Jack London is cited among the greats of American literature, author of numerous short stories and adventure novels that have enchanted several generations of readers. "White Fang" (1906), "The Call of the Wild" (1903), the collection of short stories "The Son of the Wolf" (1900) are among the most famous titles of the author of San Francisco, in which he tells the America of the north-western forests and the struggle for the survival of those who live there. But Jack London is not just the stories mentioned before, which too often have relegated him to the author of children’s fiction and have defined him as a singer of the American wilderness. There is also a part of London literary production less known to the general public, which moves the narrative from the forests of the North to the slums of American industrial centers. They are novels that tell the basis of the American social pyramid, the one that tries in every way to establish itself in the capitalist society of the late nineteenth century. The economic aristocracy of the salons of the "Age of Innocence" (E. Wharton, 1920) disappears from the narrative, becoming the "enemy" that socialism fights or the goal that the middle-middle-class aims to achieve. The protagonists of "The Iron Heel" (1908) and "Martin Eden" (1909), respectively Ernest Everhard and Martin Eden, represent these two forms of approach to economic success: one destructive, the other emulative. Comparing the stories of the two protagonists, the points of contact are many: both of low social background, fall in love with a bourgeois woman; both try to climb the social building; both embrace the socialist political faith. In turn, they present references to London’s biographical events. The thesis aims at recognizing the autobiographical characteristics present in the two novels cited, focusing on the different relationships that the three subjects (London, Eden, Everhard) establish with socialist ideology.
Jack London è citato tra i grandi della letteratura americana, autore di numerosi racconti e romanzi d’avventura che hanno incantato diverse generazioni di lettori. Zanna bianca (1906), Il richiamo della foresta (1903), la raccolta di racconti Il figlio del lupo (1900) sono tra i titoli più celebri dell’autore di San Francisco, nei quali racconta l’America delle foreste nord- occidentali e la lotta per la sopravvivenza di coloro che vi abitano. Ma Jack London non è solamente i racconti citati prima, i quali troppo spesso l’hanno relegato ad autore di narrativa per ragazzi e l’hanno definito come cantore della wilderness americana. Esiste anche una parte di produzione letteraria londoniana meno conosciuta al grande pubblico, che sposta la narrazione dalle foreste del Nord agli slums dei grandi centri industriali americani. Sono romanzi che raccontano la base della piramide sociale americana, quella che tenta in tutti i modi di affermarsi nella società capitalista di fine Ottocento. L’aristocrazia economica dei salotti de l’età dell’innocenza (E. Wharton, 1920) sparisce dalla narrazione, diventando il “nemico” che il socialismo combatte o l’obiettivo che il medio-piccolo borghese si prefigge di raggiungere. I protagonisti de Il tallone di ferro (1908) e di Martin Eden (1909), rispettivamente Ernest Everhard e Martin Eden, rappresentano queste due forme di approccio al successo economico: uno distruttivo, l’altro emulativo. Confrontando le storie dei due protagonisti, i punti di contatto sono molteplici: entrambi di estrazione sociale bassa, si innamorano di una donna borghese; entrambi tentano di scalare l’edificio sociale; entrambi abbracciano la fede politica socialista. A loro volta questi presentano riferimenti alle vicende biografiche di London. La tesi ha come obiettivo quello di riconoscere i caratteri di autobiografismo presenti nei due romanzi citati, ponendo l’attenzione sui diversi rapporti che i tre soggetti (London, Eden, Everhard) instaurano con l’ideologia socialista.
Autobiografismo nell’opera di Jack London: i personaggi di Martin Eden e Ernest Everhard
INGEMI, FEDERICO
2020/2021
Abstract
Jack London è citato tra i grandi della letteratura americana, autore di numerosi racconti e romanzi d’avventura che hanno incantato diverse generazioni di lettori. Zanna bianca (1906), Il richiamo della foresta (1903), la raccolta di racconti Il figlio del lupo (1900) sono tra i titoli più celebri dell’autore di San Francisco, nei quali racconta l’America delle foreste nord- occidentali e la lotta per la sopravvivenza di coloro che vi abitano. Ma Jack London non è solamente i racconti citati prima, i quali troppo spesso l’hanno relegato ad autore di narrativa per ragazzi e l’hanno definito come cantore della wilderness americana. Esiste anche una parte di produzione letteraria londoniana meno conosciuta al grande pubblico, che sposta la narrazione dalle foreste del Nord agli slums dei grandi centri industriali americani. Sono romanzi che raccontano la base della piramide sociale americana, quella che tenta in tutti i modi di affermarsi nella società capitalista di fine Ottocento. L’aristocrazia economica dei salotti de l’età dell’innocenza (E. Wharton, 1920) sparisce dalla narrazione, diventando il “nemico” che il socialismo combatte o l’obiettivo che il medio-piccolo borghese si prefigge di raggiungere. I protagonisti de Il tallone di ferro (1908) e di Martin Eden (1909), rispettivamente Ernest Everhard e Martin Eden, rappresentano queste due forme di approccio al successo economico: uno distruttivo, l’altro emulativo. Confrontando le storie dei due protagonisti, i punti di contatto sono molteplici: entrambi di estrazione sociale bassa, si innamorano di una donna borghese; entrambi tentano di scalare l’edificio sociale; entrambi abbracciano la fede politica socialista. A loro volta questi presentano riferimenti alle vicende biografiche di London. La tesi ha come obiettivo quello di riconoscere i caratteri di autobiografismo presenti nei due romanzi citati, ponendo l’attenzione sui diversi rapporti che i tre soggetti (London, Eden, Everhard) instaurano con l’ideologia socialista.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.14240/35032