La caratteristica nucleare del disturbo bipolare è rappresentata da fasiche oscillazioni dell’assetto timico del soggetto, i periodi attivi del disturbo, ovvero le fasi depressive e maniacali/ipomaniacali, sono intervallate da periodi di remissione sintomatologica, detti di eutimia, in cui si assiste ad una più o meno normalizzazione dei sintomi proposti dal paziente. Il distrubo bipolare è una condizione psichiatrica particolarmente invalidante, comporta gravi conseguenze rispetto al funzionamento sociorelazionale e impatta negativamente sulla qualità di vita del paziente. I periodi attivi del distrubo hanno “monopolizzato” il discorso in merito ai pazienti bipolari, ma la recente letteratura sul tema ha evidenziato come i periodi eutimici meritino la stessa attenzione clinica classicamente riservata alle fasi attive del disturbo. Numerosi studi hanno dimostrato come, nonostante una parziale remissione sintomatologica, alcune caratteristiche del distrubo (e.g. accentuazione dei temperamenti, impulsività, difficoltà nella gestione delle emozioni, ecc.) siano presenti anche durante le fasi di eutimia, comportando non poche difficoltà rispetto al funzionamento sociorelazionale del paziente. Inoltre, la crescente attenzione posta al funzionamento cognitivo, oltre a dimostrare la significativa associazione tra deficit cognitivi e disturbo bipolare, in precedenza considerata esclusivamente rispetto ai pazienti schizofrenici, pare confermare la rilevanza clinica dei periodi eutimici, poiché i deficit cognitivi configurano caratteristiche stabili, presenti anche nelle fasi di remissione e con significative influenze sul funzionamento sociorelazionale dei pazienti bipolari. Il presente lavoro di ricerca ha l’obiettivo di valutare il ruolo giocato dalla cognizione e dalla metacognizione rispetto al rischio di comportamenti aggressivi e violenti, la violenza è un outcome significativamente associato al disturbo bipolare che impatta negativamente sul decorso del disturbo, è un fenomeno che necessita di essere valutato e gestito clinicamente: valutare e trattare la compromissione cognitiva potrebbe migliorare la gestione del fenomeno “violenza” e prevenire la messa in atto di comportamenti aggressivi da parte dei pazienti bipolari.

Distrubo Bipolare e deficit cognitivo: implicazioni rispetto al rischio di violenza

BOLOGNESE, ANTONIO
2020/2021

Abstract

La caratteristica nucleare del disturbo bipolare è rappresentata da fasiche oscillazioni dell’assetto timico del soggetto, i periodi attivi del disturbo, ovvero le fasi depressive e maniacali/ipomaniacali, sono intervallate da periodi di remissione sintomatologica, detti di eutimia, in cui si assiste ad una più o meno normalizzazione dei sintomi proposti dal paziente. Il distrubo bipolare è una condizione psichiatrica particolarmente invalidante, comporta gravi conseguenze rispetto al funzionamento sociorelazionale e impatta negativamente sulla qualità di vita del paziente. I periodi attivi del distrubo hanno “monopolizzato” il discorso in merito ai pazienti bipolari, ma la recente letteratura sul tema ha evidenziato come i periodi eutimici meritino la stessa attenzione clinica classicamente riservata alle fasi attive del disturbo. Numerosi studi hanno dimostrato come, nonostante una parziale remissione sintomatologica, alcune caratteristiche del distrubo (e.g. accentuazione dei temperamenti, impulsività, difficoltà nella gestione delle emozioni, ecc.) siano presenti anche durante le fasi di eutimia, comportando non poche difficoltà rispetto al funzionamento sociorelazionale del paziente. Inoltre, la crescente attenzione posta al funzionamento cognitivo, oltre a dimostrare la significativa associazione tra deficit cognitivi e disturbo bipolare, in precedenza considerata esclusivamente rispetto ai pazienti schizofrenici, pare confermare la rilevanza clinica dei periodi eutimici, poiché i deficit cognitivi configurano caratteristiche stabili, presenti anche nelle fasi di remissione e con significative influenze sul funzionamento sociorelazionale dei pazienti bipolari. Il presente lavoro di ricerca ha l’obiettivo di valutare il ruolo giocato dalla cognizione e dalla metacognizione rispetto al rischio di comportamenti aggressivi e violenti, la violenza è un outcome significativamente associato al disturbo bipolare che impatta negativamente sul decorso del disturbo, è un fenomeno che necessita di essere valutato e gestito clinicamente: valutare e trattare la compromissione cognitiva potrebbe migliorare la gestione del fenomeno “violenza” e prevenire la messa in atto di comportamenti aggressivi da parte dei pazienti bipolari.
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