specie animali per evidenziare differenze nell’entità di conferimento e valutare tali aspetti in particolare nelle specie d’interesse protezionistico. I dati di questa Tesi si riferiscono ai campioni provenienti da tre regioni, Piemonte, Liguria e Valle D’Aosta, conferiti all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta (IZS PLV) nel periodo compreso fra il 2014 e il 2021. In generale la classe animale più numerosa è stata quella dei Mammiferi, seguita dagli Uccelli. Le specie più conferite sono state la Volpe, il Lupo, il Piccione torraiolo, il Cinghiale, il Tasso e la Faina. Si è riscontrato il conferimento di alcuni esemplari appartenenti a specie particolarmente protette. La classe di sostanze tossiche maggiormente implicata è stata quella dei Rodenticidi Anticoagulanti, seguita dagli Insetticidi Organoclorurati, Insetticidi Carbamati e dai Rodenticidi Non Anticoagulanti. Prendendo in considerazione la classe di sostanze maggiormente ritrovata, ovvero i Rodenticidi Anticoagulanti, è stato osservato che è più frequente il riscontro di associazioni di più sostanze piuttosto che l’utilizzo di un singolo principio attivo. Questo fatto potrebbe essere dovuto al fenomeno dell’accumulo subletale di tali sostanze, successivo a contatti ripetuti degli animali selvatici con i veleni. In generale il trend del numero dei casi conferiti è molto irregolare: si sono rilevati due picchi di conferimento, nel 2015 e nel 2019. La maggior parte dei campioni proveniva da aree Semiurbane. Le soluzioni adottate finora per evitare il coinvolgimento della fauna selvatica negli episodi di avvelenamento sono risultate inefficaci, soprattutto nei confronti dei Rodenticidi Anticoagulanti. Risulta evidente che, per gli anni futuri, occorrerà intraprendere ulteriori e diverse azioni per contrastare il dilagare del fenomeno (come, ad esempio, l'estensione dell'obbligatorietà dell'acquisizione di un patentino fitosanitario anche per i composti a bassa concentrazione di principio attivo, l'obbligo di tenuta di un registro dei composti tossici detenuti, l’introduzione di nuove limitazioni legali; la creazione di un Network comunitario dedicato alla segnalazione e alla gestione dei casi di avvelenamento).
Avvelenamenti dolosi della fauna selvatica in Piemonte, Liguria e Valle D'Aosta (2014-2021)
OTTONELLO, TERESA
2021/2022
Abstract
Questo lavoro vuole analizzare la situazione inerente agli avvelenamenti dolosi della fauna selvatica in tre grandi Regioni occidentali dell’Italia Settentrionale, confrontandola con i dati bibliografici che emergono dal resto del territorio italiano e, più in generale, dal panorama europeo nel corso dell’ultimo ventennio. Ci si propone di indagare sulla frequenza con cui il campo conferisce campioni biologici appartenenti alle differenti classi, ordini e specie animali per evidenziare differenze nell’entità di conferimento e valutare tali aspetti in particolare nelle specie d’interesse protezionistico. I dati di questa Tesi si riferiscono ai campioni provenienti da tre regioni, Piemonte, Liguria e Valle D’Aosta, conferiti all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta (IZS PLV) nel periodo compreso fra il 2014 e il 2021. In generale la classe animale più numerosa è stata quella dei Mammiferi, seguita dagli Uccelli. Le specie più conferite sono state la Volpe, il Lupo, il Piccione torraiolo, il Cinghiale, il Tasso e la Faina. Si è riscontrato il conferimento di alcuni esemplari appartenenti a specie particolarmente protette. La classe di sostanze tossiche maggiormente implicata è stata quella dei Rodenticidi Anticoagulanti, seguita dagli Insetticidi Organoclorurati, Insetticidi Carbamati e dai Rodenticidi Non Anticoagulanti. Prendendo in considerazione la classe di sostanze maggiormente ritrovata, ovvero i Rodenticidi Anticoagulanti, è stato osservato che è più frequente il riscontro di associazioni di più sostanze piuttosto che l’utilizzo di un singolo principio attivo. Questo fatto potrebbe essere dovuto al fenomeno dell’accumulo subletale di tali sostanze, successivo a contatti ripetuti degli animali selvatici con i veleni. In generale il trend del numero dei casi conferiti è molto irregolare: si sono rilevati due picchi di conferimento, nel 2015 e nel 2019. La maggior parte dei campioni proveniva da aree Semiurbane. Le soluzioni adottate finora per evitare il coinvolgimento della fauna selvatica negli episodi di avvelenamento sono risultate inefficaci, soprattutto nei confronti dei Rodenticidi Anticoagulanti. Risulta evidente che, per gli anni futuri, occorrerà intraprendere ulteriori e diverse azioni per contrastare il dilagare del fenomeno (come, ad esempio, l'estensione dell'obbligatorietà dell'acquisizione di un patentino fitosanitario anche per i composti a bassa concentrazione di principio attivo, l'obbligo di tenuta di un registro dei composti tossici detenuti, l’introduzione di nuove limitazioni legali; la creazione di un Network comunitario dedicato alla segnalazione e alla gestione dei casi di avvelenamento).File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/36877