Alzheimer’s disease (AD) is one of the most common neurodegenerative disorder (Kohler et al., 2005). From an anatomo-physiological point of view it is characterized by cortical atrophy and its typical lesions are represented by senile plaques and neurofibrillary tangles; while the neuropsychological profile is distinguished by severe memory compromise and progressive impairment of global cognitive functions such as the linguistic and visuospatial ones (Làdavas & Berti, 2014). The paper discusses the possible presence of a deficit also in the emotional processes, as this topic still seems to have a marginal role in the literature. It is therefore an attempt to summarize and clarify the few and heterogeneous studies of the scientific community, reporting experiments and meta-analyses concerning the ability to recognize, experience and express the emotions of subjects with AD. From the results that emerged, the identification of emotional states, especially through facial expressions, is compromised (Klein-Koerkamp et al., 2012). Further investigations are required in order to establish whether or not the cause of this damage lies in the cognitive impairment typical of the disease. The ability of experiencing feelings, on the other hand, proved to be intact (Guzmán-Vélez et al., 2014). However, it is extremely important to pay particular attention to the onset of neuropsychiatric disorders, such as apathy and depression, as they are frequent in the population with AD and they can alter the affective experience (Zhao et al., 2016). Regarding the expression of emotions, it has been found that many people with AD suffer from involuntary emotional expression disorder (Mimica et al., 2009). In the absence of the latter, the emotional reactions found on the faces of the subjects seemed intact even in the advanced stages of the disease, and they could have a link with anosognosia (Mograbi, Brown & Morris, 2012). On the contrary, verbal reports of one's emotional states are compromised since the earliest stages of AD (Han et al., 2014). In conclusion, it is urged to expand this macro-topic, in order to have numerous, valid and consistent empirical evidence available to be consulted and compared. This would allow evaluation and interventions on the consequences on a personal and social level, deriving from dysfunctions in the emotional process in Alzheimer's dementia.

La Demenza di Alzheimer (DA) è una delle più comuni patologie neurodegenerative progressive (Kohler et al., 2005). Da un punto di vista anatomo-fisiologico, è caratterizzata da atrofia corticale e le lesioni tipiche sono rappresentate dalle placche senili e dalla degenerazione neurofibrillare; il profilo neuropsicologico si distingue invece per una severa compromissione della memoria e un graduale declino delle funzioni cognitive, come quella linguistica e quella visuospaziale (Làdavas & Berti, 2014). Nell’elaborato si discute della possibile presenza di un deficit anche nei processi emozionali, in quanto tale argomento sembra ancora avere un ruolo marginale nella letteratura. Si è cercato dunque di riassumere e chiarire i pochi ed eterogenei studi della comunità scientifica, riportando esperimenti e meta-analisi concernenti la capacità di riconoscere, di esperire e di esprimere i vissuti emotivi dei soggetti con DA. Dai risultati emersi, l’identificazione degli stati emotivi, in particolare attraverso le espressioni facciali, risulta compromessa (Klein-Koerkamp et al., 2012); si necessita di ulteriori approfondimenti per stabilire se la causa di questo danneggiamento risieda o meno nel deterioramento cognitivo tipico della malattia. La possibilità di provare vissuti emotivi si è invece rivelata intatta (Guzmán-Vélez et al., 2014). Si ritiene però necessario prestare particolare attenzione all’insorgere di disturbi neuropsichiatrici, quali apatia e depressione, poiché frequenti nella popolazione con DA e in grado di alterare l’esperienza affettiva (Zhao et al., 2016). In riferimento all’espressione delle emozioni, è stato riscontrato che molte persone con DA soffrono di disturbo dell’espressione emotiva involontaria (Mimica et al., 2009). In assenza di quest’ultimo, le reazioni emotive riscontrabili sul volto sembrano intatte anche nelle fasi avanzate del morbo, e potrebbero avere un legame con l’anosognosia (Mograbi, Brown & Morris, 2012). Invece, i resoconti verbali dei propri stati emotivi risultano compromessi fin dai primi stadi della DA (Han et al., 2014). In conclusione, si vuole sollecitare l’ampliamento di questo macro-argomento, in modo tale da poter avere a disposizione numerose, valide e concordi evidenze empiriche da poter consultare e confrontare. Questo permetterebbe di valutare e intervenire sulle conseguenze a livello personale e sociale, derivanti da disfunzioni nel processo emozionale nella demenza di Alzheimer.

Demenza di Alzheimer: riconoscere, esperire ed esprimere i vissuti emotivi

GIANGRAVÈ, GIULIA
2020/2021

Abstract

La Demenza di Alzheimer (DA) è una delle più comuni patologie neurodegenerative progressive (Kohler et al., 2005). Da un punto di vista anatomo-fisiologico, è caratterizzata da atrofia corticale e le lesioni tipiche sono rappresentate dalle placche senili e dalla degenerazione neurofibrillare; il profilo neuropsicologico si distingue invece per una severa compromissione della memoria e un graduale declino delle funzioni cognitive, come quella linguistica e quella visuospaziale (Làdavas & Berti, 2014). Nell’elaborato si discute della possibile presenza di un deficit anche nei processi emozionali, in quanto tale argomento sembra ancora avere un ruolo marginale nella letteratura. Si è cercato dunque di riassumere e chiarire i pochi ed eterogenei studi della comunità scientifica, riportando esperimenti e meta-analisi concernenti la capacità di riconoscere, di esperire e di esprimere i vissuti emotivi dei soggetti con DA. Dai risultati emersi, l’identificazione degli stati emotivi, in particolare attraverso le espressioni facciali, risulta compromessa (Klein-Koerkamp et al., 2012); si necessita di ulteriori approfondimenti per stabilire se la causa di questo danneggiamento risieda o meno nel deterioramento cognitivo tipico della malattia. La possibilità di provare vissuti emotivi si è invece rivelata intatta (Guzmán-Vélez et al., 2014). Si ritiene però necessario prestare particolare attenzione all’insorgere di disturbi neuropsichiatrici, quali apatia e depressione, poiché frequenti nella popolazione con DA e in grado di alterare l’esperienza affettiva (Zhao et al., 2016). In riferimento all’espressione delle emozioni, è stato riscontrato che molte persone con DA soffrono di disturbo dell’espressione emotiva involontaria (Mimica et al., 2009). In assenza di quest’ultimo, le reazioni emotive riscontrabili sul volto sembrano intatte anche nelle fasi avanzate del morbo, e potrebbero avere un legame con l’anosognosia (Mograbi, Brown & Morris, 2012). Invece, i resoconti verbali dei propri stati emotivi risultano compromessi fin dai primi stadi della DA (Han et al., 2014). In conclusione, si vuole sollecitare l’ampliamento di questo macro-argomento, in modo tale da poter avere a disposizione numerose, valide e concordi evidenze empiriche da poter consultare e confrontare. Questo permetterebbe di valutare e intervenire sulle conseguenze a livello personale e sociale, derivanti da disfunzioni nel processo emozionale nella demenza di Alzheimer.
ITA
Alzheimer’s disease (AD) is one of the most common neurodegenerative disorder (Kohler et al., 2005). From an anatomo-physiological point of view it is characterized by cortical atrophy and its typical lesions are represented by senile plaques and neurofibrillary tangles; while the neuropsychological profile is distinguished by severe memory compromise and progressive impairment of global cognitive functions such as the linguistic and visuospatial ones (Làdavas & Berti, 2014). The paper discusses the possible presence of a deficit also in the emotional processes, as this topic still seems to have a marginal role in the literature. It is therefore an attempt to summarize and clarify the few and heterogeneous studies of the scientific community, reporting experiments and meta-analyses concerning the ability to recognize, experience and express the emotions of subjects with AD. From the results that emerged, the identification of emotional states, especially through facial expressions, is compromised (Klein-Koerkamp et al., 2012). Further investigations are required in order to establish whether or not the cause of this damage lies in the cognitive impairment typical of the disease. The ability of experiencing feelings, on the other hand, proved to be intact (Guzmán-Vélez et al., 2014). However, it is extremely important to pay particular attention to the onset of neuropsychiatric disorders, such as apathy and depression, as they are frequent in the population with AD and they can alter the affective experience (Zhao et al., 2016). Regarding the expression of emotions, it has been found that many people with AD suffer from involuntary emotional expression disorder (Mimica et al., 2009). In the absence of the latter, the emotional reactions found on the faces of the subjects seemed intact even in the advanced stages of the disease, and they could have a link with anosognosia (Mograbi, Brown & Morris, 2012). On the contrary, verbal reports of one's emotional states are compromised since the earliest stages of AD (Han et al., 2014). In conclusion, it is urged to expand this macro-topic, in order to have numerous, valid and consistent empirical evidence available to be consulted and compared. This would allow evaluation and interventions on the consequences on a personal and social level, deriving from dysfunctions in the emotional process in Alzheimer's dementia.
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