Introduction: Cutaneous melanoma is a malignant tumor that originates from melanocytes. It is estimated that 5-10% of melanoma cases have a hereditary component, linked to genetic abnormalities that can be transmitted within the family, leading to an increased risk of developing the malignancy. Essential for early diagnosis is dermoscopy, a non-invasive examination that allows accurate analysis of melanocytic lesions. Objectives: The aim of the study is to assess the presence of clinical-dermoscopic differences in the melanocytic lesions of familial melanoma patients, based on the presence or absence of predisposing genetic mutations, using an objective and validated method called iDScore. The secondary objective is to evaluate the applicability of the iDScore method in clinical practice in patients with familial melanoma. Methods: A retrospective study was performed on a cohort of 40 subjects, consisting of 22 males (55%) and 18 females (45%), ranging in age from 30 to 77 years, all presenting a history of multiple melanoma and candidates for genetic screening at the genetics outpatient clinic of the San Lazzaro hospital, in which 50% tested positive for predisposing genetic mutations, with the highest frequency for alterations in CDKN2A and MITF. Subsequently, all skin lesions captured and archived on the Fotofinder software were analysed and scored based on the iDScore, which analyses the patient's age at the time of the visit, lesion location, size and dermoscopic characteristics. Based on the final score obtained for each lesion, four classes of malignancy risk (null, low, intermediate, high) are identified. The limitations of the study are: retrospective study, so it is not possible to assess the evolution of lesions; small sample size; absence of high-risk lesions; possible failure to acquire small lesions. Results: None of the analyzed patients presented melanocytic lesions at high risk of malignancy. Eight patients, of which four were mutated and four were non-mutated, exclusively had lesions with zero risk of malignancy and were excluded from the statistical analysis. Among the remaining 16 non-mutated patients, 75 per cent presented exclusively low-risk lesions, while 25 per cent presented intermediate-risk lesions. In contrast, among the remaining 16 mutated patients, 62.5 per cent presented exclusively low-risk lesions, while 37.5 per cent presented intermediate-risk lesions. These differences in the final iDScore obtained between the two samples were not statistically significant, Fisher's exact test (p=0.704, p-value>0.05). Thus, there is no statistically significant difference between the proportion of lesions at increased risk of malignancy in mutated and non-mutated patients. Conclusions: In the context of patients with familial melanoma, genetic identification of a known mutation does not correlate with melanocytic nevi with dermoscopic features of increased risk of malignancy, assessed by an objective and validated method of analysis such as the iDScore. This is an interesting fact for clinicians to be aware of in the context of prevention and to report to the patients themselves during the counselling of the genetic examination. Further studies are needed to understand how the presence of specific mutations affects dermoscopic patterns and how this may be reflected in clinical practice.

Introduzione: Il melanoma cutaneo è un tumore maligno che origina dai melanociti. Si stima che il 5-10% dei casi di melanoma abbia una componente ereditaria, legata ad ano- malie genetiche che possono essere trasmesse all’interno della famiglia, determinando un aumento del rischio di sviluppare la neoplasia. Fondamentale per la diagnosi precoce è la dermatoscopia, esame non invasivo che permette una analisi accurata delle lesioni mela- nocitarie. Obiettivi: L’obiettivo dello studio è di valutare la presenza di differenze clinico-dermosco- piche nelle lesioni melanocitarie dei pazienti affetti da melanoma familiare, in base alla presenza o assenza di mutazioni genetiche predisponenti, utilizzando un metodo oggettivo e validato chiamato iDScore. Metodi: È stata eseguito uno studio retrospettivo su una coorte di 40 soggetti, composta da 22 maschi (55%) e 18 femmine (45%), con età variabile dai 30 ai 77 anni, tutti presen- tati storia di melanoma multiplo e candidati all’esame di screening genetico presso l’ambu- latorio di genetica dell’ospedale San Lazzaro, in cui il 50% è risultato positivo per muta- zioni genetiche predisponenti, con maggior frequenza per le alterazioni a carico di CDKN2A e MITF. In seguito, sono state analizzate tutte le lesioni cutanee catturate ed ar- chiviate sul software Fotofinder, assegnando un punteggio sulla base dell’iDScore, che analizza l’età del paziente al momento della visita, la sede delle lesioni, le dimensioni e le caratteristiche dermoscopiche. Sulla base del punteggio finale ottenuto per ogni lesione, vengono identificate 4 classi di rischio di malignità (nullo, basso, intermedio, alto). I limiti dello studio sono: studio retrospettivo, quindi non è possibile valutare l’evoluzione delle lesioni; ridotta numerosità campionaria; assenza di lesioni ad alto rischio; possibile mancata acquisizione di piccole lesioni. Risultati: Nessuno dei pazienti analizzati ha presentato lesioni melanocitarie a rischio alto di malignità. 8 pazienti, di cui 4 mutati e 4 non mutati, presentavano esclusivamente lesioni a rischio nullo di malignità e sono stati esclusi dall’analisi statistica. Tra i 16 pazienti non mutati rimanenti, il 75% ha presentato esclusivamente lesioni a basso rischio, mentre il 25% ha presentato lesioni a rischio intermedio. Invece, tra i 16 pazienti mutati rimanenti, il 62,5% ha presentato esclusivamente lesioni a basso rischio, mentre il 37,5% ha presentato lesioni a rischio intermedio. Queste differenze nel punteggio iDScore finale delle lesioni, ottenute tra i due campioni, non sono risultate statisticamente significative, test di Fisher (p=0,704, p-value>0,05). Dunque, non c’è differenza statisticamente significativa tra la proporzione di lesioni a maggior rischio di malignità nei pazienti mutati e non mutati. Conclusioni: Nel contesto dei pazienti con melanoma familiare, l’identificazione genetica di una mutazione nota, non si correla a nevi melanocitari con caratteristiche dermoscopi- che di maggior rischio di malignità, valutandoli mediante un metodo di analisi oggettivo e validato quale l’iDScore. Per i clinici questo è un dato interessante da conoscere nell’am- bito della prevenzione e da riferire ai pazienti stessi durante il counselling della visita gene- tica. Ulteriori studi sono necessari per comprendere in che maniera la presenza di specifi- che mutazioni influenzi i pattern dermoscopici e come questo si possa riflettere sulla pra- tica clinica.

Caratteristiche cliniche dermoscopiche di pazienti con melanoma familiare sulla base della presenza di mutazioni predisponenti

CAVIGIOLI, GUIDO
2021/2022

Abstract

Introduzione: Il melanoma cutaneo è un tumore maligno che origina dai melanociti. Si stima che il 5-10% dei casi di melanoma abbia una componente ereditaria, legata ad ano- malie genetiche che possono essere trasmesse all’interno della famiglia, determinando un aumento del rischio di sviluppare la neoplasia. Fondamentale per la diagnosi precoce è la dermatoscopia, esame non invasivo che permette una analisi accurata delle lesioni mela- nocitarie. Obiettivi: L’obiettivo dello studio è di valutare la presenza di differenze clinico-dermosco- piche nelle lesioni melanocitarie dei pazienti affetti da melanoma familiare, in base alla presenza o assenza di mutazioni genetiche predisponenti, utilizzando un metodo oggettivo e validato chiamato iDScore. Metodi: È stata eseguito uno studio retrospettivo su una coorte di 40 soggetti, composta da 22 maschi (55%) e 18 femmine (45%), con età variabile dai 30 ai 77 anni, tutti presen- tati storia di melanoma multiplo e candidati all’esame di screening genetico presso l’ambu- latorio di genetica dell’ospedale San Lazzaro, in cui il 50% è risultato positivo per muta- zioni genetiche predisponenti, con maggior frequenza per le alterazioni a carico di CDKN2A e MITF. In seguito, sono state analizzate tutte le lesioni cutanee catturate ed ar- chiviate sul software Fotofinder, assegnando un punteggio sulla base dell’iDScore, che analizza l’età del paziente al momento della visita, la sede delle lesioni, le dimensioni e le caratteristiche dermoscopiche. Sulla base del punteggio finale ottenuto per ogni lesione, vengono identificate 4 classi di rischio di malignità (nullo, basso, intermedio, alto). I limiti dello studio sono: studio retrospettivo, quindi non è possibile valutare l’evoluzione delle lesioni; ridotta numerosità campionaria; assenza di lesioni ad alto rischio; possibile mancata acquisizione di piccole lesioni. Risultati: Nessuno dei pazienti analizzati ha presentato lesioni melanocitarie a rischio alto di malignità. 8 pazienti, di cui 4 mutati e 4 non mutati, presentavano esclusivamente lesioni a rischio nullo di malignità e sono stati esclusi dall’analisi statistica. Tra i 16 pazienti non mutati rimanenti, il 75% ha presentato esclusivamente lesioni a basso rischio, mentre il 25% ha presentato lesioni a rischio intermedio. Invece, tra i 16 pazienti mutati rimanenti, il 62,5% ha presentato esclusivamente lesioni a basso rischio, mentre il 37,5% ha presentato lesioni a rischio intermedio. Queste differenze nel punteggio iDScore finale delle lesioni, ottenute tra i due campioni, non sono risultate statisticamente significative, test di Fisher (p=0,704, p-value>0,05). Dunque, non c’è differenza statisticamente significativa tra la proporzione di lesioni a maggior rischio di malignità nei pazienti mutati e non mutati. Conclusioni: Nel contesto dei pazienti con melanoma familiare, l’identificazione genetica di una mutazione nota, non si correla a nevi melanocitari con caratteristiche dermoscopi- che di maggior rischio di malignità, valutandoli mediante un metodo di analisi oggettivo e validato quale l’iDScore. Per i clinici questo è un dato interessante da conoscere nell’am- bito della prevenzione e da riferire ai pazienti stessi durante il counselling della visita gene- tica. Ulteriori studi sono necessari per comprendere in che maniera la presenza di specifi- che mutazioni influenzi i pattern dermoscopici e come questo si possa riflettere sulla pra- tica clinica.
ITA
Introduction: Cutaneous melanoma is a malignant tumor that originates from melanocytes. It is estimated that 5-10% of melanoma cases have a hereditary component, linked to genetic abnormalities that can be transmitted within the family, leading to an increased risk of developing the malignancy. Essential for early diagnosis is dermoscopy, a non-invasive examination that allows accurate analysis of melanocytic lesions. Objectives: The aim of the study is to assess the presence of clinical-dermoscopic differences in the melanocytic lesions of familial melanoma patients, based on the presence or absence of predisposing genetic mutations, using an objective and validated method called iDScore. The secondary objective is to evaluate the applicability of the iDScore method in clinical practice in patients with familial melanoma. Methods: A retrospective study was performed on a cohort of 40 subjects, consisting of 22 males (55%) and 18 females (45%), ranging in age from 30 to 77 years, all presenting a history of multiple melanoma and candidates for genetic screening at the genetics outpatient clinic of the San Lazzaro hospital, in which 50% tested positive for predisposing genetic mutations, with the highest frequency for alterations in CDKN2A and MITF. Subsequently, all skin lesions captured and archived on the Fotofinder software were analysed and scored based on the iDScore, which analyses the patient's age at the time of the visit, lesion location, size and dermoscopic characteristics. Based on the final score obtained for each lesion, four classes of malignancy risk (null, low, intermediate, high) are identified. The limitations of the study are: retrospective study, so it is not possible to assess the evolution of lesions; small sample size; absence of high-risk lesions; possible failure to acquire small lesions. Results: None of the analyzed patients presented melanocytic lesions at high risk of malignancy. Eight patients, of which four were mutated and four were non-mutated, exclusively had lesions with zero risk of malignancy and were excluded from the statistical analysis. Among the remaining 16 non-mutated patients, 75 per cent presented exclusively low-risk lesions, while 25 per cent presented intermediate-risk lesions. In contrast, among the remaining 16 mutated patients, 62.5 per cent presented exclusively low-risk lesions, while 37.5 per cent presented intermediate-risk lesions. These differences in the final iDScore obtained between the two samples were not statistically significant, Fisher's exact test (p=0.704, p-value>0.05). Thus, there is no statistically significant difference between the proportion of lesions at increased risk of malignancy in mutated and non-mutated patients. Conclusions: In the context of patients with familial melanoma, genetic identification of a known mutation does not correlate with melanocytic nevi with dermoscopic features of increased risk of malignancy, assessed by an objective and validated method of analysis such as the iDScore. This is an interesting fact for clinicians to be aware of in the context of prevention and to report to the patients themselves during the counselling of the genetic examination. Further studies are needed to understand how the presence of specific mutations affects dermoscopic patterns and how this may be reflected in clinical practice.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/36875