L’obiettivo di questo mio lavoro di tesi è quello di indagare i risvolti psicologici, relazionali e clinici nella diade analitica, che si accompagnano alla presenza di una malattia grave o terminale in un analista. Essendo la questione molto articolata, in quanto interseca i significati biologici, antropologici, psicologici, esistenziali e culturali associati alla malattia e alla morte, la struttura del lavoro intende rispecchiare un pensiero di tipo complesso e il più possibile non riduzionistico su questo tema. Partendo da questa esigenza di complessità, ho provato a rispondere, in particolare, ad alcune domande cruciali quali: possono intravedersi dei risvolti anche positivi al di là delle ovvie conseguenze negative di un evento traumatico come una malattia grave? Come andrebbe gestita questa esperienza così complessa nella clinica sia da un punto di vista etico che da un punto di vista tecnico? Per arrivare a rispondere a queste domande, ho deciso di iniziare a tratteggiare il tema della morte a partire dai contributi di quelle scienze che intrattengono rapporti biunivoci molto stretti con la psicologia, quali la biologia, l’antropologia, la storia e la filosofia. In particolare, nel primo capitolo ho preso in considerazione il significato biologico della morte, aprendo poi alle riflessioni dell’antropologia culturale e a quelle della tanatologia, disciplina che dalla metà del Novecento interroga la questione della morte in un’ottica interdisciplinare, servendosi anche dell’apporto delle scienze umane, compresa la psicologia sociale. Nel secondo capitolo ho preso in esame i principali apporti della psicoanalisi e più in generale della psicologia riguardo al tema della caducità con la finalità di mettere in luce le più tipiche modalità psichiche di adattamento e di difesa di fronte ad essa. Dopo la necessaria preparazione teorica sul tema della malattia mortale, nel terzo capitolo ho trattato la questione sulla base della letteratura prettamente clinica. Gli autori che a partire dagli anni ’80 si sono occupati dell’argomento lo hanno fatto a partire dalla propria esperienza diretta di infermità che ha innescato ingenti difficoltà nel doverla gestire nel lavoro coi pazienti. Non stupisce quindi che il controtransfert sia stata una delle questioni su cui gli analisti malati si sono trovati a riflettere maggiormente. Ho deciso innanzitutto di affrontare questo tema per poi provare ad osservare in che modo possa intrecciarsi ad una seconda questione, e cioè alla scelta di rivelare o meno ai pazienti la propria infermità. In conclusione posso affermare, dopo aver esaminato il tema da un punto di vista teorico, in ottica interdisciplinare, e poi da un punto di vista più prettamente clinico, che c’è un fil rouge trasversale a molti degli apporti considerati: l’idea che la caducità e il senso del limite possano anche aprire ad opportunità di cambiamento e a forme di rinascita.
Quando l'analista si ammala: il sottile confine tra distruttività e opportunità di rinascita. Percorsi teorici e clinici.
VALZASINA, ELSA
2020/2021
Abstract
L’obiettivo di questo mio lavoro di tesi è quello di indagare i risvolti psicologici, relazionali e clinici nella diade analitica, che si accompagnano alla presenza di una malattia grave o terminale in un analista. Essendo la questione molto articolata, in quanto interseca i significati biologici, antropologici, psicologici, esistenziali e culturali associati alla malattia e alla morte, la struttura del lavoro intende rispecchiare un pensiero di tipo complesso e il più possibile non riduzionistico su questo tema. Partendo da questa esigenza di complessità, ho provato a rispondere, in particolare, ad alcune domande cruciali quali: possono intravedersi dei risvolti anche positivi al di là delle ovvie conseguenze negative di un evento traumatico come una malattia grave? Come andrebbe gestita questa esperienza così complessa nella clinica sia da un punto di vista etico che da un punto di vista tecnico? Per arrivare a rispondere a queste domande, ho deciso di iniziare a tratteggiare il tema della morte a partire dai contributi di quelle scienze che intrattengono rapporti biunivoci molto stretti con la psicologia, quali la biologia, l’antropologia, la storia e la filosofia. In particolare, nel primo capitolo ho preso in considerazione il significato biologico della morte, aprendo poi alle riflessioni dell’antropologia culturale e a quelle della tanatologia, disciplina che dalla metà del Novecento interroga la questione della morte in un’ottica interdisciplinare, servendosi anche dell’apporto delle scienze umane, compresa la psicologia sociale. Nel secondo capitolo ho preso in esame i principali apporti della psicoanalisi e più in generale della psicologia riguardo al tema della caducità con la finalità di mettere in luce le più tipiche modalità psichiche di adattamento e di difesa di fronte ad essa. Dopo la necessaria preparazione teorica sul tema della malattia mortale, nel terzo capitolo ho trattato la questione sulla base della letteratura prettamente clinica. Gli autori che a partire dagli anni ’80 si sono occupati dell’argomento lo hanno fatto a partire dalla propria esperienza diretta di infermità che ha innescato ingenti difficoltà nel doverla gestire nel lavoro coi pazienti. Non stupisce quindi che il controtransfert sia stata una delle questioni su cui gli analisti malati si sono trovati a riflettere maggiormente. Ho deciso innanzitutto di affrontare questo tema per poi provare ad osservare in che modo possa intrecciarsi ad una seconda questione, e cioè alla scelta di rivelare o meno ai pazienti la propria infermità. In conclusione posso affermare, dopo aver esaminato il tema da un punto di vista teorico, in ottica interdisciplinare, e poi da un punto di vista più prettamente clinico, che c’è un fil rouge trasversale a molti degli apporti considerati: l’idea che la caducità e il senso del limite possano anche aprire ad opportunità di cambiamento e a forme di rinascita.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
807931_tesimagistralevalzasina.pdf
non disponibili
Tipologia:
Altro materiale allegato
Dimensione
870.62 kB
Formato
Adobe PDF
|
870.62 kB | Adobe PDF |
I documenti in UNITESI sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.
https://hdl.handle.net/20.500.14240/34819