The paper briefly examines the evolution of copyright and designs law at the international level and then focuses on the national evolution of these laws. The focus of this work is on the analysis of designs and copyright. The legal institutions are analysed in comparison with each other and the overlapping margins of the aforementioned protections and trade mark law are analysed. For copyright protection of the shape of the industrial product, the focus is on 'artistic value', which is the new requirement for access to protection.
L’uomo ha da sempre modellato i materiali che lo circondavano per realizzare manufatti utili e oggetti in grado di soddisfare i propri bisogni materiali. Questa attività di ideazione e creazione viene oggi indentificata col sintagma «industrial design». In questo lavoro si prende in considerazione l’accezione contemporanea del design, che risale al XIX secolo. In quel periodo, nel Regno Unito, la rivoluzione industriale è favorita dalla formidabile invenzione di James Watt, che ha consentito di padroneggiare una forza inedita: il vapore. La macchina a vapore apre il via ad un nuovo modo di produrre i manufatti e, con esso, a nuove professioni. Tra queste si può annoverare l’ingegnere e il designer. È questa la genesi dell’industrial design che oggi noi tutti conosciamo. La produzione si spostò, quindi, dai laboratori artigianali alle fabbriche. Per la creazione seriale dei manufatti divennero indispensabili ingenti capitali e conoscenze specifiche prima inesistenti. Progettazione e realizzazione furono attribuiti a individui differenti; si verificò, insomma, l’estinzione della bottega d’artigianato così come era conosciuta fino a quel momento. La produzione seriale permise l’abbassamento dei prezzi dei manufatti e l’avvento di nuovi materiali consentì di immaginare oggetti con forme inedite. Secondo questa accezione, quindi, il design industriale è un’arte piuttosto recente; presenta delle peculiarità che la distinguono dalle arti pure, come la pittura o la scultura. Innanzitutto, a differenza di queste ultime forme d’arte, il design industriale vive di bisogni materiali umani da soddisfare, un’unicità che ancora genera incomprensioni dal punto di vista giuridico. Il lavoro, nella parte I, prende in considerazione, molto sommariamente, l’evoluzione della disciplina internazionale e nazionale per la tutela della forma dei prodotti. Il fulcro della tesi è costituito, invece, dalla parte II. Quest’ultima si concentra sulla disciplina nazionale, con uno sguardo privilegiato verso disegni, modelli e diritto d’autore. I diversi istituti non vengono considerati singolarmente, ma sono analizzati gli uni in rapporto con gli altri. Per quanto riguarda la disciplina dei disegni e modelli viene approfondito, in particolar modo, il rapporto col diritto dei marchi e con la tutela autorale. Sono indagati i margini di sovrapposizione delle tutele e le loro principali problematicità. L’ultimo capitolo, infine, è dedicato alla tutela autorale delle opere del disegno industriale. In questa sede vengono trattate, tra i vari elementi più interessanti, le criticità suscitate dall’inedito requisito del «valore artistico» e dal cumulo con la protezione speciale dei disegni e modelli.
La tutela della forma del prodotto industriale. Tra disegni, modelli e diritto d'autore
GAI, DAVIDE RICCARDO
2021/2022
Abstract
L’uomo ha da sempre modellato i materiali che lo circondavano per realizzare manufatti utili e oggetti in grado di soddisfare i propri bisogni materiali. Questa attività di ideazione e creazione viene oggi indentificata col sintagma «industrial design». In questo lavoro si prende in considerazione l’accezione contemporanea del design, che risale al XIX secolo. In quel periodo, nel Regno Unito, la rivoluzione industriale è favorita dalla formidabile invenzione di James Watt, che ha consentito di padroneggiare una forza inedita: il vapore. La macchina a vapore apre il via ad un nuovo modo di produrre i manufatti e, con esso, a nuove professioni. Tra queste si può annoverare l’ingegnere e il designer. È questa la genesi dell’industrial design che oggi noi tutti conosciamo. La produzione si spostò, quindi, dai laboratori artigianali alle fabbriche. Per la creazione seriale dei manufatti divennero indispensabili ingenti capitali e conoscenze specifiche prima inesistenti. Progettazione e realizzazione furono attribuiti a individui differenti; si verificò, insomma, l’estinzione della bottega d’artigianato così come era conosciuta fino a quel momento. La produzione seriale permise l’abbassamento dei prezzi dei manufatti e l’avvento di nuovi materiali consentì di immaginare oggetti con forme inedite. Secondo questa accezione, quindi, il design industriale è un’arte piuttosto recente; presenta delle peculiarità che la distinguono dalle arti pure, come la pittura o la scultura. Innanzitutto, a differenza di queste ultime forme d’arte, il design industriale vive di bisogni materiali umani da soddisfare, un’unicità che ancora genera incomprensioni dal punto di vista giuridico. Il lavoro, nella parte I, prende in considerazione, molto sommariamente, l’evoluzione della disciplina internazionale e nazionale per la tutela della forma dei prodotti. Il fulcro della tesi è costituito, invece, dalla parte II. Quest’ultima si concentra sulla disciplina nazionale, con uno sguardo privilegiato verso disegni, modelli e diritto d’autore. I diversi istituti non vengono considerati singolarmente, ma sono analizzati gli uni in rapporto con gli altri. Per quanto riguarda la disciplina dei disegni e modelli viene approfondito, in particolar modo, il rapporto col diritto dei marchi e con la tutela autorale. Sono indagati i margini di sovrapposizione delle tutele e le loro principali problematicità. L’ultimo capitolo, infine, è dedicato alla tutela autorale delle opere del disegno industriale. In questa sede vengono trattate, tra i vari elementi più interessanti, le criticità suscitate dall’inedito requisito del «valore artistico» e dal cumulo con la protezione speciale dei disegni e modelli. File | Dimensione | Formato | |
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