Safety and effectiveness of glycoprotein IIb/IIIa inhibitors in acute coronary syndromes: insights from the SPUM-ACS study Thesis supervisor: Ch.mo Professor Gaetano Maria De Ferrari Thesis co-supervisor: Dott. Fabrizio D’Ascenzo Introduction: Data on Glycoprotein IIb/IIIa inhibitors (GPI) use in real world ACS patients following the introduction of potent P2Y12 inhibitors and newer generation stents are scant. Aims: Here, we aimed to assess the utilization, effectiveness, and safety of GPI in a large prospective multi-centre cohort of contemporary ACS patients. Methods and Results: SPUM-ACS prospectively recruited patients presenting with ACS between 2009 and 2017. The primary endpoint of the present study was major adverse cardiovascular events (MACE), a composite of all-cause death, non-fatal myocardial infarction (MI) and non-fatal stroke at one year. Secondary endpoints were defined as any bleeding events, BARC 3-5 bleeding, and net adverse cardiovascular events (NACE). A total of 4395 ACS patients were included in the analysis. GPI-treated patients had more total coronary artery occlusion (56% vs 35%, p<0.001) and thrombus (60% vs 35%, p<0.001) at angiography. Among the propensity score matched (PSM) population (1992 patients equally split into two groups), GPI-treated patients showed lower risk of MACE (PSM adjusted HR 0.70, 95% CI 0.49-0.99), but a higher risk of any (PSM adj HR 1.46, 95% CI 1.06-1.99) and major bleedings (PSM adj HR 1.73, 95% CI 1.09-2.76), resulting in a neutral effect on NACE (PSM adj HR 0.87, 95% CI 0.65-1.17). These results remained consistent across all subgroups. Conclusion: In patients with ACS undergoing PCI and receiving potent P2Y12 inhibitors, we observed a reduced risk of MACE and an increased risk of major bleedings at 1 year in patients treated with GPI. Although the routine use of GPI is currently not recommended, they might be considered in selected patients following a personalized balancing between ischaemic and bleeding risks.
Alessandra Bosia 902491 Sicurezza ed efficacia degli inibitori delle glicoproteine IIb/IIIa nelle sindromi coronariche acute: risultati del registro SPUM-ACS Relatore: Ch.mo Professor Gaetano Maria De Ferrari Correlatore: Dott. Fabrizio D’Ascenzo Introduzione: esiste una quantità limitata di dati sulla sicurezza ed efficacia degli inibitori della glicoproteina IIb/IIIa (GPI) nei pazienti con sindrome coronarica acuta (SCA) dopo l’introduzione degli inibitori potenti del recettore P2Y12 e degli stent di nuova generazione. Obiettivi: si è posto in questo studio l'obiettivo di analizzare l’utilizzo, l’efficacia e la sicurezza dei GPI in un’ampia coorte prospettica multicentrica di pazienti contemporaneamente affetti da sindromi coronariche acute. Metodi e risultati: il registro SPUM-ACS ha reclutato in maniera prospettica pazienti affetti da sindromi coronariche acute tra il 2009 e il 2017. L’endpoint primario di questo studio è rappresentato dagli eventi cardiovascolari maggiori (MACE), ovvero un endpoint composito costituito da morte per tutte le cause, dall’infarto miocardico e da ictus non fatale a un anno. Come endpoint secondari sono invece stati inclusi qualsiasi evento emorragico, sanguinamenti maggiori (BARC 3-5) ed eventi cardiovascolari avversi netti (NACE). Sono stati arruolati nell’analisi 4395 pazienti in totale. I pazienti trattati con GPI presentavano un numero maggiore di occlusioni coronariche totali (56% vs 35%, p<0,001) e di trombi (60% vs 35%, p<0,001) all’angiografia rispetto ai pazienti che non hanno ricevuto il farmaco. Tra la popolazione propensity score matched (PSM), ovvero 1992 pazienti divisi in due gruppi, i pazienti trattati con GPI hanno mostrato un rischio inferiore di MACE (PSM-adjusted HR 0.70, 95% CI 0.49-0.99) ma un rischio più elevato di sanguinamenti sia in generale (PSM-adj HR 1.46, 95% CI 1.06-1.99) sia di quelli maggiori (PSM-adj HR 1.73, 95% CI 1.09-2.76) , con effetto invece neutro sui NACE (PSM adj HR 0.87, 95% CI 0.65-1.17). I risultati sono stati costanti nei diversi sottogruppi analizzati. Conclusioni: Nei pazienti affetti da SCA sottoposti ad angioplastica percutanea (PTCA) ed alla somministrazione di inibitori potenti del recettore P2Y12 abbiamo osservato in quelli trattati anche con GPI una riduzione del rischio di MACE e un aumento del rischio di sanguinamenti maggiori a 1 anno. Sebbene il loro impiego di routine non sia raccomandato attualmente, essi potrebbero essere presi in considerazione in pazienti selezionati mediante un attento bilancio tra i rischi ischemici e quelli emorragici
Sicurezza ed efficacia degli inibitori delle glicoproteine IIb/IIIa nelle sindromi coronariche acute: risultati del registro SPUM-ACS
BOSIA, ALESSANDRA
2023/2024
Abstract
Alessandra Bosia 902491 Sicurezza ed efficacia degli inibitori delle glicoproteine IIb/IIIa nelle sindromi coronariche acute: risultati del registro SPUM-ACS Relatore: Ch.mo Professor Gaetano Maria De Ferrari Correlatore: Dott. Fabrizio D’Ascenzo Introduzione: esiste una quantità limitata di dati sulla sicurezza ed efficacia degli inibitori della glicoproteina IIb/IIIa (GPI) nei pazienti con sindrome coronarica acuta (SCA) dopo l’introduzione degli inibitori potenti del recettore P2Y12 e degli stent di nuova generazione. Obiettivi: si è posto in questo studio l'obiettivo di analizzare l’utilizzo, l’efficacia e la sicurezza dei GPI in un’ampia coorte prospettica multicentrica di pazienti contemporaneamente affetti da sindromi coronariche acute. Metodi e risultati: il registro SPUM-ACS ha reclutato in maniera prospettica pazienti affetti da sindromi coronariche acute tra il 2009 e il 2017. L’endpoint primario di questo studio è rappresentato dagli eventi cardiovascolari maggiori (MACE), ovvero un endpoint composito costituito da morte per tutte le cause, dall’infarto miocardico e da ictus non fatale a un anno. Come endpoint secondari sono invece stati inclusi qualsiasi evento emorragico, sanguinamenti maggiori (BARC 3-5) ed eventi cardiovascolari avversi netti (NACE). Sono stati arruolati nell’analisi 4395 pazienti in totale. I pazienti trattati con GPI presentavano un numero maggiore di occlusioni coronariche totali (56% vs 35%, p<0,001) e di trombi (60% vs 35%, p<0,001) all’angiografia rispetto ai pazienti che non hanno ricevuto il farmaco. Tra la popolazione propensity score matched (PSM), ovvero 1992 pazienti divisi in due gruppi, i pazienti trattati con GPI hanno mostrato un rischio inferiore di MACE (PSM-adjusted HR 0.70, 95% CI 0.49-0.99) ma un rischio più elevato di sanguinamenti sia in generale (PSM-adj HR 1.46, 95% CI 1.06-1.99) sia di quelli maggiori (PSM-adj HR 1.73, 95% CI 1.09-2.76) , con effetto invece neutro sui NACE (PSM adj HR 0.87, 95% CI 0.65-1.17). I risultati sono stati costanti nei diversi sottogruppi analizzati. Conclusioni: Nei pazienti affetti da SCA sottoposti ad angioplastica percutanea (PTCA) ed alla somministrazione di inibitori potenti del recettore P2Y12 abbiamo osservato in quelli trattati anche con GPI una riduzione del rischio di MACE e un aumento del rischio di sanguinamenti maggiori a 1 anno. Sebbene il loro impiego di routine non sia raccomandato attualmente, essi potrebbero essere presi in considerazione in pazienti selezionati mediante un attento bilancio tra i rischi ischemici e quelli emorragiciFile | Dimensione | Formato | |
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