«L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro [...]». Così recita il primo comma del primo articolo della nostra Carta Fondamentale, entrata in vigore il 1 gennaio 1948. Per la verità, questa formulazione è stata approvata solo dopo una serie di aggiustamenti e discussioni. Infatti, la nostra Costituzione è il risultato di un lungo e meticoloso lavoro, portato a termine da esperti di grande spessore, riuniti nella così detta Assemblea Costituente, la cui nascita era stata disposta dall'art. 1 del D.D.L. 25 giugno 1944, n.151 il cui contenuto recita: «Dopo la liberazione del territorio nazionale, le forme istituzionali saranno scelte dal popolo italiano, che a tal fine eleggerà, a suffragio universale diretto e segreto, un'Assemblea Costituente per determinare la nuova Costituzione dello Stato»1. «Un'Assemblea nella quale il popolo italiano, per la prima volta nella sua storia, si può dire rappresentato nella sua totalità perfetta, senza distinzione né di sesso, né di classi, né di regioni o di genti [...]»2. Un'Assemblea che, rappresentando davvero la totalità della popolazione, ha tentato di veder soddisfatta ogni esigenza avvertita nella società del tempo. Un periodo certamente di cambiamenti: si usciva dalla dittatura fascista e dalla Seconda Guerra Mondiale. Anche per questa ragione, era avvertita l'esigenza di assolvere un compito di ricostruzione, in primis delle forze politiche che, in quanto «organizzazioni delle masse sociali rappresentative del lavoro»3, avrebbero dovuto assumere caratteri di natura giuridico costituzionale. Il lavoro è considerato, in questo momento storico, il fattore prevalente nella produzione e nella distribuzione della ricchezza, componenti fondamentali per la crescita e il buon governo del Paese. I lavori iniziarono il 25 giugno 1946. È evidente come, già dalla prima seduta, sia palese il ruolo centrale che sarà attribuito al lavoro in tutta la Carta costituzionale, la quale è destinata ad essere la colonna portante della nuova Italia, fonte delle fonti e guida per tutti i poteri dello Stato: legislativo, esecutivo e giudiziario. Del resto, il popolo aveva già scelto la forma repubblicana con il referendum istituzionale del 2 e 3 giugno 1946. Non è un caso che, non solo nei principi fondamentali, ma addirittura a partire dal primissimo articolo della Costituzione, si dica che il lavoro è il fondamento dell'intera Repubblica. La forma democratica deve poggiare sul lavoro che è «il valore da assumere come fattore necessario alla ricostituzione di una nuova unità spirituale richiedente un processo di progressiva omogenizzazione della base sociale, presupposto per il sorgere di una corrispondente struttura organizzativa, di un nuovo tipo di collegamento tra comunità e Stato»4. Cominciò a farsi strada l'idea che il lavoro dovesse avere un caratterizzazione «solenne ed incisiva»5. Per convincersi di una siffatta importanza, è sufficiente esaminare i lavori preparatori della Costituzione italiana.
Il lavoro nella Costituzione italiana
STASI, FRANCESCA
2017/2018
Abstract
«L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro [...]». Così recita il primo comma del primo articolo della nostra Carta Fondamentale, entrata in vigore il 1 gennaio 1948. Per la verità, questa formulazione è stata approvata solo dopo una serie di aggiustamenti e discussioni. Infatti, la nostra Costituzione è il risultato di un lungo e meticoloso lavoro, portato a termine da esperti di grande spessore, riuniti nella così detta Assemblea Costituente, la cui nascita era stata disposta dall'art. 1 del D.D.L. 25 giugno 1944, n.151 il cui contenuto recita: «Dopo la liberazione del territorio nazionale, le forme istituzionali saranno scelte dal popolo italiano, che a tal fine eleggerà, a suffragio universale diretto e segreto, un'Assemblea Costituente per determinare la nuova Costituzione dello Stato»1. «Un'Assemblea nella quale il popolo italiano, per la prima volta nella sua storia, si può dire rappresentato nella sua totalità perfetta, senza distinzione né di sesso, né di classi, né di regioni o di genti [...]»2. Un'Assemblea che, rappresentando davvero la totalità della popolazione, ha tentato di veder soddisfatta ogni esigenza avvertita nella società del tempo. Un periodo certamente di cambiamenti: si usciva dalla dittatura fascista e dalla Seconda Guerra Mondiale. Anche per questa ragione, era avvertita l'esigenza di assolvere un compito di ricostruzione, in primis delle forze politiche che, in quanto «organizzazioni delle masse sociali rappresentative del lavoro»3, avrebbero dovuto assumere caratteri di natura giuridico costituzionale. Il lavoro è considerato, in questo momento storico, il fattore prevalente nella produzione e nella distribuzione della ricchezza, componenti fondamentali per la crescita e il buon governo del Paese. I lavori iniziarono il 25 giugno 1946. È evidente come, già dalla prima seduta, sia palese il ruolo centrale che sarà attribuito al lavoro in tutta la Carta costituzionale, la quale è destinata ad essere la colonna portante della nuova Italia, fonte delle fonti e guida per tutti i poteri dello Stato: legislativo, esecutivo e giudiziario. Del resto, il popolo aveva già scelto la forma repubblicana con il referendum istituzionale del 2 e 3 giugno 1946. Non è un caso che, non solo nei principi fondamentali, ma addirittura a partire dal primissimo articolo della Costituzione, si dica che il lavoro è il fondamento dell'intera Repubblica. La forma democratica deve poggiare sul lavoro che è «il valore da assumere come fattore necessario alla ricostituzione di una nuova unità spirituale richiedente un processo di progressiva omogenizzazione della base sociale, presupposto per il sorgere di una corrispondente struttura organizzativa, di un nuovo tipo di collegamento tra comunità e Stato»4. Cominciò a farsi strada l'idea che il lavoro dovesse avere un caratterizzazione «solenne ed incisiva»5. Per convincersi di una siffatta importanza, è sufficiente esaminare i lavori preparatori della Costituzione italiana.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/36686