Conseguenze del lavoro agile obbligatorio sul conflitto lavoro-famiglia durante la pandemia Covid-19

During Covid-19 pandemic, several organizations identified remote working as a solution to continue the working activities and, at the same time, limit the spread of the virus. However, the necessity to adjust quickly to this new working mode, without being completely free to choose the means of its implementation, caused many difficulties to companies and workers. In fact, what was erroneously defined as “smart working”, is actually a blend of different forms of remote working that has been named by scholars as “mandatory work from home”. Between the main aspects of this work transformation, the following can be considered: the work-family interface, the changing of work demands, the relationship with colleagues and leaders, and the fragility of the boundaries between work and family domains, which could affect the recovery experience and the division of time between work and family. This dissertation investigates the consequences of mandatory work from home on work-family conflict, through a longitudinal study. In detail, taking as a reference the Job-Demands Resources Model and the Conservation of Resources Theory, this research analyses the associations between work-family conflict and three job demands (workload, off-work hours technology-assisted job demands, and toxic leadership), the workaholism, and the four recovery strategies (psychological detachment, relaxation, mastery and control). The study was conducted in three research moments, early April (N=701), late May (N=217), and end of October (N=144). The sample, made of Italian workers who, at least at the first step, worked from home, filled a self-report questionnaire. The collected data were processed by means of a hierarchical regression and the findings showed that the three job demands and the workaholism have a significant positive association with the work-family conflict, while, on the other hand, out of the four recovery strategies, only the control presents a negative association with it. Lastly, two paired-sample T-test were conducted to compare the average score of the variables of the second phase with those of the first and the third.

Con l’insorgere della pandemia Covid-19, molte organizzazioni hanno individuato nel lavoro a distanza la soluzione per riuscire a proseguire le proprie attività, limitando, al contempo, il rischio di contagio. Tale decisione ha, però, comportato una serie di difficoltà, mettendo alla prova aziende e individui nell’adattarsi in tempi rapidi ad una modalità lavorativa sconosciuta ai più, senza la possibilità di scegliere se e quanto usufruirne. Infatti, pur essendo stata denominata “smart working”, quella sperimentata è stata una forma ibrida che presenta caratteristiche peculiari di diverse modalità di lavoro a distanza, ed è stata denominata dagli studiosi “lavoro agile obbligatorio” (dall’inglese, “mandatory work from home”). La relazione lavoro-vita privata rappresenta uno degli aspetti centrali e dibattuto di questa trasformazione del mondo lavorativo; oltre ad essa, grande rilievo è stato dato ai mutamenti quantitativi e qualitativi delle richieste lavorative, al rapporto con colleghi e superiori e alla fragilità dei confini tra i due contesti di vita, aspetto che può influenzare le possibilità di recupero delle energie e la funzionale suddivisione del tempo da dedicare ad ognuna delle attività. L’elaborato si occupa di indagare, attraverso uno studio longitudinale, le conseguenze che il lavoro agile obbligatorio ha avuto sul conflitto lavoro-famiglia. Nello specifico, prendendo come riferimento il modello Job-Demand Resources e la teoria della conservazione delle risorse, sono state analizzate le relazioni dell’interferenza lavoro-famiglia con tre richieste lavorative (carico lavorativo, off-work hours technology-assisted job demands e leadership tossica), il workaholism e le quattro strategie di recovery (psychological detachment, relaxation, mastery e controllo). È stato condotto uno studio su tre tempi, inizio aprile (N=701), fine maggio (N=217) e fine ottobre (N=144), nel corso dei quali il campione, composto da lavoratori italiani che, almeno nella prima fase, stavano lavorando da casa, ha risposto ad un questionario self-report. I dati raccolti sono stati analizzati con il metodo della regressione multipla gerarchica, dalla quale è risultato che le tre le richieste lavorative e il workaholism mostrano una relazione significativa e positiva con il conflitto lavoro-famiglia mentre, delle quattro strategie di recovery, solamente il controllo presenta una relazione negativa con esso. Infine, sono stati condotti due T-test a campioni appaiati per confrontare i punteggi medi delle variabili del secondo tempo con quelli del primo e del terzo.