Glycemic control is crucial to prevent acute and chronic diabetes-related complications. In the last decade, the use of Continuous Glucose Monitoring (CGM) has rapidly increased in the management of autoimmune diabetes, stepping over the traditional self-monitoring of blood glucose (SMBG). CGM systems register intraday glucose variability, including number and timing of hypo- or hyperglicemic episodes and provide accurate glucose profiles which help clinicians to make personalised therapeutic adjustments. Its use has shown to have the potential to improve not only HbA1c, TIR (Time in Range) and CV (Coefficient of Variation), but also patients’ quality of life. Our study aims to find whether CGM-related parameters can be used as predictors of early stage nephropathy, in adults with autoimmune diabetes. We collected data retrospectively from 566 patients followed in our center, 93% of them diagnosed with type 1 diabetes, 7% with LADA. 138 of them tested glycemia through SMBG, 147 through FGM (Flash Glucose Monitoring) and 281 wore rtCGM (real time CGM) systems. 167 were also using CSII (Continuous Subcutaneous Insulin Infusion), while all others MDI (Multiple Daily Injections). The data used for this study were: demographic characteristics, type of diabetes, sex, age, ACR, creatinine, estimated glomerular filtration rate (eGFR), medications taken by patients (ACE-inhibitors or sartans). We also downloaded CGM-derived metrics of the previous 14 days before ACR measurement, as 14 days is the period of time recommended by the International Consensus for reliable data. Albuminuria, expressed as ACR (urine albumin/creatinine ratio), is a known indicator of initial renal function impairment. Microalbuminuria is defined by ACR between 3 and 30 mg/mmol, macroalbuminuria by ACR > 30 mg/mmol. In case of positivity, we repeated the test to confirm the result; in case of discordance, we collected a third sample. All ACR samples were collected and processed in the same laboratory to minimize the analytical variability. We then calculated the GFR with CKD-EPI equation starting from creatinine values measured in the period between the 12 months before and after the ACR, since combined use of ACR and eGFR allows staging of diabetic nephropathy and classification into CKD risk/prognosis categories. Our data confirmed the superiority of rtCGM over SMBG in terms of HbA1c (p < 0,001). In addition, we observed the superiority of AHCL over CSII (on both TIR and CV) and MDI (considering TIR and Time Above Range - TAR). The power of the study did not allow us to have conclusive data on any differences between patients diagnosed with T1DM and LADA, in terms of eGFR, ACR and CKD. Anyway, subjects with diagnosis of LADA showed a trend of better metabolic compensation in terms of TIR, TAR and TBR but not HbA1c. In our sample, age and duration of diabetes were strongly related to eGFR decline. We did not observe a correlation between glycemic outcomes, measured by CGM, and renal outcomes, expressed as albuminuria and/or renal impairment. TIR is emerging as a key factor in the clinical practice to evaluate the glycometabolic control, but its role as a predictor of renal complications needs further evaluations.

Il controllo della glicemia è fondamentale per prevenire le complicanze acute e croniche del diabete. Negli ultimi anni, l’utilizzo del monitoraggio in continuo della glicemia (CGM) si è sempre più diffuso nella gestione del diabete autoimmune sostituendo l’automonitoraggio tramite glucometro tradizionale (SMBG). Il CGM registra le oscillazioni glicemiche intragiornaliere e fornisce profili accurati che facilitano le decisioni terapeutiche. È stato dimostrato che il suo utilizzo determina miglioramenti non solo dell’HbA1c, del TIR (Time in Range) e del CV (Coefficiente di Variazione), ma anche della qualità di vita dei pazienti. L’obiettivo del presente studio è quello di valutare se i parametri derivati dal CGM possono essere utilizzati come predittori di un danno renale precoce negli adulti affetti da diabete autoimmune. Sono stati raccolti in modo retrospettivo i dati di 566 pazienti afferenti al nostro centro. Il 93 % di essi è diagnosticato come diabete mellito di tipo 1 e il 7 % come LADA. 138 pazienti controllano la glicemia con SMBG, 147 utilizzano FGM (Flash Glucose Monitoring) e 281 utilizzano rtCGM (real time CGM). Di questi, 167 hanno anche il microinfusore (CSII), mentre gli altri sono in terapia multi-iniettiva (MDI). I dati utilizzati nello studio sono: dati demografici, tipo di diabete, sesso, età, ACR, creatinina, filtrato glomerulare (eGFR), farmaci assunti (ACE-inibitori o sartani). Sono stati scaricati i parametri CGM dei 14 giorni precedenti alla misura dell’ACR, periodo di tempo raccomandato dalla Consensus internazionale. L’ACR (albuminuria/creatininuria) è un indicatore di iniziale danno renale. In caso di primo riscontro di ACR > 3 mg/mmol (microalbuminuria) o > 30 mg/mmol (macroalbuminuria), è stata necessaria una seconda determinazione per la conferma, seguita da una terza determinazione qualora le due precedenti misurazioni risultassero discordanti. Tutti i campioni sono stati analizzati presso lo stesso laboratorio per minimizzare la variabilità analitica. È stato raccolto il valore di creatininemia in un periodo compreso tra i 12 mesi precedenti o successivi all’ACR, per la stima del filtrato renale tramite la formula CKD-EPI, in quanto ACR e eGFR permettono la stadiazione della nefropatia diabetica e la sua classificazione secondo le categorie di rischio e prognosi di CKD. I nostri dati confermano il vantaggio dei sistemi CGM rispetto a SMBG, in quanto associati a livelli di emoglobina glicata significativamente più bassi (p < 0,001). Inoltre, è stata osservata la superiorità statisticamente significativa della modalità AHCL rispetto a CSII (in termini di TIR e CV) e a MDI (per TIR e Time Above Range - TAR). La potenza dello studio non ha permesso di trarre dati conclusivi sulle differenze in termini di eGFR, ACR e CKD tra pazienti diagnosticati con DMT1 e LADA. Tuttavia nei pazienti classificati come LADA le analisi suggeriscono un trend di miglior compenso metabolico, espresso in TIR, TAR e TBR, ma non HbA1c. Nel nostro campione, l’età e la durata del diabete sono fortemente associate con il declino dell’eGFR. Non emergono forti associazioni tra il compenso glicometabolico (misurato con i parametri CGM) con il danno renale (albuminuria e eGFR). L’utilizzo del Time In Range sta progressivamente assumendo un ruolo sempre più importante nella pratica clinica come indicatore del compenso glicometabolico. Tuttavia, il suo ruolo di predittore di complicanze renali necessita di ulteriori studi.

Studio di correlazione tra compenso glicometabolico e marcatori di funzionalità e danno renale nel diabete mellito autoimmune

LIAO, YINGYING
2022/2023

Abstract

Il controllo della glicemia è fondamentale per prevenire le complicanze acute e croniche del diabete. Negli ultimi anni, l’utilizzo del monitoraggio in continuo della glicemia (CGM) si è sempre più diffuso nella gestione del diabete autoimmune sostituendo l’automonitoraggio tramite glucometro tradizionale (SMBG). Il CGM registra le oscillazioni glicemiche intragiornaliere e fornisce profili accurati che facilitano le decisioni terapeutiche. È stato dimostrato che il suo utilizzo determina miglioramenti non solo dell’HbA1c, del TIR (Time in Range) e del CV (Coefficiente di Variazione), ma anche della qualità di vita dei pazienti. L’obiettivo del presente studio è quello di valutare se i parametri derivati dal CGM possono essere utilizzati come predittori di un danno renale precoce negli adulti affetti da diabete autoimmune. Sono stati raccolti in modo retrospettivo i dati di 566 pazienti afferenti al nostro centro. Il 93 % di essi è diagnosticato come diabete mellito di tipo 1 e il 7 % come LADA. 138 pazienti controllano la glicemia con SMBG, 147 utilizzano FGM (Flash Glucose Monitoring) e 281 utilizzano rtCGM (real time CGM). Di questi, 167 hanno anche il microinfusore (CSII), mentre gli altri sono in terapia multi-iniettiva (MDI). I dati utilizzati nello studio sono: dati demografici, tipo di diabete, sesso, età, ACR, creatinina, filtrato glomerulare (eGFR), farmaci assunti (ACE-inibitori o sartani). Sono stati scaricati i parametri CGM dei 14 giorni precedenti alla misura dell’ACR, periodo di tempo raccomandato dalla Consensus internazionale. L’ACR (albuminuria/creatininuria) è un indicatore di iniziale danno renale. In caso di primo riscontro di ACR > 3 mg/mmol (microalbuminuria) o > 30 mg/mmol (macroalbuminuria), è stata necessaria una seconda determinazione per la conferma, seguita da una terza determinazione qualora le due precedenti misurazioni risultassero discordanti. Tutti i campioni sono stati analizzati presso lo stesso laboratorio per minimizzare la variabilità analitica. È stato raccolto il valore di creatininemia in un periodo compreso tra i 12 mesi precedenti o successivi all’ACR, per la stima del filtrato renale tramite la formula CKD-EPI, in quanto ACR e eGFR permettono la stadiazione della nefropatia diabetica e la sua classificazione secondo le categorie di rischio e prognosi di CKD. I nostri dati confermano il vantaggio dei sistemi CGM rispetto a SMBG, in quanto associati a livelli di emoglobina glicata significativamente più bassi (p < 0,001). Inoltre, è stata osservata la superiorità statisticamente significativa della modalità AHCL rispetto a CSII (in termini di TIR e CV) e a MDI (per TIR e Time Above Range - TAR). La potenza dello studio non ha permesso di trarre dati conclusivi sulle differenze in termini di eGFR, ACR e CKD tra pazienti diagnosticati con DMT1 e LADA. Tuttavia nei pazienti classificati come LADA le analisi suggeriscono un trend di miglior compenso metabolico, espresso in TIR, TAR e TBR, ma non HbA1c. Nel nostro campione, l’età e la durata del diabete sono fortemente associate con il declino dell’eGFR. Non emergono forti associazioni tra il compenso glicometabolico (misurato con i parametri CGM) con il danno renale (albuminuria e eGFR). L’utilizzo del Time In Range sta progressivamente assumendo un ruolo sempre più importante nella pratica clinica come indicatore del compenso glicometabolico. Tuttavia, il suo ruolo di predittore di complicanze renali necessita di ulteriori studi.
ITA
Glycemic control is crucial to prevent acute and chronic diabetes-related complications. In the last decade, the use of Continuous Glucose Monitoring (CGM) has rapidly increased in the management of autoimmune diabetes, stepping over the traditional self-monitoring of blood glucose (SMBG). CGM systems register intraday glucose variability, including number and timing of hypo- or hyperglicemic episodes and provide accurate glucose profiles which help clinicians to make personalised therapeutic adjustments. Its use has shown to have the potential to improve not only HbA1c, TIR (Time in Range) and CV (Coefficient of Variation), but also patients’ quality of life. Our study aims to find whether CGM-related parameters can be used as predictors of early stage nephropathy, in adults with autoimmune diabetes. We collected data retrospectively from 566 patients followed in our center, 93% of them diagnosed with type 1 diabetes, 7% with LADA. 138 of them tested glycemia through SMBG, 147 through FGM (Flash Glucose Monitoring) and 281 wore rtCGM (real time CGM) systems. 167 were also using CSII (Continuous Subcutaneous Insulin Infusion), while all others MDI (Multiple Daily Injections). The data used for this study were: demographic characteristics, type of diabetes, sex, age, ACR, creatinine, estimated glomerular filtration rate (eGFR), medications taken by patients (ACE-inhibitors or sartans). We also downloaded CGM-derived metrics of the previous 14 days before ACR measurement, as 14 days is the period of time recommended by the International Consensus for reliable data. Albuminuria, expressed as ACR (urine albumin/creatinine ratio), is a known indicator of initial renal function impairment. Microalbuminuria is defined by ACR between 3 and 30 mg/mmol, macroalbuminuria by ACR > 30 mg/mmol. In case of positivity, we repeated the test to confirm the result; in case of discordance, we collected a third sample. All ACR samples were collected and processed in the same laboratory to minimize the analytical variability. We then calculated the GFR with CKD-EPI equation starting from creatinine values measured in the period between the 12 months before and after the ACR, since combined use of ACR and eGFR allows staging of diabetic nephropathy and classification into CKD risk/prognosis categories. Our data confirmed the superiority of rtCGM over SMBG in terms of HbA1c (p < 0,001). In addition, we observed the superiority of AHCL over CSII (on both TIR and CV) and MDI (considering TIR and Time Above Range - TAR). The power of the study did not allow us to have conclusive data on any differences between patients diagnosed with T1DM and LADA, in terms of eGFR, ACR and CKD. Anyway, subjects with diagnosis of LADA showed a trend of better metabolic compensation in terms of TIR, TAR and TBR but not HbA1c. In our sample, age and duration of diabetes were strongly related to eGFR decline. We did not observe a correlation between glycemic outcomes, measured by CGM, and renal outcomes, expressed as albuminuria and/or renal impairment. TIR is emerging as a key factor in the clinical practice to evaluate the glycometabolic control, but its role as a predictor of renal complications needs further evaluations.
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