Introduzione: Il latte materno è il gold standard per la nutrizione dei neonati ma, quando non è disponibile o scarseggia, l’alternativa migliore all’allattamento al seno è il latte donato da altre mamme. Il latte di banca necessita di procedure sicure di raccolta e conservazione; prima di essere fornito al neonato il latte viene sottoposto alla pastorizzazione. Il metodo Holder, che prevede una temperatura di 62,5 °C per 30 minuti, è la procedura suggerita dalle linee guida internazionali e rappresenta il miglior compromesso tra caratteristiche nutrizionali e biologiche e sicurezza microbiologica. È ampiamento noto che il trattamento termico provochi nel latte variazioni qualitative/quantitative. Ancora pochi e contrastanti sono gli studi condotti finora sugli effetti che la pastorizzazione determina nel latte su marcatori dello stress ossidativo. Obiettivi: Per riuscire a chiarire maggiormente le evidenze contrastanti presenti in letteratura, sono stati esaminati gli effetti della pastorizzazione a 62,5°C per 30 minuti su prodotti della perossidazione lipidica derivati dall’acido arachidonico, gli isoprostani (F2-isoprostani, F3-isoprostani e F4-neuroprostani). Materiali e metodi: Sono state arruolate 27 madri sane che hanno partorito neonati sani a termine e pretermine; è stato condotto uno studio pre-test/test in cui le donatrici di latte hanno agito come propri controlli. Il latte è stato raccolto sempre alla stessa ora del giorno con metodi di estrazione standard. Dalla quantità totale di latte di ciascuna madre è stato raccolto un campione di 10 ml di latte, poi suddiviso in due aliquote. La prima è stata immediatamente congelata a -80°C, mentre la seconda aliquota è stata pastorizzata e successivamente congelata a -80°C. Per la determinazione degli isoprostani è stato utilizzato il metodo Bligh-Dyer. Risultati: I campioni di latte (colostro: n = 14; transizione: n = 8; maturo: n = 5, rispettivamente) sono stati prelevati da 27 madri sane che hanno partorito a termine e pretermine (19 parti a termine, con età gestazionale media di 38,74 ± 4,49 settimane e 8 parti pretermine con età gestazionale media di 28,88 ± 3,33 settimane). Gli isoprostani erano rilevabili nell’ordine dei nanogrammi in tutti i campioni di latte umano misurati prima e dopo la pastorizzazione. Non sono state riscontrate differenze significative (p > 0,05) tra i gruppi quando le concentrazioni di F2-isoprostani sono state confrontate nei sottogruppi per età gestazionale. L’unica differenza significativa (p= 0,034) si è riscontrata confrontando i due gruppi nella popolazione dei lattanti a termine. Si rileva un valore di p < 0,05 inoltre solo ed esclusivamente per quanto riguarda i valori di F4-neuroprostani dopo la pastorizzazione, nel sottogruppo del latte di transizione; risultano non significative le variazioni di F3-isoprostani nei vari sottogruppi esaminati per grado di maturazione del latte. Non si riscontrano, altresì, differenze statisticamente significative dei livelli di F3-isoprostani ed F4-neuroprostani confrontando i gruppi rispetto all’età gestazionale, né tantomeno rispetto al grado di maturazione del latte. Conclusioni: La pastorizzazione Holder può contribuire alla riduzione dei livelli di perossidazione lipidica nel latte materno, in particolare per quanto riguarda F2-isoprostani. Tuttavia, non sono state riscontrate differenze significative nei livelli di F3-isoprostani pre- e post-trattamento termico, mentre per F4-neuroprostani il confronto tra le tre fasi di maturazione del latte ha portato ad una differenza significativa evidenziata nel latte di transizione.

Effetti della pastorizzazione Holder sugli isoprostani del latte materno

PERRONE, CHIARA
2023/2024

Abstract

Introduzione: Il latte materno è il gold standard per la nutrizione dei neonati ma, quando non è disponibile o scarseggia, l’alternativa migliore all’allattamento al seno è il latte donato da altre mamme. Il latte di banca necessita di procedure sicure di raccolta e conservazione; prima di essere fornito al neonato il latte viene sottoposto alla pastorizzazione. Il metodo Holder, che prevede una temperatura di 62,5 °C per 30 minuti, è la procedura suggerita dalle linee guida internazionali e rappresenta il miglior compromesso tra caratteristiche nutrizionali e biologiche e sicurezza microbiologica. È ampiamento noto che il trattamento termico provochi nel latte variazioni qualitative/quantitative. Ancora pochi e contrastanti sono gli studi condotti finora sugli effetti che la pastorizzazione determina nel latte su marcatori dello stress ossidativo. Obiettivi: Per riuscire a chiarire maggiormente le evidenze contrastanti presenti in letteratura, sono stati esaminati gli effetti della pastorizzazione a 62,5°C per 30 minuti su prodotti della perossidazione lipidica derivati dall’acido arachidonico, gli isoprostani (F2-isoprostani, F3-isoprostani e F4-neuroprostani). Materiali e metodi: Sono state arruolate 27 madri sane che hanno partorito neonati sani a termine e pretermine; è stato condotto uno studio pre-test/test in cui le donatrici di latte hanno agito come propri controlli. Il latte è stato raccolto sempre alla stessa ora del giorno con metodi di estrazione standard. Dalla quantità totale di latte di ciascuna madre è stato raccolto un campione di 10 ml di latte, poi suddiviso in due aliquote. La prima è stata immediatamente congelata a -80°C, mentre la seconda aliquota è stata pastorizzata e successivamente congelata a -80°C. Per la determinazione degli isoprostani è stato utilizzato il metodo Bligh-Dyer. Risultati: I campioni di latte (colostro: n = 14; transizione: n = 8; maturo: n = 5, rispettivamente) sono stati prelevati da 27 madri sane che hanno partorito a termine e pretermine (19 parti a termine, con età gestazionale media di 38,74 ± 4,49 settimane e 8 parti pretermine con età gestazionale media di 28,88 ± 3,33 settimane). Gli isoprostani erano rilevabili nell’ordine dei nanogrammi in tutti i campioni di latte umano misurati prima e dopo la pastorizzazione. Non sono state riscontrate differenze significative (p > 0,05) tra i gruppi quando le concentrazioni di F2-isoprostani sono state confrontate nei sottogruppi per età gestazionale. L’unica differenza significativa (p= 0,034) si è riscontrata confrontando i due gruppi nella popolazione dei lattanti a termine. Si rileva un valore di p < 0,05 inoltre solo ed esclusivamente per quanto riguarda i valori di F4-neuroprostani dopo la pastorizzazione, nel sottogruppo del latte di transizione; risultano non significative le variazioni di F3-isoprostani nei vari sottogruppi esaminati per grado di maturazione del latte. Non si riscontrano, altresì, differenze statisticamente significative dei livelli di F3-isoprostani ed F4-neuroprostani confrontando i gruppi rispetto all’età gestazionale, né tantomeno rispetto al grado di maturazione del latte. Conclusioni: La pastorizzazione Holder può contribuire alla riduzione dei livelli di perossidazione lipidica nel latte materno, in particolare per quanto riguarda F2-isoprostani. Tuttavia, non sono state riscontrate differenze significative nei livelli di F3-isoprostani pre- e post-trattamento termico, mentre per F4-neuroprostani il confronto tra le tre fasi di maturazione del latte ha portato ad una differenza significativa evidenziata nel latte di transizione.
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