Il traffico illecito di beni culturali rappresenta un fenomeno di rilevante importanza a livello globale, tanto complesso quanto lucroso, in quanto questi beni sono simbolo della cultura, della storia e delle origini di uno Stato, di una comunità o di un popolo e quindi sono di particolare interesse per l’umanità. Trattare beni antichi e artistici garantisce ai criminali di maneggiare merci di inestimabile valore, scarsamente protette e difficili da identificare, ma soprattutto di facile trasporto oltre i confini, verso acquirenti desiderosi del bene ma ignari del reato. Viene a crearsi un mercato che collega Stati di produzione/origine dei beni a Stati di arrivo/destinazione, contraddistinto da una connivenza inevitabile di istituzioni ed individui apparentemente legittimi, come case d’asta, commercianti di antiquariato e gallerie d’arte, che possono trovarsi a maneggiare, alcune volte inconsapevolmente, merci di provenienza illegale. È necessario comprendere che, quando si analizza questo fenomeno, risulta particolarmente difficile quantificarlo con precisione poiché gran parte delle azioni si svolgono al di fuori dei dati ufficiali. Valutarne quindi l’estensione si presenta estremamente problematico sotto vari profili, visto che nella maggior parte dei casi il crimine stesso rimane inosservato perché non denunciato alle autorità e viene reso noto solo nel momento in cui il bene riappare sul mercato. Questo rende difficile la creazione di un approccio sistematico alla raccolta di informazioni da parte dell’Intelligence. Un rigoroso controllo dei luoghi di interesse culturale, dei musei, delle pinacoteche e di tutti quei luoghi in cui siano presenti beni culturali così come negli scavi archeologici non ancora scoperti probabilmente non basterebbe ad arginare il fenomeno ma sarebbe un buon punto di partenza per limitare il campo d’azione dello stesso. Andremo a vedere quali sono le principali forme di misura adottate per contenerlo e quali i piani d’azione e strategie adottate dall’Intelligence. In particolare ci focalizzeremo su come operano l’Arma dei Carabinieri e l’Interpol. Sotto il profilo di uno studio indirizzato segnatamente all’Intelligence orientata all’individuazione, alla prevenzione ed alla repressione dei traffici connessi ai beni culturali, il presente lavoro verterà soprattutto ad esaminare come il commercio illegale di tali beni finanzi altre attività illegali, come il terrorismo di matrice jihadista.

L'INTELLIGENCE NEL CONTRASTO AL COMMERCIO DI BENI CULTURALI PER IL FINANZIAMENTO DI ATTIVITA' ILLECITE. I RAPPORTI TRA CRIMINALITA' ORGANIZZATA E TERRORISMO

RIZZI, ROCCO
2020/2021

Abstract

Il traffico illecito di beni culturali rappresenta un fenomeno di rilevante importanza a livello globale, tanto complesso quanto lucroso, in quanto questi beni sono simbolo della cultura, della storia e delle origini di uno Stato, di una comunità o di un popolo e quindi sono di particolare interesse per l’umanità. Trattare beni antichi e artistici garantisce ai criminali di maneggiare merci di inestimabile valore, scarsamente protette e difficili da identificare, ma soprattutto di facile trasporto oltre i confini, verso acquirenti desiderosi del bene ma ignari del reato. Viene a crearsi un mercato che collega Stati di produzione/origine dei beni a Stati di arrivo/destinazione, contraddistinto da una connivenza inevitabile di istituzioni ed individui apparentemente legittimi, come case d’asta, commercianti di antiquariato e gallerie d’arte, che possono trovarsi a maneggiare, alcune volte inconsapevolmente, merci di provenienza illegale. È necessario comprendere che, quando si analizza questo fenomeno, risulta particolarmente difficile quantificarlo con precisione poiché gran parte delle azioni si svolgono al di fuori dei dati ufficiali. Valutarne quindi l’estensione si presenta estremamente problematico sotto vari profili, visto che nella maggior parte dei casi il crimine stesso rimane inosservato perché non denunciato alle autorità e viene reso noto solo nel momento in cui il bene riappare sul mercato. Questo rende difficile la creazione di un approccio sistematico alla raccolta di informazioni da parte dell’Intelligence. Un rigoroso controllo dei luoghi di interesse culturale, dei musei, delle pinacoteche e di tutti quei luoghi in cui siano presenti beni culturali così come negli scavi archeologici non ancora scoperti probabilmente non basterebbe ad arginare il fenomeno ma sarebbe un buon punto di partenza per limitare il campo d’azione dello stesso. Andremo a vedere quali sono le principali forme di misura adottate per contenerlo e quali i piani d’azione e strategie adottate dall’Intelligence. In particolare ci focalizzeremo su come operano l’Arma dei Carabinieri e l’Interpol. Sotto il profilo di uno studio indirizzato segnatamente all’Intelligence orientata all’individuazione, alla prevenzione ed alla repressione dei traffici connessi ai beni culturali, il presente lavoro verterà soprattutto ad esaminare come il commercio illegale di tali beni finanzi altre attività illegali, come il terrorismo di matrice jihadista.
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