INTRODUCTION Eating Disorders (ED) are severe psychiatric conditions that affect deeply the life of the patient, both from an organic and psycho-social point of view. These conditions are often associated with suicidal conducts, for which they are considered risk factors: the standardized mortality ratio for suicide in ED is among the highest in psychiatric disorders. Certain specific constructs are often associated with suicidal behaviour, although their role has not been defined yet: the most important of these is Psychache, which is defined by E. Schneidman as an acute, unbearable, incessant, and inescapable psychological pain, caused by unmet psychological needs and often associated with shame, guilt, anxiety and solitude. The primary aim of this study is the description of suicidal phenomena in patients with diagnosis of ED in relation to their epidemiology and their alimentary and general psychopathology, with particular regard to depressive symptoms and Psychache. MATERIAL AND METHODS 110 patients with ED have been recruited and administered a number of psychometric tests that evaluate the general, alimentary and suicidal psychopathology. We correlated the data with clinical and anamnestic aspects acquired from and previous interviews and evaluations. RESULTS The 82.4% of the patients we considered has experienced suicidal ideation throughout his life, often daily (30.9%) and for most of the day (26.2%). These ideations were hardly controllable (28.6%) and they were aimed mainly to end the Psychache (90.5%). The 34.3% of the patients has carried out suicidal attempts during his life, the 68.6% of these attempts was real. We have found a significant correlation between suicidal behaviour – lifetime suicidal ideation, ideation in the last month and lifetime suicide attempts – and symptoms of depression and Psychache. We have also observed a significant correlation between suicidal conducts and the alimentary psychopathology. We have also noticed an increased frequency of impulsivity, self-harm, psychiatric comorbidities, and substance abuse among the patients who had tried to suicide. CONCLUSIONS This study has shown an important correlation between ED and suicidal behaviour, that is often underestimated in the treatment of the patients. It has also demonstrated that the type of the ED (restricter or binge-purging) is more linked to suicidal conducts than the alimentary diagnosis. Another evidence is that depressive symptoms and Psychache have a fundamental role in the development of suicidal behaviour: most patients point out the desire to end the Psychache between the reasons that led to the suicidal conduct. Therefore, the active and recurring evaluation of the aspects that result correlated to the suicidal behaviour acquires a fundamental role in the management of the suicidal risk in patients with diagnosis of ED.
INTRODUZIONE I Disturbi dell’Alimentazione (DA) sono delle gravi patologie psichiatriche, profondamente impattanti sulla vita del paziente da un punto di vista organico, psichico e sociale. Sono spesso associati a comportamenti suicidari, per cui sono considerati fattori di rischio: il tasso di mortalità standardizzato per suicidio nei DA è tra i più alti tra i disturbi psichiatrici. Alcuni costrutti si associano spesso al comportamento suicidario, anche se il loro ruolo non è ancora stato ben definito: tra questi riveste particolare importanza il dolore mentale, definito da Schneidman come un dolore psicologico acuto, insopportabile, incessante e ineludibile, spesso associato a vissuti di vergogna, colpa, ansia e solitudine. Lo studio di seguito descritto è stato disegnato con l’obiettivo principale di descrivere i fenomeni suicidari nei pazienti affetti da DA da un punto di vista epidemiologico e in relazione alla psicopatologia generale, alimentare e suicidaria, con particolare attenzione ai vissuti depressivi e di dolore mentale. MATERIALI E METODI Per lo studio descritto sono stati arruolati 110 pazienti affetti da DA, cui sono stati sottoposti diversi test psicometrici autosomministrati al fine di valutare la psicopatologia generale, alimentare e suicidaria. I dati ottenuti sono stati messi in relazione con aspetti clinici ed anamnestici acquisiti dai colloqui con i pazienti e dalle valutazioni precedenti. RISULTATI L’82,4% dei pazienti presi in esame ha avuto ideazioni suicidarie nel corso della propria vita, spesso con cadenza quotidiana (30,9%), per la maggior parte della giornata (26,2%), controllabili con molta difficoltà (28,6%) e atti anche per porre fine al dolore mentale (90,5%). Il 34,3% dei soggetti reclutati ha effettuato un tentativo di suicidio nella sua vita, nella maggior parte dei casi (68,6%) concreto. È emersa una correlazione significativa tra il comportamento suicidario in tutte le forme indagate - ideazione suicidaria lifetime, nell’ultimo mese e tentativo di suicidio - e sintomi depressivi e riconducibili al dolore mentale. È significativa anche la correlazione con la psicopatologia alimentare: solo l’ideazione nell’ultimo mese risulta correlata con la diagnosi, mentre le altre due forme con la variante alimentare. Tra i pazienti con pregressi tentativi anticonservativi, inoltre, si riscontra un aumento significativo della frequenza di impulsività e autolesionismo, di comorbidità psichiatriche e di utilizzo di sostanze. Solo in alcuni casi si evidenziano relazioni tra il comportamento suicidario e variabili cliniche, così come con la psicopatologia ansiosa. CONCLUSIONI Lo studio ha evidenziato la presenza di un’importante relazione tra i DA e il comportamento suicidario, spesso sottostimata nel trattamento del singolo paziente. È inoltre emerso che la tipologia del DA (restricter o binge-purging) è più strettamente correlata al comportamento suicidario rispetto alla diagnosi alimentare. Un altro aspetto degno di nota è l’importanza che rivestono i vissuti depressivi e di dolore mentale nella genesi di fenomeni suicidari: la maggior parte dei pazienti (90,5%) individua tra le motivazioni dell’ideazione suicidaria il desiderio di porre fine al dolore psicologico. L’indagine attiva e periodica dei vissuti e degli aspetti che risultano correlati con il comportamento suicidario assume dunque un ruolo determinante nella gestione del rischio suicidario nei pazienti con DA.
Idee suicidarie e tentativi di suicidio nei Disturbi dell'Alimentazione: quale relazione con sintomi depressivi e dolore mentale?
PASTORE, ARIANNA
2020/2021
Abstract
INTRODUZIONE I Disturbi dell’Alimentazione (DA) sono delle gravi patologie psichiatriche, profondamente impattanti sulla vita del paziente da un punto di vista organico, psichico e sociale. Sono spesso associati a comportamenti suicidari, per cui sono considerati fattori di rischio: il tasso di mortalità standardizzato per suicidio nei DA è tra i più alti tra i disturbi psichiatrici. Alcuni costrutti si associano spesso al comportamento suicidario, anche se il loro ruolo non è ancora stato ben definito: tra questi riveste particolare importanza il dolore mentale, definito da Schneidman come un dolore psicologico acuto, insopportabile, incessante e ineludibile, spesso associato a vissuti di vergogna, colpa, ansia e solitudine. Lo studio di seguito descritto è stato disegnato con l’obiettivo principale di descrivere i fenomeni suicidari nei pazienti affetti da DA da un punto di vista epidemiologico e in relazione alla psicopatologia generale, alimentare e suicidaria, con particolare attenzione ai vissuti depressivi e di dolore mentale. MATERIALI E METODI Per lo studio descritto sono stati arruolati 110 pazienti affetti da DA, cui sono stati sottoposti diversi test psicometrici autosomministrati al fine di valutare la psicopatologia generale, alimentare e suicidaria. I dati ottenuti sono stati messi in relazione con aspetti clinici ed anamnestici acquisiti dai colloqui con i pazienti e dalle valutazioni precedenti. RISULTATI L’82,4% dei pazienti presi in esame ha avuto ideazioni suicidarie nel corso della propria vita, spesso con cadenza quotidiana (30,9%), per la maggior parte della giornata (26,2%), controllabili con molta difficoltà (28,6%) e atti anche per porre fine al dolore mentale (90,5%). Il 34,3% dei soggetti reclutati ha effettuato un tentativo di suicidio nella sua vita, nella maggior parte dei casi (68,6%) concreto. È emersa una correlazione significativa tra il comportamento suicidario in tutte le forme indagate - ideazione suicidaria lifetime, nell’ultimo mese e tentativo di suicidio - e sintomi depressivi e riconducibili al dolore mentale. È significativa anche la correlazione con la psicopatologia alimentare: solo l’ideazione nell’ultimo mese risulta correlata con la diagnosi, mentre le altre due forme con la variante alimentare. Tra i pazienti con pregressi tentativi anticonservativi, inoltre, si riscontra un aumento significativo della frequenza di impulsività e autolesionismo, di comorbidità psichiatriche e di utilizzo di sostanze. Solo in alcuni casi si evidenziano relazioni tra il comportamento suicidario e variabili cliniche, così come con la psicopatologia ansiosa. CONCLUSIONI Lo studio ha evidenziato la presenza di un’importante relazione tra i DA e il comportamento suicidario, spesso sottostimata nel trattamento del singolo paziente. È inoltre emerso che la tipologia del DA (restricter o binge-purging) è più strettamente correlata al comportamento suicidario rispetto alla diagnosi alimentare. Un altro aspetto degno di nota è l’importanza che rivestono i vissuti depressivi e di dolore mentale nella genesi di fenomeni suicidari: la maggior parte dei pazienti (90,5%) individua tra le motivazioni dell’ideazione suicidaria il desiderio di porre fine al dolore psicologico. L’indagine attiva e periodica dei vissuti e degli aspetti che risultano correlati con il comportamento suicidario assume dunque un ruolo determinante nella gestione del rischio suicidario nei pazienti con DA.File | Dimensione | Formato | |
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