L’impatto antropico sul Tursiope è la conseguenza di fenomeni quali: la pesca intensiva su larga scala; l’inquinamento acustico, il quale viene spesso trascurato nonostante abbia un effetto diretto sui cetacei che utilizzano l’ecolocalizzazione per orientarsi e per nutrirsi e infine il disturbo antropico derivato dal traffico navale. Allo stesso tempo l'uomo negli ultimi decenni ha cercato di mitigare gli impatti attraverso azioni come l'istituzione di Aree Marine Protette, zone di tutela biologica per l’attività di pesca e monitoraggi sulla flora e sulla fauna marina. La presente tesi esamina le tematiche sopra citate a livello italiano e pone i seguenti obiettivi: analizzare gli impatti dell'uomo sulla riduzione dell'areale del Tursiope, in termini di pesca eccessiva e disturbo antropico; verificare le azioni volte a mitigare gli impatti, sottolineando le loro criticità, in quanto, spesso, risultano insufficienti per limitare i danni. Attraverso la raccolta dei dati di pesca, la maggior parte degli stock ittici sono risultati in uno stato di sovrasfruttamento, con la conseguente riduzione delle specie di cui si alimenta il Tursiope. Il monitoraggio, tramite la foto-identificazione e l'acustica passiva, permette di valutare la distribuzione del Tursiope: abita le acque della piattaforma continentale, nel quale è molto presente l’attività dell’uomo, ma anche le acque più profonde; in caso di pesca eccessiva e/o presenza di rumore causato dal traffico marittimo, il Tursiope tende ad allontanarsi dal suo habitat preferenziale o ad interrompere comportamenti naturali come il foraggiamento o l’allattamento. In questo contesto le Aree Marine Protette (AMP) rappresentano uno strumento efficace a vantaggio degli habitat, delle popolazioni ittiche e dei mammiferi marini; infatti, all’interno delle AMP si riscontra un aumento delle dimensioni medie, densità, abbondanza e diversità delle specie ittiche, oltre al beneficio che si osserva nelle aree limitrofe, grazie all'emigrazione di pesci adulti e giovani, il cosiddetto “effetto spillover”, sfruttabile sia dai pescatori che, soprattutto, dai mammiferi marini, tra cui il Tursiope. Tuttavia, è necessaria un'inversione di rotta il prima possibile, altrimenti l’areale del Tursiope è destinato a ridursi sempre di più fino a sparire, compromettendo la sopravvivenza della specie stessa e più in generale dell'intero ecosistema marino, perciò la distruzione ormai in atto risulterebbe chiaramente irreversibile. A questo proposito è indispensabile un radicale cambiamento verso attività ecologicamente sostenibili, che permettano la coesistenza dell'uomo e di tutti gli organismi che popolano i nostri mari.

Impatto antropico sul Tursiope (Tursiops truncatus): pesca, disturbo e conservazione

SCHIAVONE, CRISTINA
2020/2021

Abstract

L’impatto antropico sul Tursiope è la conseguenza di fenomeni quali: la pesca intensiva su larga scala; l’inquinamento acustico, il quale viene spesso trascurato nonostante abbia un effetto diretto sui cetacei che utilizzano l’ecolocalizzazione per orientarsi e per nutrirsi e infine il disturbo antropico derivato dal traffico navale. Allo stesso tempo l'uomo negli ultimi decenni ha cercato di mitigare gli impatti attraverso azioni come l'istituzione di Aree Marine Protette, zone di tutela biologica per l’attività di pesca e monitoraggi sulla flora e sulla fauna marina. La presente tesi esamina le tematiche sopra citate a livello italiano e pone i seguenti obiettivi: analizzare gli impatti dell'uomo sulla riduzione dell'areale del Tursiope, in termini di pesca eccessiva e disturbo antropico; verificare le azioni volte a mitigare gli impatti, sottolineando le loro criticità, in quanto, spesso, risultano insufficienti per limitare i danni. Attraverso la raccolta dei dati di pesca, la maggior parte degli stock ittici sono risultati in uno stato di sovrasfruttamento, con la conseguente riduzione delle specie di cui si alimenta il Tursiope. Il monitoraggio, tramite la foto-identificazione e l'acustica passiva, permette di valutare la distribuzione del Tursiope: abita le acque della piattaforma continentale, nel quale è molto presente l’attività dell’uomo, ma anche le acque più profonde; in caso di pesca eccessiva e/o presenza di rumore causato dal traffico marittimo, il Tursiope tende ad allontanarsi dal suo habitat preferenziale o ad interrompere comportamenti naturali come il foraggiamento o l’allattamento. In questo contesto le Aree Marine Protette (AMP) rappresentano uno strumento efficace a vantaggio degli habitat, delle popolazioni ittiche e dei mammiferi marini; infatti, all’interno delle AMP si riscontra un aumento delle dimensioni medie, densità, abbondanza e diversità delle specie ittiche, oltre al beneficio che si osserva nelle aree limitrofe, grazie all'emigrazione di pesci adulti e giovani, il cosiddetto “effetto spillover”, sfruttabile sia dai pescatori che, soprattutto, dai mammiferi marini, tra cui il Tursiope. Tuttavia, è necessaria un'inversione di rotta il prima possibile, altrimenti l’areale del Tursiope è destinato a ridursi sempre di più fino a sparire, compromettendo la sopravvivenza della specie stessa e più in generale dell'intero ecosistema marino, perciò la distruzione ormai in atto risulterebbe chiaramente irreversibile. A questo proposito è indispensabile un radicale cambiamento verso attività ecologicamente sostenibili, che permettano la coesistenza dell'uomo e di tutti gli organismi che popolano i nostri mari.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/35792