At national level organized crime has its roots in the years of lead, a period of bloody slaughters of political terrorism that marked the beginning of a new chapter for criminal law: the chapter of the emergency legislation and the reward criminal law, aimed at protecting public security and attempting to address the situation of instability created in that period. In this sense, the object of this elaboration belongs to the heart of the reward discipline that followed the period of the years of lead: the provision, by the legislator, of attenuating circumstances and causes of non punishability as an "award" for those who had put in place a conduct of dissociative nature in relation to the criminal organization to which they belong. In this regard, the text analyses in detail the various provisions dictated in the field of terrorism and, subsequently, organized crime of mafia type which fall within the broader framework of rewards, and then evaluates their compatibility and legitimacy in relation to some fundamental constitutional principles. Going through a balance between the positive and negative implications of the dissociative-rewarding phenomenon, the paper concludes with the extension of the reward legislation to further areas, such as theft and corruption. The aim of the text is, in addition to the purely descriptive aim of providing a detailed framework of criminal law in Italy, to investigate the concrete scope of these provisions, also in the light of their effects and, above all, in the light of their compatibility with the national constitutional order. The purpose is also to lead the reader to a reflection that raises an important question: if on the one hand the dissociative-rewarding phenomenon has certainly reconstructed a momentary order in response to social disorder, on the other hand it could have instead enhanced the political motive of the crime? The reasons that led me to develop this topic lie in a personal interest in it which, in addition to having considerable historical value, is currently relevant, offering countless food for thought in relation to the nebulous area of reward legislation in general, and, more specifically, of the non punishability.
Il crimine organizzato affonda le sue radici, a livello nazionale, negli anni di piombo, periodo di sanguinose stragi di terrorismo politico che segnò l’inizio, per il diritto penale, di un nuovo capitolo: quello della legislazione emergenziale e del diritto penale premiale, volti alla tutela dell’ordine pubblico ed a tentare di fronteggiare la situazione di dissesto creatasi in quel periodo. In tal senso, l’oggetto del presente elaborato afferisce al cuore della disciplina premiale che fece seguito al periodo degli anni di piombo: la previsione, da parte del legislatore, di circostanze attenuanti e cause di non punibilità a titolo di “premio” per coloro i quali avessero posto in essere una condotta di tipo dissociativo rispetto all’organizzazione criminale di appartenenza. A tal proposito, il testo analizza nel dettaglio le varie disposizioni dettate in materia di terrorismo e, successivamente, di crimine organizzato di stampo mafioso, rientranti nella più ampia cornice della premialità, per poi valutarne la compatibilità e legittimità in relazione ad alcuni principi costituzionali fondamentali. Passando attraverso un bilancio tra i risvolti positivi e negativi del fenomeno dissociativo-premiale, l’elaborato si conclude con l’estensione della normativa ad ambiti ulteriori, come quelli del furto e della corruzione. L’obiettivo che si propone il testo è, oltre a quello meramente descrittivo di fornire un quadro dettagliato del diritto penale premiale in Italia, quello di indagare sulla concreta portata di queste disposizioni, anche alla luce dei loro effetti e, soprattutto, alla luce della loro compatibilità con l’ordinamento costituzionale nazionale. La finalità è anche quella di condurre il lettore ad una riflessione che pone un interrogativo importante: se da una parte il fenomeno dissociativo-premiale ha sicuramente ricostruito un ordine momentaneo in risposta al disordine sociale, dall’altra parte potrebbe aver, invece, valorizzato il movente politico del crimine? Le motivazioni che mi hanno spinto a sviluppare tale argomento risiedono in un personale interesse per lo stesso che, oltre ad avere un considerevole valore storico, risulta essere attualmente rilevante, offrendo innumerevoli spunti di riflessione in relazione alla zona nebulosa della premialità in genere, e, più nello specifico, della non punibilità.
Condotte di dissociazione e criminalità organizzata
TERZOLO, ROSSELLA
2020/2021
Abstract
Il crimine organizzato affonda le sue radici, a livello nazionale, negli anni di piombo, periodo di sanguinose stragi di terrorismo politico che segnò l’inizio, per il diritto penale, di un nuovo capitolo: quello della legislazione emergenziale e del diritto penale premiale, volti alla tutela dell’ordine pubblico ed a tentare di fronteggiare la situazione di dissesto creatasi in quel periodo. In tal senso, l’oggetto del presente elaborato afferisce al cuore della disciplina premiale che fece seguito al periodo degli anni di piombo: la previsione, da parte del legislatore, di circostanze attenuanti e cause di non punibilità a titolo di “premio” per coloro i quali avessero posto in essere una condotta di tipo dissociativo rispetto all’organizzazione criminale di appartenenza. A tal proposito, il testo analizza nel dettaglio le varie disposizioni dettate in materia di terrorismo e, successivamente, di crimine organizzato di stampo mafioso, rientranti nella più ampia cornice della premialità, per poi valutarne la compatibilità e legittimità in relazione ad alcuni principi costituzionali fondamentali. Passando attraverso un bilancio tra i risvolti positivi e negativi del fenomeno dissociativo-premiale, l’elaborato si conclude con l’estensione della normativa ad ambiti ulteriori, come quelli del furto e della corruzione. L’obiettivo che si propone il testo è, oltre a quello meramente descrittivo di fornire un quadro dettagliato del diritto penale premiale in Italia, quello di indagare sulla concreta portata di queste disposizioni, anche alla luce dei loro effetti e, soprattutto, alla luce della loro compatibilità con l’ordinamento costituzionale nazionale. La finalità è anche quella di condurre il lettore ad una riflessione che pone un interrogativo importante: se da una parte il fenomeno dissociativo-premiale ha sicuramente ricostruito un ordine momentaneo in risposta al disordine sociale, dall’altra parte potrebbe aver, invece, valorizzato il movente politico del crimine? Le motivazioni che mi hanno spinto a sviluppare tale argomento risiedono in un personale interesse per lo stesso che, oltre ad avere un considerevole valore storico, risulta essere attualmente rilevante, offrendo innumerevoli spunti di riflessione in relazione alla zona nebulosa della premialità in genere, e, più nello specifico, della non punibilità.File | Dimensione | Formato | |
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