La presente tesi intende comprendere l’evoluzione del ruolo della donna e della sessualità in un preciso contesto, quello marocchino. Nel fare questo la ricerca va a ritroso a partire dall'epoca preislamica. Di quest'ultima non vi sono molte fonti storiche, ma per quanto riguarda l'epoca successiva ossia durante la predicazione del Profeta si assiste ad un cospicuo miglioramento. Questo è dovuto al tentativo di un’uguaglianza spirituale, di entrambi i generi, da parte del Profeta. La ricerca, quindi, si occupa della società contemporanea dove si nota come il processo di modernizzazione abbia favorito l'occupazione lavorativa e l'accesso all'istruzione della donna. Quest'ultima non aspira più solo al matrimonio, ma vuole realizzarsi e avere una carriera lavorativa. Quindi ambisce alla sua indipendenza, riscoprendo il piacere personale. Si nota, infatti, come molte famiglie marocchine siano rette da sole donne o come la percentuale femminile dei diplomati, in Marocco, sia superiore a quella maschile. Quindi, l'obiettivo è comprendere l'evoluzione della posizione sociale della donna e della sua conseguente emancipazione. Nel contesto che viene analizzato, ossia quello marocchino convivono tradizione e modernità. Da un lato c’è il rispetto per le tradizioni e per la dottrina islamica, ma dall’altro la volontà di una reinterpretazione dei testi sacri. La volontà di ribellione provoca un dissidio interiore nelle nuove generazioni, che temono l’esclusione sociale. Questo accade poiché vige, in questa società, la conformazione alla cosiddetta “vergogna” o pudore. Si tratta di un sentimento interiorizzato dalla società araba per cui si teme di affrontare un determinato argomento considerato un tabù. La paura di compromettersi è maggiore nelle donne poiché il giudizio nei loro confronti è duro. Se un uomo si compromette, viene dimenticato, ma quando è la donna a sbagliare va incontro alla durezza dell’opinione pubblica. Questo succede perché la donna, grazie al velo è il simbolo dell’identità islamica, ma anche per via del fatto che la religione garantisce una maggiore libertà agli uomini. Secondo l’opinione di Leila Slimani: “la subordinazione sessuale della donna è alla base 3 di tutte le forme di subordinazione”.1 L’uomo non è mai stato represso, basti pensare che in Marocco, fino al 1926 aveva diritto a schiave sessuali. Infine, si è fatto luce sulle conseguenze che derivano dalla repressione sociale che vige nel paese, per via delle norme giuridiche che regolano i rapporti sociali, come la legge 490. La sessualità è tenuta sotto controllo, ma invano. L’atto ha assunto una connotazione abusiva, determinando una serie di eventi come gli interventi di ricostruzione dell’imene e il valore che quest’ultimo acquisisce per la fascia femminile svantaggiata.

Donne e sessualità in Marocco: tra modernità e tradizione

SAYE, HAJAR
2020/2021

Abstract

La presente tesi intende comprendere l’evoluzione del ruolo della donna e della sessualità in un preciso contesto, quello marocchino. Nel fare questo la ricerca va a ritroso a partire dall'epoca preislamica. Di quest'ultima non vi sono molte fonti storiche, ma per quanto riguarda l'epoca successiva ossia durante la predicazione del Profeta si assiste ad un cospicuo miglioramento. Questo è dovuto al tentativo di un’uguaglianza spirituale, di entrambi i generi, da parte del Profeta. La ricerca, quindi, si occupa della società contemporanea dove si nota come il processo di modernizzazione abbia favorito l'occupazione lavorativa e l'accesso all'istruzione della donna. Quest'ultima non aspira più solo al matrimonio, ma vuole realizzarsi e avere una carriera lavorativa. Quindi ambisce alla sua indipendenza, riscoprendo il piacere personale. Si nota, infatti, come molte famiglie marocchine siano rette da sole donne o come la percentuale femminile dei diplomati, in Marocco, sia superiore a quella maschile. Quindi, l'obiettivo è comprendere l'evoluzione della posizione sociale della donna e della sua conseguente emancipazione. Nel contesto che viene analizzato, ossia quello marocchino convivono tradizione e modernità. Da un lato c’è il rispetto per le tradizioni e per la dottrina islamica, ma dall’altro la volontà di una reinterpretazione dei testi sacri. La volontà di ribellione provoca un dissidio interiore nelle nuove generazioni, che temono l’esclusione sociale. Questo accade poiché vige, in questa società, la conformazione alla cosiddetta “vergogna” o pudore. Si tratta di un sentimento interiorizzato dalla società araba per cui si teme di affrontare un determinato argomento considerato un tabù. La paura di compromettersi è maggiore nelle donne poiché il giudizio nei loro confronti è duro. Se un uomo si compromette, viene dimenticato, ma quando è la donna a sbagliare va incontro alla durezza dell’opinione pubblica. Questo succede perché la donna, grazie al velo è il simbolo dell’identità islamica, ma anche per via del fatto che la religione garantisce una maggiore libertà agli uomini. Secondo l’opinione di Leila Slimani: “la subordinazione sessuale della donna è alla base 3 di tutte le forme di subordinazione”.1 L’uomo non è mai stato represso, basti pensare che in Marocco, fino al 1926 aveva diritto a schiave sessuali. Infine, si è fatto luce sulle conseguenze che derivano dalla repressione sociale che vige nel paese, per via delle norme giuridiche che regolano i rapporti sociali, come la legge 490. La sessualità è tenuta sotto controllo, ma invano. L’atto ha assunto una connotazione abusiva, determinando una serie di eventi come gli interventi di ricostruzione dell’imene e il valore che quest’ultimo acquisisce per la fascia femminile svantaggiata.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.14240/35701