Fino ad una decina di anni fa la consistenza delle popolazioni di capriolo diffuse sull’arco alpino era relativamente stabile, ma questo numero si è ridotto progressivamente in diversi settori, per cui si sta cercando di capire e descrivere i possibili fattori responsabili. Nelle stesse aree c’è accrescimento delle popolazioni di cervo e di cinghiale, ed a un impatto della predazione da parte del lupo, ma tra i fattori influenti si annoverano anche le condizioni climatiche. Studi suggeriscono che molte specie selvatiche avranno tendenza a migrare verso altitudini o latitudini più elevate in risposta al riscaldamento climatico, il che porterebbe ad una sovrapposizione maggiore delle nicchie ecologiche di capriolo e cervo a discapito del primo. L’anticipo delle primavere ha generato una maggiore discrepanza tra la vegetazione e la data di nascita media nel capriolo, le nascite avvengono più tardi rispetto al picco di disponibilità di risorse, con impatto negativo sia sulla sopravvivenza precoce che sulla forma fisica media, a livello individuale e di popolazione, contribuendo alla diminuzione del tasso di crescita della popolazione nel tempo. La pressione selettiva per una data di nascita anticipata dovrebbe modificare la durata della gestazione; tuttavia, nel capriolo, questa comprende anche la diapausa, che essendo innescata da un meccanismo intrinseco, che coinvolge la madre e l'embrione, sembra non variare. Questo spiega la limitata plasticità fenotipica di questa specie: né la temperatura media primaverile né la data di fioritura hanno un'influenza rilevabile, suggerendo che le femmine di capriolo non sono in grado di tracciare questi potenziali segnali ambientali come le altre specie. Lo scopo di questa ricerca è di indagare sui possibili effetti delle condizioni ambientali sullo stato di gravidanza e sulla crescita embrionale e fetale nel capriolo e sulla presenza di patogeni a livello degli organi riproduttori. Lo studio è stato svolto sugli organi degli apparati riproduttori provenienti da due ambienti diversi (comprensorio alpino CN1 e ambito territoriale di caccia CN3), di cui sono stati raccolti anche i dati meteo. Sugli organi sono stati svolti esami istologici alla ricerca di reperti patologici e per la valutazione dello stadio delle ovaie, esami batteriologici e virologici e sono state fatte misurazioni sulle dimensioni di feti ed embrioni. Vista la scarsa numerosità del campione, in relazione alle numerose variabili, per effettuare un’analisi statistica che confermasse l’influenza climatica sul completamento della gravidanza e sullo sviluppo embrio-fetale sarebbe stata necessaria una correzione per analisi multiple che avrebbe diminuito in maniera sensibile il potere dello studio. È stata evidenziata un’associazione statisticamente significativa tra il numero di animali gravidi (con CL o embrione/feto) e il luogo dell’abbattimento, ma non potendo indagare sugli effetti ambientali la causa di questa differenza resta sconosciuta. Confrontando il numero di femmine abbattute nel periodo della diapausa (agosto-novembre, potenzialmente gravide per la presenza di un CL) e quelle nel periodo dopo l’impianto (da dicembre, gravide per la presenza di feti o embrioni); è stato confermato che nel capriolo i tassi di fertilizzazione sono elevati, ma una grande percentuale di perdite embrionali probabilmente si ha dopo la fecondazione e dopo l'impianto
Andamento riproduttivo del capriolo in alcune aree del territorio piemontese: influenze climatiche, accrescimento embrio-fetale e rilievi anatomo-patologici e infettivi
ILLARIETTI, TOMMASO
2020/2021
Abstract
Fino ad una decina di anni fa la consistenza delle popolazioni di capriolo diffuse sull’arco alpino era relativamente stabile, ma questo numero si è ridotto progressivamente in diversi settori, per cui si sta cercando di capire e descrivere i possibili fattori responsabili. Nelle stesse aree c’è accrescimento delle popolazioni di cervo e di cinghiale, ed a un impatto della predazione da parte del lupo, ma tra i fattori influenti si annoverano anche le condizioni climatiche. Studi suggeriscono che molte specie selvatiche avranno tendenza a migrare verso altitudini o latitudini più elevate in risposta al riscaldamento climatico, il che porterebbe ad una sovrapposizione maggiore delle nicchie ecologiche di capriolo e cervo a discapito del primo. L’anticipo delle primavere ha generato una maggiore discrepanza tra la vegetazione e la data di nascita media nel capriolo, le nascite avvengono più tardi rispetto al picco di disponibilità di risorse, con impatto negativo sia sulla sopravvivenza precoce che sulla forma fisica media, a livello individuale e di popolazione, contribuendo alla diminuzione del tasso di crescita della popolazione nel tempo. La pressione selettiva per una data di nascita anticipata dovrebbe modificare la durata della gestazione; tuttavia, nel capriolo, questa comprende anche la diapausa, che essendo innescata da un meccanismo intrinseco, che coinvolge la madre e l'embrione, sembra non variare. Questo spiega la limitata plasticità fenotipica di questa specie: né la temperatura media primaverile né la data di fioritura hanno un'influenza rilevabile, suggerendo che le femmine di capriolo non sono in grado di tracciare questi potenziali segnali ambientali come le altre specie. Lo scopo di questa ricerca è di indagare sui possibili effetti delle condizioni ambientali sullo stato di gravidanza e sulla crescita embrionale e fetale nel capriolo e sulla presenza di patogeni a livello degli organi riproduttori. Lo studio è stato svolto sugli organi degli apparati riproduttori provenienti da due ambienti diversi (comprensorio alpino CN1 e ambito territoriale di caccia CN3), di cui sono stati raccolti anche i dati meteo. Sugli organi sono stati svolti esami istologici alla ricerca di reperti patologici e per la valutazione dello stadio delle ovaie, esami batteriologici e virologici e sono state fatte misurazioni sulle dimensioni di feti ed embrioni. Vista la scarsa numerosità del campione, in relazione alle numerose variabili, per effettuare un’analisi statistica che confermasse l’influenza climatica sul completamento della gravidanza e sullo sviluppo embrio-fetale sarebbe stata necessaria una correzione per analisi multiple che avrebbe diminuito in maniera sensibile il potere dello studio. È stata evidenziata un’associazione statisticamente significativa tra il numero di animali gravidi (con CL o embrione/feto) e il luogo dell’abbattimento, ma non potendo indagare sugli effetti ambientali la causa di questa differenza resta sconosciuta. Confrontando il numero di femmine abbattute nel periodo della diapausa (agosto-novembre, potenzialmente gravide per la presenza di un CL) e quelle nel periodo dopo l’impianto (da dicembre, gravide per la presenza di feti o embrioni); è stato confermato che nel capriolo i tassi di fertilizzazione sono elevati, ma una grande percentuale di perdite embrionali probabilmente si ha dopo la fecondazione e dopo l'impiantoFile | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
804688_tesiillariettitommaso.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
1.06 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.06 MB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/35897