Il presente scritto si prefigge l’obiettivo, senza alcuna pretesa di completezza, di fornire una panoramica in materia di legislazione ambientale, legandola a quella della responsabilità amministrativa da reato degli enti. Data la vastità di entrambe le materie si è preferito concentrarsi su alcuni aspetti relativi a due reati particolarmente gravi quali l’inquinamento ambientale e il disastro ambientale contenuti, rispettivamente, nell’articolo 452 – bis c.p. e nell’articolo 452 – quater c.p. Nell’elaborato si affronterà l’evoluzione della normativa ambientale a livello internazionale seguendo gli eventi salienti che caratterizzano lo sviluppo e la crescita della normativa segno di una sempre maggiore presa di coscienza e di consapevolezza della necessità di un coordinamento dell’intera comunità internazionale nella tutela dell’ambiente poiché le conseguenze dei danni ambientali non possono gravare sull’iniziativa esclusiva di ogni singolo Stato. Non evitabile è l’analisi del diritto dell’Unione Europea, non solo per il forte impatto che l’ordinamento unionale ha sul diritto nazionale italiano, ma soprattutto per l’intenso attivismo in materia ambientale che l’UE profonde diventando, negli anni, l’indiscusso protagonista della salvaguardia ambientale e della spinta verso un’economia più sostenibile. L’analisi del trattamento riservato dal legislatore nazionale all’ambiente fa emergere come vi sia stata una minor attenzione e una sostanziale inerzia che ha prodotto non pochi problemi di tutela del bene giuridico ambiente. Si è passati, solamente di recente, da un sistema basato su reati contravvenzionali, palesemente inadeguato per la natura stessa dei reati ambientali, a un sistema di delitti che non sempre il legislatore è riuscito a delineare con chiarezze. Ciò ha comportato un intenso lavorio giurisprudenziale al fine di rende la materia più lineare possibile e rendere agevole l’individuazione e l’attribuzione delle varie responsabilità all’interprete. Ciò è avvenuto con la legge 68 del 2015 con la quale si sono introdotti sia, tra gli altri, i delitti di inquinamento ambientale e quello di disastro ambientale, sia si è ampliato l’ambito di applicazione della normativa sulla responsabilità amministrativa da reato degli enti anche a questi nuovi eco reati. Salutata questa novella dell’ordinamento come una rivoluzione e come la necessaria chiusura di una inspiegabile lacuna, negli anni sono emerse alcune crepe e tensioni nell’ordinamento poiché la scrittura poco chiara di questi ecoreati hanno comportato non poche difficoltà per gli operatori nel conciliare i due sistemi normativi sia nel momento della redazione e adozione del modello organizzativo da parte dell’ente, sia nella fase eventuale e successiva dell’accertamento dell’efficacia, da parte di un giudice, del modello stesso.

I reati ambientali e la responsabilità amministrativa da reato degli enti. I rapporti tra le fattispecie di inquinamento e disastro ambientale e il decreto legislativo 231/2001

ARNALDI, STEFANO
2021/2022

Abstract

Il presente scritto si prefigge l’obiettivo, senza alcuna pretesa di completezza, di fornire una panoramica in materia di legislazione ambientale, legandola a quella della responsabilità amministrativa da reato degli enti. Data la vastità di entrambe le materie si è preferito concentrarsi su alcuni aspetti relativi a due reati particolarmente gravi quali l’inquinamento ambientale e il disastro ambientale contenuti, rispettivamente, nell’articolo 452 – bis c.p. e nell’articolo 452 – quater c.p. Nell’elaborato si affronterà l’evoluzione della normativa ambientale a livello internazionale seguendo gli eventi salienti che caratterizzano lo sviluppo e la crescita della normativa segno di una sempre maggiore presa di coscienza e di consapevolezza della necessità di un coordinamento dell’intera comunità internazionale nella tutela dell’ambiente poiché le conseguenze dei danni ambientali non possono gravare sull’iniziativa esclusiva di ogni singolo Stato. Non evitabile è l’analisi del diritto dell’Unione Europea, non solo per il forte impatto che l’ordinamento unionale ha sul diritto nazionale italiano, ma soprattutto per l’intenso attivismo in materia ambientale che l’UE profonde diventando, negli anni, l’indiscusso protagonista della salvaguardia ambientale e della spinta verso un’economia più sostenibile. L’analisi del trattamento riservato dal legislatore nazionale all’ambiente fa emergere come vi sia stata una minor attenzione e una sostanziale inerzia che ha prodotto non pochi problemi di tutela del bene giuridico ambiente. Si è passati, solamente di recente, da un sistema basato su reati contravvenzionali, palesemente inadeguato per la natura stessa dei reati ambientali, a un sistema di delitti che non sempre il legislatore è riuscito a delineare con chiarezze. Ciò ha comportato un intenso lavorio giurisprudenziale al fine di rende la materia più lineare possibile e rendere agevole l’individuazione e l’attribuzione delle varie responsabilità all’interprete. Ciò è avvenuto con la legge 68 del 2015 con la quale si sono introdotti sia, tra gli altri, i delitti di inquinamento ambientale e quello di disastro ambientale, sia si è ampliato l’ambito di applicazione della normativa sulla responsabilità amministrativa da reato degli enti anche a questi nuovi eco reati. Salutata questa novella dell’ordinamento come una rivoluzione e come la necessaria chiusura di una inspiegabile lacuna, negli anni sono emerse alcune crepe e tensioni nell’ordinamento poiché la scrittura poco chiara di questi ecoreati hanno comportato non poche difficoltà per gli operatori nel conciliare i due sistemi normativi sia nel momento della redazione e adozione del modello organizzativo da parte dell’ente, sia nella fase eventuale e successiva dell’accertamento dell’efficacia, da parte di un giudice, del modello stesso.
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