ADHD è l’acronimo di Attention Deficit Hyperactivity Disorder, noto in Italia con il nome di Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (DDAI). Si tratta di un disturbo neurologico con esordio, solitamente, infantile, anche se, talvolta emerge in età adulta. Si caratterizza da marcati e persistenti livelli di incapacità di controllo dell’attenzione, dell’impulsività e dell’iperattività, comportamenti inadeguati rispetto all’età di riferimento. Non è semplice riconoscere l’insorgere del disturbo in età prescolare in quanto si rischia di confondere l’aggressività che deve solo essere canalizzata. Dal secondo e terzo anno scolastico la scuola richiede maggiore concentrazione ed è in questo periodo che emergono più marcati i sintomi tipici del disturbo, quali: irrequietezza di intensità superiore alla media, evidente presenza di sintomi cognitivi come disattenzione e impulsività, difficoltà scolastiche, bassa autostima e tendenza all’isolamento relazionale. Spesso subentra anche un comportamento oppositivo e provocatorio, quando il bambino, che si sente inadeguato e frustrato nel tentativo di allontanare le situazioni di stress e di turbamento, assumerà atteggiamenti di sfida, provocatori e di contestazione dell’autorità rappresentata dagli insegnanti e dai genitori. Tali condotte pericolose rischiano con il tempo, se non curate in modo adeguato, di portare atteggiamenti di disadattamento sociale e relazionale, con difficoltà anche di coltivare il rapporto famigliare. Nella presente dissertazione verranno descritti i cenni storici dell’ADHD, facendo un rapido excursus fino alla definizione attuale descritta dal DSM-V, che detta criteri diagnostici precisi. Seguirà l’esposizione delle tipologie di intervento ed infine una panoramica di articoli e ricerche redatti nell’ultimo anno tesi ad analizzare le conseguenze della pandemia da Covid in soggetti ADHD.

ADHD: approccio globale al disturbo di deficit dell'attenzione e iperattività. Le conseguenze dell’isolamento sociale da Covid-19.

MARTELLA, MONICA
2019/2020

Abstract

ADHD è l’acronimo di Attention Deficit Hyperactivity Disorder, noto in Italia con il nome di Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (DDAI). Si tratta di un disturbo neurologico con esordio, solitamente, infantile, anche se, talvolta emerge in età adulta. Si caratterizza da marcati e persistenti livelli di incapacità di controllo dell’attenzione, dell’impulsività e dell’iperattività, comportamenti inadeguati rispetto all’età di riferimento. Non è semplice riconoscere l’insorgere del disturbo in età prescolare in quanto si rischia di confondere l’aggressività che deve solo essere canalizzata. Dal secondo e terzo anno scolastico la scuola richiede maggiore concentrazione ed è in questo periodo che emergono più marcati i sintomi tipici del disturbo, quali: irrequietezza di intensità superiore alla media, evidente presenza di sintomi cognitivi come disattenzione e impulsività, difficoltà scolastiche, bassa autostima e tendenza all’isolamento relazionale. Spesso subentra anche un comportamento oppositivo e provocatorio, quando il bambino, che si sente inadeguato e frustrato nel tentativo di allontanare le situazioni di stress e di turbamento, assumerà atteggiamenti di sfida, provocatori e di contestazione dell’autorità rappresentata dagli insegnanti e dai genitori. Tali condotte pericolose rischiano con il tempo, se non curate in modo adeguato, di portare atteggiamenti di disadattamento sociale e relazionale, con difficoltà anche di coltivare il rapporto famigliare. Nella presente dissertazione verranno descritti i cenni storici dell’ADHD, facendo un rapido excursus fino alla definizione attuale descritta dal DSM-V, che detta criteri diagnostici precisi. Seguirà l’esposizione delle tipologie di intervento ed infine una panoramica di articoli e ricerche redatti nell’ultimo anno tesi ad analizzare le conseguenze della pandemia da Covid in soggetti ADHD.
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