The aim of this essay is to explore the theme of the autism, from the firtst classifications to the last theories, and eventually to focus on the relationship between autism and language. We spoke about communication, verbal and non verbal, about the metaphorical language and the use of sarcasm. The use of language in people with DSA has some peculiarities that need to be further investigated. This thesis explores the presence of an intentional form of irony and metaphorical language in A., a young boy affected by autism, analyzing his papers. In my opinion the result is that A. has been able to use some sort of irony, making fun of some aspects of his schhol life, his daily life and his fears. This result underlines the huge importance of language in understanding and creating connections.
Questa tesi ha cercato di affrontare il tema dell’autismo; con una panoramica prima macro tematica di inquadramento, partendo dalla prima classificazione e via via in diacronia affrontando le ultime scoperte e teorie, per arrivare poi a centrare il nostro focus di indagine sul linguaggio e il rapporto tra autismo e lingua. Abbiamo parlato di comunicazione, verbale e non verbale, del linguaggio metaforico e l’uso del sarcasmo, delle varie forme di ecolalia fino a trattare delle proprietà dei clitici e dell’uso della forma passiva. L’uso della lingua per chi è affetto da DSA ha delle peculiarità che possono e devono essere indagate, quale campo di approfondimento della persona e della sfera privata, personale ed emotiva. A questo punto, si è quindi voluto personalizzare il lavoro sia riferendosi all’esperienza di assistente all’integrazione scolastica nella scuola da me praticata, con riferimenti normativi, riflessioni e osservazioni (e presentazione di strumenti operativi quotidianamente usati nelle scuole e nei centri riabilitativi), sia scegliendo di analizzare i testi prodotti da A., un ragazzo di tredici anni affetto da DSA, che si è reso molto disponibile a fornire materiale già prodotto e a generarne di nuovo. Il quesito che la tesi ha provato a risolvere riguarda, in tutti questi testi, l’eventuale presenza di una qualche forma di ironia e di linguaggio metaforico usati però con accettabile competenza e intento comunicativo (ovvero non casuali); questo come sappiamo è spesso ambito molto difficoltoso da affrontare per i soggetti autistici. Il risultato è interessante e, a parer mio, risponde in maniera positiva alla domanda. A. è stato in grado di utilizzare nei suoi testi, con tutte le comprensibili difficoltà, una forma di satira e di ironia, con cui è riuscito a descrivere, far ridere, criticare in maniera velata, alcuni aspetti della vita scolastica, della sua quotidianità e delle sue paure. Perché l’altro grande tema di indagine della tesi, è stata proprio la persona, la psicologia di A. La nostra capacità di entrare in sintonia con il suo vissuto più intimo attraverso la comunicazione. Il linguaggio può in questi termini aiutarci a conoscere, e per come si è configurato il percorso di indagine all’interno di questa tesi, è stato prodromico di qualcosa che sta al di là, che non possiamo toccare del tutto, ma che in ogni sua forma, voleva e vuole dirci sempre qualcosa.
“Si può imparare a ridere?” Ironia e linguaggio nell’autismo ad alto funzionamento
LEZZA, MARCO RAFFAELE
2020/2021
Abstract
Questa tesi ha cercato di affrontare il tema dell’autismo; con una panoramica prima macro tematica di inquadramento, partendo dalla prima classificazione e via via in diacronia affrontando le ultime scoperte e teorie, per arrivare poi a centrare il nostro focus di indagine sul linguaggio e il rapporto tra autismo e lingua. Abbiamo parlato di comunicazione, verbale e non verbale, del linguaggio metaforico e l’uso del sarcasmo, delle varie forme di ecolalia fino a trattare delle proprietà dei clitici e dell’uso della forma passiva. L’uso della lingua per chi è affetto da DSA ha delle peculiarità che possono e devono essere indagate, quale campo di approfondimento della persona e della sfera privata, personale ed emotiva. A questo punto, si è quindi voluto personalizzare il lavoro sia riferendosi all’esperienza di assistente all’integrazione scolastica nella scuola da me praticata, con riferimenti normativi, riflessioni e osservazioni (e presentazione di strumenti operativi quotidianamente usati nelle scuole e nei centri riabilitativi), sia scegliendo di analizzare i testi prodotti da A., un ragazzo di tredici anni affetto da DSA, che si è reso molto disponibile a fornire materiale già prodotto e a generarne di nuovo. Il quesito che la tesi ha provato a risolvere riguarda, in tutti questi testi, l’eventuale presenza di una qualche forma di ironia e di linguaggio metaforico usati però con accettabile competenza e intento comunicativo (ovvero non casuali); questo come sappiamo è spesso ambito molto difficoltoso da affrontare per i soggetti autistici. Il risultato è interessante e, a parer mio, risponde in maniera positiva alla domanda. A. è stato in grado di utilizzare nei suoi testi, con tutte le comprensibili difficoltà, una forma di satira e di ironia, con cui è riuscito a descrivere, far ridere, criticare in maniera velata, alcuni aspetti della vita scolastica, della sua quotidianità e delle sue paure. Perché l’altro grande tema di indagine della tesi, è stata proprio la persona, la psicologia di A. La nostra capacità di entrare in sintonia con il suo vissuto più intimo attraverso la comunicazione. Il linguaggio può in questi termini aiutarci a conoscere, e per come si è configurato il percorso di indagine all’interno di questa tesi, è stato prodromico di qualcosa che sta al di là, che non possiamo toccare del tutto, ma che in ogni sua forma, voleva e vuole dirci sempre qualcosa.File | Dimensione | Formato | |
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