La musicologia si interroga da sempre sulla possibilità che la musica possieda un contenuto di tipo semantico e già a livello analitico questa viene scomposta in componenti linguistici, quali frasi, semifrasi e periodi. La neuropsicologia della musica ha ripreso gli stessi dubbi. Dall'analisi della letteratura esistente emergono come principali filoni di ricerca la presenza o meno di un contenuto nell'input musicale, la modularità rispetto al linguaggio, la presenza di una valenza emotiva univoca e universale, dunque di origine genetica e non determinata culturalmente per specifiche caratteristiche musicali. Il presente lavoro conduce un'analisi della letteratura esistente a proposito di questi temi, mettendo in risalto tre aspetti. Sussistono evidenze che a livello neuropsicologico la musica condivida buona parte delle aree deputate all'analisi linguistica, tra le più importanti delle quali si ricordano l'area di Wernicke (BA22) e l'area di Broca (BA44), a cui si aggiungono tutto il planum temporale, il giro temporale superiore e il giro frontale inferiore, oltre a diversi corrispettivi nell’emisfero destro. La sovrapposizione neuropsicologica suggerisce che input linguistici e musicali vengano elaborati quantomeno secondo regole molto simili. Questa teoria viene corroborata da esperimenti che mostrano come un input musicale vada a interferire a livello di working memory con compiti linguistici, ma non spaziali; inoltre il medesimo pattern elettroencefalografico caratteristico di una violazione delle aspettative linguistiche si presenta nello stesso setting applicato alla musica. Il quadro viene ulteriormente rafforzato dalla compresenza di deficit musicali e linguistici quando sono coinvolte specifiche aree neurologiche. Si ha prova che in parallelo l'input musicale venga anche preso in carico da aree che si sa essere coinvolte nell'elaborazione emotiva, quali nucleo dell'accumbens, talamo, corteccia cingolata, ippocampo e più in generale il cosiddetto sistema limbico. Pare inoltre che certe caratteristiche musicali, quali per esempio la tonalità maggiore o minore, o una consonanza o una dissonanza vengano percepite universalmente allo stesso modo, dando alimento alla teoria che almeno certi caratteri musicali siano di impronta universale, dunque non culturalmente appresa. La letteratura esistente evidenzia alcuni casi di quella che si potrebbe definire un'amusia semantica: la musica viene infatti compresa nella sua struttura senza che tuttavia produca alcun tipo di contenuto emotivo. Questo deficit può essere messo in doppia dissociazione con i deficit di analisi musicale quali distimia o amusia, rinforzando l'ipotesi di un'elaborazione modulare in parallelo. La corteccia frontale sembra rivestire il compito di orchestratore delle due vie summenzionate, coordinando e riunendo l'analisi linguistica e il contenuto emotivo in un insieme organico. A conferma di tale teoria si porta all'attenzione il coinvolgimento di aree quali la corteccia orbitofrontale, il giro frontale superiore, la corteccia prefrontale mediale e persino la frontopolare, coinvolta nei processi più astratti della musica. Questa rete di cortecce del lobo frontale potrebbe dare spiegazione anche del richiamo ad aspetti extramusicali spesso presente nelle opere di molti compositori.

LINGUISTICA EMOTIVA DELLA MUSICA - Neuropsicologia della musica come forma linguistica a semantica emotiva

VITALONE, FEDERICO ALESSANDRO
2020/2021

Abstract

La musicologia si interroga da sempre sulla possibilità che la musica possieda un contenuto di tipo semantico e già a livello analitico questa viene scomposta in componenti linguistici, quali frasi, semifrasi e periodi. La neuropsicologia della musica ha ripreso gli stessi dubbi. Dall'analisi della letteratura esistente emergono come principali filoni di ricerca la presenza o meno di un contenuto nell'input musicale, la modularità rispetto al linguaggio, la presenza di una valenza emotiva univoca e universale, dunque di origine genetica e non determinata culturalmente per specifiche caratteristiche musicali. Il presente lavoro conduce un'analisi della letteratura esistente a proposito di questi temi, mettendo in risalto tre aspetti. Sussistono evidenze che a livello neuropsicologico la musica condivida buona parte delle aree deputate all'analisi linguistica, tra le più importanti delle quali si ricordano l'area di Wernicke (BA22) e l'area di Broca (BA44), a cui si aggiungono tutto il planum temporale, il giro temporale superiore e il giro frontale inferiore, oltre a diversi corrispettivi nell’emisfero destro. La sovrapposizione neuropsicologica suggerisce che input linguistici e musicali vengano elaborati quantomeno secondo regole molto simili. Questa teoria viene corroborata da esperimenti che mostrano come un input musicale vada a interferire a livello di working memory con compiti linguistici, ma non spaziali; inoltre il medesimo pattern elettroencefalografico caratteristico di una violazione delle aspettative linguistiche si presenta nello stesso setting applicato alla musica. Il quadro viene ulteriormente rafforzato dalla compresenza di deficit musicali e linguistici quando sono coinvolte specifiche aree neurologiche. Si ha prova che in parallelo l'input musicale venga anche preso in carico da aree che si sa essere coinvolte nell'elaborazione emotiva, quali nucleo dell'accumbens, talamo, corteccia cingolata, ippocampo e più in generale il cosiddetto sistema limbico. Pare inoltre che certe caratteristiche musicali, quali per esempio la tonalità maggiore o minore, o una consonanza o una dissonanza vengano percepite universalmente allo stesso modo, dando alimento alla teoria che almeno certi caratteri musicali siano di impronta universale, dunque non culturalmente appresa. La letteratura esistente evidenzia alcuni casi di quella che si potrebbe definire un'amusia semantica: la musica viene infatti compresa nella sua struttura senza che tuttavia produca alcun tipo di contenuto emotivo. Questo deficit può essere messo in doppia dissociazione con i deficit di analisi musicale quali distimia o amusia, rinforzando l'ipotesi di un'elaborazione modulare in parallelo. La corteccia frontale sembra rivestire il compito di orchestratore delle due vie summenzionate, coordinando e riunendo l'analisi linguistica e il contenuto emotivo in un insieme organico. A conferma di tale teoria si porta all'attenzione il coinvolgimento di aree quali la corteccia orbitofrontale, il giro frontale superiore, la corteccia prefrontale mediale e persino la frontopolare, coinvolta nei processi più astratti della musica. Questa rete di cortecce del lobo frontale potrebbe dare spiegazione anche del richiamo ad aspetti extramusicali spesso presente nelle opere di molti compositori.
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