Nell'ultimo decennio, la tutela prevista dall'ordinamento italiano nei confronti dei lavoratori che subiscono un licenziamento ingiustificato è andata incontro ad una significativa riduzione: le ragioni che rendono giustificato il licenziamento sono rimaste le stesse che la legge n. 604/1966 aveva individuato, ma l'apparato sanzionatorio è stato profondamente modificato. La presente dissertazione illustra, innanzitutto, la nozione di giustificato motivo oggettivo di cui all'art. 3 della legge n. 604/1966; successivamente, si analizza l'evoluzione storica delle sanzioni previste in caso di licenziamento ingiustificato, fino ad arrivare alle riforme più recenti (la legge n. 92/2012, nota come legge Fornero, e il d. lgs. n. 23/2015), che hanno ridotto la reintegrazione ad ipotesi residuali e hanno reso prevedibile il costo del recesso illegittimo, che ormai dà luogo a conseguenze meramente economiche. Nell'ultima parte del lavoro, infine, si esamina il contenuto della sentenza n. 194/2018 della Consulta, che è stata chiamata a pronunciarsi sulla legittimità costituzionale della nuova disciplina sanzionatoria introdotta dal d. lgs. n. 23/2015.
Il licenziamento per giustificato motivo oggettivo: fattispecie e sanzioni
GILLI, GIULIA ELISA
2018/2019
Abstract
Nell'ultimo decennio, la tutela prevista dall'ordinamento italiano nei confronti dei lavoratori che subiscono un licenziamento ingiustificato è andata incontro ad una significativa riduzione: le ragioni che rendono giustificato il licenziamento sono rimaste le stesse che la legge n. 604/1966 aveva individuato, ma l'apparato sanzionatorio è stato profondamente modificato. La presente dissertazione illustra, innanzitutto, la nozione di giustificato motivo oggettivo di cui all'art. 3 della legge n. 604/1966; successivamente, si analizza l'evoluzione storica delle sanzioni previste in caso di licenziamento ingiustificato, fino ad arrivare alle riforme più recenti (la legge n. 92/2012, nota come legge Fornero, e il d. lgs. n. 23/2015), che hanno ridotto la reintegrazione ad ipotesi residuali e hanno reso prevedibile il costo del recesso illegittimo, che ormai dà luogo a conseguenze meramente economiche. Nell'ultima parte del lavoro, infine, si esamina il contenuto della sentenza n. 194/2018 della Consulta, che è stata chiamata a pronunciarsi sulla legittimità costituzionale della nuova disciplina sanzionatoria introdotta dal d. lgs. n. 23/2015.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/36719