Lo smart working, in Italia conosciuto anche come “lavoro agile”, è una modalità di lavoro che prevede una flessibilità di luogo e di orario di lavoro altamente elevata, con una maggiore responsabilizzazione sui risultati. Nel nostro Paese è stata introdotta, nella legislazione, nel 2017, anche se con molto timore e perplessità da parte dei datori di lavoro; nel 2020 con la situazione pandemica ancora presente a livello globale, lo smart working è diventato per quasi tutti i lavoratori la modalità ordinaria di lavoro. Il primo capitolo della tesi definisce che cos’è lo smart working, quali sono le sue caratteristiche e quali sono le differenze con il telelavoro, una modalità di lavoro anch’essa recente ma diversa. Nel secondo capitolo focalizzeremo la ricerca confrontando a livello europeo quali sono state le diversità nell’utilizzo dello smart working in tre anni cardine: nel 2014, primo anno con dati riguardanti questa modalità, nel 2019, ultimo anno antecedente alla pandemia e nel 2020, primo anno con restrizioni e distanziamento dovute al Covid-19. Analizzeremo più nello specifico la situazione italiana, verificando quali sono state le differenze tra il settore pubblico e privato nell’adozione di questa modalità di lavoro prima dell’avvento della pandemia e posteriormente, indicando quali sono stati i settori che hanno meglio risposto all’introduzione del lavoro agile. Nel terzo capitolo andremo ad esaminare le innovazioni determinate dal lavoro agile, con il fenomeno “work-life balance”, ovvero il giusto e corretto bilanciamento tra la sfera privata e lavorativa, il quale è determinante in particolare per alcune categorie che, fino ad oggi, hanno rinunciato a lavorare o hanno modificato l’orario lavorativo pur di riuscire ad avere maggiore tempo a disposizione. Un utilizzo eccessivo di questa modalità di lavoro può condurre al verificarsi di aspetti negativi, come la difficoltà di scissione tra famiglia e lavoro, con un surplus di ore da parte del dipendente, che nel lungo periodo può danneggiare i benefici riguardanti produttività ed efficienza. Successivamente ci soffermeremo sulle differenze tra lo smart working e l’approccio comune di lavoro, dove la parola determinante e fondamentale non è più il tempo, ma sono gli obiettivi da raggiungere e come può il lavoro agile condurre a vantaggi, a livello di soddisfazione, nei dipendenti. Infine concluderemo la ricerca con un’analisi delle conseguenze dovute all’introduzione dello smart working, a livello aziendale con un miglioramento della produttività notevole, a livello ambientale con una netta riduzione degli spostamenti dovuta alla flessibilità del luogo di lavoro, a livello sociale, soffermandoci sul beneficio che questa modalità può apportare alle donne, con un equilibrio maggiore nella cura dei famigliari da parte dei due generi. Citeremo infine il fenomeno denominato “south working”, dove tutti coloro che si sono trasferiti dal Sud o dai piccoli paesi verso le grandi città del Nord ritornano nel luogo di origine, andando a beneficiare dello stesso stipendio, ma con un costo della vita molto inferiore.
Smart working: caratteristiche e conseguenze
AMICO, DAVIDE
2020/2021
Abstract
Lo smart working, in Italia conosciuto anche come “lavoro agile”, è una modalità di lavoro che prevede una flessibilità di luogo e di orario di lavoro altamente elevata, con una maggiore responsabilizzazione sui risultati. Nel nostro Paese è stata introdotta, nella legislazione, nel 2017, anche se con molto timore e perplessità da parte dei datori di lavoro; nel 2020 con la situazione pandemica ancora presente a livello globale, lo smart working è diventato per quasi tutti i lavoratori la modalità ordinaria di lavoro. Il primo capitolo della tesi definisce che cos’è lo smart working, quali sono le sue caratteristiche e quali sono le differenze con il telelavoro, una modalità di lavoro anch’essa recente ma diversa. Nel secondo capitolo focalizzeremo la ricerca confrontando a livello europeo quali sono state le diversità nell’utilizzo dello smart working in tre anni cardine: nel 2014, primo anno con dati riguardanti questa modalità, nel 2019, ultimo anno antecedente alla pandemia e nel 2020, primo anno con restrizioni e distanziamento dovute al Covid-19. Analizzeremo più nello specifico la situazione italiana, verificando quali sono state le differenze tra il settore pubblico e privato nell’adozione di questa modalità di lavoro prima dell’avvento della pandemia e posteriormente, indicando quali sono stati i settori che hanno meglio risposto all’introduzione del lavoro agile. Nel terzo capitolo andremo ad esaminare le innovazioni determinate dal lavoro agile, con il fenomeno “work-life balance”, ovvero il giusto e corretto bilanciamento tra la sfera privata e lavorativa, il quale è determinante in particolare per alcune categorie che, fino ad oggi, hanno rinunciato a lavorare o hanno modificato l’orario lavorativo pur di riuscire ad avere maggiore tempo a disposizione. Un utilizzo eccessivo di questa modalità di lavoro può condurre al verificarsi di aspetti negativi, come la difficoltà di scissione tra famiglia e lavoro, con un surplus di ore da parte del dipendente, che nel lungo periodo può danneggiare i benefici riguardanti produttività ed efficienza. Successivamente ci soffermeremo sulle differenze tra lo smart working e l’approccio comune di lavoro, dove la parola determinante e fondamentale non è più il tempo, ma sono gli obiettivi da raggiungere e come può il lavoro agile condurre a vantaggi, a livello di soddisfazione, nei dipendenti. Infine concluderemo la ricerca con un’analisi delle conseguenze dovute all’introduzione dello smart working, a livello aziendale con un miglioramento della produttività notevole, a livello ambientale con una netta riduzione degli spostamenti dovuta alla flessibilità del luogo di lavoro, a livello sociale, soffermandoci sul beneficio che questa modalità può apportare alle donne, con un equilibrio maggiore nella cura dei famigliari da parte dei due generi. Citeremo infine il fenomeno denominato “south working”, dove tutti coloro che si sono trasferiti dal Sud o dai piccoli paesi verso le grandi città del Nord ritornano nel luogo di origine, andando a beneficiare dello stesso stipendio, ma con un costo della vita molto inferiore.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/35086