I cannabinoidi sintetici (SC) rappresentano una vasta famiglia di molecole strutturalmente non correlate tra di loro ma funzionalmente simili al delta-9-tetraidrocannabinolo (THC), il principio attivo della cannabis. I cannabinoidi sintetici fanno parte di un gruppo di sostanze denominato ¿new psychoactive substances¿ (nuove sostanze psicoattive) o NPS, prodotti di sintesi strutturalmente non riconducibili a sostanze di abuso illegali ma in grado di mantenere gli stessi meccanismi di azione e quindi gli stessi effetti psichici. Nonostante i dati sul trend della loro diffusione e consumo a livello internazionale mostrino una continua e preoccupante crescita e riguardi soprattutto le fasce più giovani della popolazione, gli studi sulla farmacologia e tossicità di queste sostanze sono ancora pochi. Lo scopo di questo lavoro di tesi è stato quello di documentare il profilo degli effetti farmacologici dei cannabinoidi sintetici e descrivere i rischi tossicologici derivanti dalla loro assunzione, sulla base di quanto riportato nella letteratura scientifica internazionale. La maggioranza dei cannabinoidi sintetici appartengono al gruppo strutturale degli indoli e suoi sottogruppi: benzoile (come il JWH-018), naftolo (come il JWH-030), fenilacetile (come il JWH-250), alchile, piperazinile, carbossilato, carbossamide, tiazolile e derivati naftilmetilici (come il JWH-176).[1] I cannabinoidi sintetici vengono assunti prevalentemente per via inalatoria, dopo vaporizzazione o combustione di miscele di materiale vegetale con cui sono stati mischiati. Gli SC si legano ai recettori per i cannabinoidi endogeni CB1 e CB2, espressi sia a livello del sistema nervoso centrale che a livello periferico. L'attivazione di questi due recettori accoppiati a proteine Gi/o innesca una serie di eventi coinvolti nella trasduzione del segnale tra cui: inibizione dell'adenilato ciclasi con conseguente riduzione dei livelli di AMPc e attivazione delle MAPK. L'attivazione di CB1R inibisce i canali del Ca2+ voltaggio-dipendenti di tipo L, N e P/Q ed attiva i canali del K+ di tipo A e può stimolare il rilascio di ossido nitrico. L'attivazione di CBR1 e CBR2 può inoltre stimolare la fosfolipasi C inducendo: attivazione delle FAK; stimolazione della produzione di cerammide; stimolazione della PI3K/PKB; attivazione di ERK; attivazione di p38 MAPK e JNK. Gli effetti sistemici dell'assunzione dei cannabinoidi sintetici sono prevalentemente dovuti alla loro attività simpaticomimetica e comprendono palpitazioni, tachicardia, variazioni non specifiche dell'ECG, infarto del miocardio.[2] A livello del sistema nervoso centrale provocano effetti THC-like come alterazioni dell'umore, del sonno, disturbi percettivi, più accentuati rispetto a quelli provocati dall'assunzione di cannabis. I dati raccolti mostrano come i cannabinoidi sintetici siano una fonte di rischio per la salute del consumatore e come il trend di crescita del loro consumo come droga d'abuso sia socialmente preoccupante.

Cannabinoidi sintetici: dal meccanismo di azione alla valutazione del rischio tossicologico

DEL POPOLO, CARLO
2017/2018

Abstract

I cannabinoidi sintetici (SC) rappresentano una vasta famiglia di molecole strutturalmente non correlate tra di loro ma funzionalmente simili al delta-9-tetraidrocannabinolo (THC), il principio attivo della cannabis. I cannabinoidi sintetici fanno parte di un gruppo di sostanze denominato ¿new psychoactive substances¿ (nuove sostanze psicoattive) o NPS, prodotti di sintesi strutturalmente non riconducibili a sostanze di abuso illegali ma in grado di mantenere gli stessi meccanismi di azione e quindi gli stessi effetti psichici. Nonostante i dati sul trend della loro diffusione e consumo a livello internazionale mostrino una continua e preoccupante crescita e riguardi soprattutto le fasce più giovani della popolazione, gli studi sulla farmacologia e tossicità di queste sostanze sono ancora pochi. Lo scopo di questo lavoro di tesi è stato quello di documentare il profilo degli effetti farmacologici dei cannabinoidi sintetici e descrivere i rischi tossicologici derivanti dalla loro assunzione, sulla base di quanto riportato nella letteratura scientifica internazionale. La maggioranza dei cannabinoidi sintetici appartengono al gruppo strutturale degli indoli e suoi sottogruppi: benzoile (come il JWH-018), naftolo (come il JWH-030), fenilacetile (come il JWH-250), alchile, piperazinile, carbossilato, carbossamide, tiazolile e derivati naftilmetilici (come il JWH-176).[1] I cannabinoidi sintetici vengono assunti prevalentemente per via inalatoria, dopo vaporizzazione o combustione di miscele di materiale vegetale con cui sono stati mischiati. Gli SC si legano ai recettori per i cannabinoidi endogeni CB1 e CB2, espressi sia a livello del sistema nervoso centrale che a livello periferico. L'attivazione di questi due recettori accoppiati a proteine Gi/o innesca una serie di eventi coinvolti nella trasduzione del segnale tra cui: inibizione dell'adenilato ciclasi con conseguente riduzione dei livelli di AMPc e attivazione delle MAPK. L'attivazione di CB1R inibisce i canali del Ca2+ voltaggio-dipendenti di tipo L, N e P/Q ed attiva i canali del K+ di tipo A e può stimolare il rilascio di ossido nitrico. L'attivazione di CBR1 e CBR2 può inoltre stimolare la fosfolipasi C inducendo: attivazione delle FAK; stimolazione della produzione di cerammide; stimolazione della PI3K/PKB; attivazione di ERK; attivazione di p38 MAPK e JNK. Gli effetti sistemici dell'assunzione dei cannabinoidi sintetici sono prevalentemente dovuti alla loro attività simpaticomimetica e comprendono palpitazioni, tachicardia, variazioni non specifiche dell'ECG, infarto del miocardio.[2] A livello del sistema nervoso centrale provocano effetti THC-like come alterazioni dell'umore, del sonno, disturbi percettivi, più accentuati rispetto a quelli provocati dall'assunzione di cannabis. I dati raccolti mostrano come i cannabinoidi sintetici siano una fonte di rischio per la salute del consumatore e come il trend di crescita del loro consumo come droga d'abuso sia socialmente preoccupante.
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