Il lavoro, che si inserisce nell’ambito di un progetto finalizzato allo studio degli effetti della somministrazione di un sottoprodotto della lavorazione della nocciola, la cuticola, sulle caratteristiche quanti-qualitative del latte di capra di razza Camosciata delle Alpi, è consistito nella genotipizzazione, attraverso l’analisi del latte individuale con la metodica dell’isoelettrofocalizzazione (IEF), delle principali varianti genetiche delle lattoproteine, in particolare l’αS1-caseina e l’αS2-caseina. La genotipizzazione degli 80 animali in lattazione presenti nell’azienda, in cui è stata effettuata la prova di alimentazione, è stata indispensabile per creare dei gruppi di animali che fossero omogenei dal punto di vista della variabilità genetica al locus dell’αS1-caseina, nota per l’effetto sulle caratteristiche qualitative del latte. In questo modo si è in grado di ottenere una risposta sulla qualità del latte dovuta effettivamente alla somministrazione della cuticola della nocciola e non influenzate da altri fattori. Al fine di evitare che il risultato potesse essere influenzato da altri effetti, in fase di selezione degli animali da includere nei gruppi, sono stati analizzati anche i dati produttivi pregressi e i dati fisiologici degli animali. In seguito alla genotipizzazione, i genotipi con maggiore frequenza sono risultati, per il locus CSN1S1, quello AA seguito dal genotipo AB. Gli alleli, quindi, che hanno mostrato la maggiore frequenza sono stati l’allele A e l’allele B. Date le frequenze alleliche riscontrate, studi di associazione fra le varianti genetiche e le caratteristiche quali-quantitative del latte si sarebbero potuti effettuare soltanto con le varianti A e B di CSN1S1 poiché sono le uniche presenti con una frequenza superiore al 5%. Pertanto, si è deciso di fare una selezione degli individui e di inserire nei gruppi della prova soltanto individui portatori degli alleli forti, A e B, di CSN1S1. L’integrazione della cuticola di nocciola non ha avuto effetti negativi sulla produzione del latte e sui suoi principali costituenti. Infatti, a livello di produzione di latte, per le capre alimentate con il mangime di controllo è stata evidenziata una maggiore produzione rispetto al gruppo alimentato con la cuticola di nocciola, ma non statisticamente significativa; quindi, l’inclusione della cuticola di nocciola non ha determinato differenze significative a livello produttivo. Gli impatti significativi si sono visti soprattutto con un aumento nel latte del contenuto proteico, della caseina e del lattosio, ma non del contenuto lipidico. Infatti, seppur il livello di lipidi si presenta più alto nel gruppo alimentato con la cuticola di nocciola questa differenza non è statisticamente significativa. Poiché gli animali sono stati selezionati per diversi parametri fisiologici e per essere geneticamente omogenei per il locus CSN1S1, si può concludere che il genotipo non ha interagito significativamente con la dieta somministrata, e che i risultati ottenuti sono legati esclusivamente all’effetto della dieta.

La qualità del latte di capra in risposta all'utilizzo della cuticola di nocciola: il ruolo della variabilità genetica delle caseine

BALLONI, FRANCESCA
2020/2021

Abstract

Il lavoro, che si inserisce nell’ambito di un progetto finalizzato allo studio degli effetti della somministrazione di un sottoprodotto della lavorazione della nocciola, la cuticola, sulle caratteristiche quanti-qualitative del latte di capra di razza Camosciata delle Alpi, è consistito nella genotipizzazione, attraverso l’analisi del latte individuale con la metodica dell’isoelettrofocalizzazione (IEF), delle principali varianti genetiche delle lattoproteine, in particolare l’αS1-caseina e l’αS2-caseina. La genotipizzazione degli 80 animali in lattazione presenti nell’azienda, in cui è stata effettuata la prova di alimentazione, è stata indispensabile per creare dei gruppi di animali che fossero omogenei dal punto di vista della variabilità genetica al locus dell’αS1-caseina, nota per l’effetto sulle caratteristiche qualitative del latte. In questo modo si è in grado di ottenere una risposta sulla qualità del latte dovuta effettivamente alla somministrazione della cuticola della nocciola e non influenzate da altri fattori. Al fine di evitare che il risultato potesse essere influenzato da altri effetti, in fase di selezione degli animali da includere nei gruppi, sono stati analizzati anche i dati produttivi pregressi e i dati fisiologici degli animali. In seguito alla genotipizzazione, i genotipi con maggiore frequenza sono risultati, per il locus CSN1S1, quello AA seguito dal genotipo AB. Gli alleli, quindi, che hanno mostrato la maggiore frequenza sono stati l’allele A e l’allele B. Date le frequenze alleliche riscontrate, studi di associazione fra le varianti genetiche e le caratteristiche quali-quantitative del latte si sarebbero potuti effettuare soltanto con le varianti A e B di CSN1S1 poiché sono le uniche presenti con una frequenza superiore al 5%. Pertanto, si è deciso di fare una selezione degli individui e di inserire nei gruppi della prova soltanto individui portatori degli alleli forti, A e B, di CSN1S1. L’integrazione della cuticola di nocciola non ha avuto effetti negativi sulla produzione del latte e sui suoi principali costituenti. Infatti, a livello di produzione di latte, per le capre alimentate con il mangime di controllo è stata evidenziata una maggiore produzione rispetto al gruppo alimentato con la cuticola di nocciola, ma non statisticamente significativa; quindi, l’inclusione della cuticola di nocciola non ha determinato differenze significative a livello produttivo. Gli impatti significativi si sono visti soprattutto con un aumento nel latte del contenuto proteico, della caseina e del lattosio, ma non del contenuto lipidico. Infatti, seppur il livello di lipidi si presenta più alto nel gruppo alimentato con la cuticola di nocciola questa differenza non è statisticamente significativa. Poiché gli animali sono stati selezionati per diversi parametri fisiologici e per essere geneticamente omogenei per il locus CSN1S1, si può concludere che il genotipo non ha interagito significativamente con la dieta somministrata, e che i risultati ottenuti sono legati esclusivamente all’effetto della dieta.
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